Navigare ai confini del Delta e oltre

Intervista a Flavio Ferri dei Delta V.

25 Aprile 2016

Mi succede raramente di intervistare personaggi che hanno avuto a che fare con il grosso business musicale italiano. Esistono però delle eccezioni, legate ad ascolti che esulano dalle playlists personali; divengono punti fermi all'interno di un ricordo sonoro che rimane immutato nel corso del tempo. Per chi scrive, i DELTA V hanno sempre rappresentato quell'anomalia colma di bellezza innovativa che sapeva unire scuole di pensiero assolutamente lontane, impossibili da avvicinare. Eppure Flavio Ferri e Carlo Bertotti hanno costruito matrici musicali diversissime, coniugandole in linguaggio “moderno” stampato su dischi che ancora oggi fanno scuola.
In questa bella e sincera chiaccherata con Flavio Ferri ho compreso, forse ancor meglio, cosa sono stati i DELTA V, ho accettato lo scorrere del tempo, la fine delle grandi storie e l'inizio di altre avventure, magari diverse, comunque colme di quella bellezza e passione che da sempre sono la cifra di un suono impossibile da scordare.

Posso considerare Flavio Ferri 'uomo di confine'? Un produttore, un artista che sa muoversi in varie direzioni, agisce in area indipendente ma conosce anche il mondo della grossa distribuzione. Quali le diversità e le difficoltà riscontrate nell'approccio alle due realtà?

Non so, a me sembra che molto indie italiano sia un mainstream camuffato. Perchè tanti indipendenti hanno contratti editoriali con majors? Il confine tra i due mondi in realtà non esiste, spesso è solo marketing.


Per noi che da sempre viviamo nella realtà indipendente, il solo mezzo per cercare di comprendere quel mondo che gira attorno alla canzone italiana di facile fruizione è l'immaginazione. Tu come riusciresti a descrivercela.

Sinceramente ti potrei parlare solo di quello che ho vissuto in prima persona ma risale alla fine degli anni 90. In fondo ci sono canzoni pop bellissime e cose indipendenti che fanno vomitare e viceversa. Questo vale anche per le etichette. Ci sono indipendenti liberi che fanno le cose per un idealed altri che si comportano peggio della peggiore major. Nella mia vita discografica coi Delta v ho incontrato persone stupende e mostri di una presupponenza e ignoranza abissale. Io sono un romantico, credo nelle persone. Come ti ho detto prima il confine tra i due mondi è una semplificazione. Noi abbiamo sempre pubblicato dischi con majors e abbiamo fatto fatica ad ottenere credibilità nel mondo indipendente. Era buffo essere chiamati “talebani” da alcuni dirigenti della nostra casa discografica e “fighetti” da quelli dell'altra parte della “barricata” . Il vero problema è l'onestà intellettuale. Credi in quello che fai ?

Per i pochi che non conoscono il tuo nome se non abbinato ad una famosissima formazione di cui parleremo più avanti: la tua storia artistica.

Non sono mai stato bravo nell'arte dell'autobiografia. Ho 51 anni, il mio primo concerto l'ho fatto a 15. Ho fatto anche la musica per gli spot dei dentifrici e delle automobili. Poi è arrivato un colpo di culo, poi vari colpi di sfiga. Però sono ancora qua e faticosamente, come tutti, mi guadagno da vivere con la stessa cosa che facevo a 15 anni.

A questo punto i lettori avranno capito chi sei per cui la domanda è d'obbligo: DELTA V, parliamone in maniera approfondita iniziando dal tuo compagno di avventura, Carlo Bertotti.

Eravamo compagni di scuola in prima liceo. Poi abbiamo suonato assieme per più di 25 anni. Amore/odio.
Due caratteri molto diversi. Lui è geniale, esplosivo, io pigro e, una volta, riflessivo. Ci compensavano. Ogni tanto ci sentiamo ancora. Gli voglio bene.

Ovviamente bisognerebbe riempire varie pagine per descrivere il vostro notevole percorso artistico. Inizio da una domanda che mi son sempre fatto: come siete riusciti a creare una nuova modalità musicale, quella formula magica che ha messo d'accordo il popolo della nicchia sonora e quello dell'ascolto semplificato? A ben guardare...e ascoltare, di pop nei Delta V c'è n'è ben poco, il vostro suono risente di ben altra scuola.

Abbiamo ascoltato tanta musica, l'abbiamo amata e l'abbiamo assimilata e digerita. Quando ho conosciuto Carlo io ascoltavo i Pink Floyd e lui i Kiss. A 15 anni facevamo le cover dei Ramones e anche degli Who o di Lou Reed. Però ascoltavamo anche il progressive ma era troppo difficile da suonare. Poi siamo stati illuminati dalla new wave, mi ricordo che a 16/17 anni abbiamo consumato i primi dischi degli Ultravox, quelli con John Foxx. Robe complicate e dirette allo stesso tempo. Siamo sempre stati classici ma con un'anima punk.
Questo ci ha permesso di essere diretti ma non banali , o almeno credo.


Sonorità in continuo cambiamento, di disco in disco. Come avete lavorato anche dal punto di vista non prettamente tecnico: tematiche, testi, video.

Ci veniva. Siamo sempre stati degli entusiasti. Passavamo così tanto tempo in studio a fare esperimenti, ad ascoltare musica, a vedere film che alla fine le cose si materializzavano.

Nei vostri lavori l'uso della lingua italiana si amalgama perfettamente a suoni che hanno matrice ben diversa da quella italica. Come siete giunti ad un risultato così notevole?

Facile, non abbiamo mai ascoltato veramente la musica italiana quindi non avevamo idea di come si scrivesse in italiano. Poi abbiamo cominciato ad ascoltare i classici ma oramai era troppo tardi per sovrascivere il nostro DNA. A noi è sempre piaciuta la musica inglese.

Un capitolo a parte è rappresentato dalle vostre splendide covers: l'affascinante “Quanti anni hai” di Garbo o l'entusiasmante “Se telefonando” e ne cito solo due.

Fare le cover è divertente. “Se telefonando” è stata un caso, poi ci abbiamo preso gusto. Ognuna è nata in modo diverso. “Quanti anni hai” poi non è una cover, l'ha cantata Garbo in persona. Per noi è stato un incontro importante, un personaggio alieno alla musica italiana, un altro artista che di italiano ha ben poco, un precursore assieme ai Krisma o a Faust'o.

Capitolo a parte 2 ovvero le figure di rilievo del progetto DeltaV: le vocalists e il loro turn-over.

Un'altra conseguenza naturale del nostro modo di vedere la musica. Poi devo dire la verità, le cantanti dei delta v non sono state tre ma 4. La nostra primissima cantante è stata Alice Ricciardi, che oggi è una cantante jazz di livello mondiale.I primi demo dei delta sono con lei. Poi le vicissitudini della vita ci hanno allontanato.

Flavio Ferri e la tecnologia o per meglio dire, l'elettronica.

L'elettronica è un mezzo, non è un fine. E' comoda, conveniente, facilmente trasportabile. E' rivoluzionaria, non ha canoni prefissati. Purtroppo oggi ha della regole che fortunatamente io non rispetto. Farmi le pippe su un synth non mi piace. Poter registrare dove voglio e quando voglio mi piace. Registrare strumenti veri e poi manipolarli mi piace. Rende la composizione più veloce e indipendente. L'elettronica è punk.

Quale, secondo te, il vostro disco che più rispecchia questa modalità sonora e perché.

Tutti. Però non posso essere obiettivo. Poi penso questo: scrivi una canzone, la arrangi, la mixi, magari la pubblichi e poi pensi alla prossima, non ti guardi troppo indietro. Scrivere è una necessità espressiva. Non potrei pensare domani a quello a cui ho pensato ieri.

Altra domanda che tutti si aspettano: si dice in giro che il progetto DeltaV torni a vedere la luce. Il duo si riforma? Se si, che tipo di sonorità dobbiamo aspettarci, che altre covers.

Non lo so. A volte ne parliamo con Carlo, ci siamo visti qualche mese fa, lui scrive pezzi, però lui vive a Milano, io vivo a Barcelona, siamo cambiati, io sto facendo altre cose, lui anche.

Il tuo pensiero riguardante la scena musicale indipendente italiana, c'è bisogno di rinnovamento o qualcosa ancora si salva?

Sinceramente non lo so. Non la seguo. Ho tanti amici che in Italia suonano e fanno bellissime cose ma poi vedo che la loro creatività viene frustrata da così tante cose che finiscono col soffrire di ansie mostruose e autocensure di ogni tipo. Su Facebook ho visto link a cose independenti che vanno per la maggiore e posso dire con tutta tranquillità che mi fanno cagare, ma la mia opinione non conta nulla, non vivo in Italia e non capisco. Magari lì hanno un senso che mi sfugge.


Mi risulta tu ti sia stabilito a Barcellona definitivamente, scelta artistica o dettata dal malessere di vivere in un paese che rende la vita di un musicista sempre più complicata.

Barcelona è un posto magnifico in cui vivere e credo di aver fatto un regalo enorme ai miei due figli decidendo con mia moglie di trasferirci qui. L'Italia rende la vita impossibile a tutti, non solo ai musicisti. Guardandola da qui l'Italia mi sembra senza futuro, un posto in cui la paura, la rassegnazione e la resistenza al cambiamento condizionano la vita di tutti. Nei miei ultimi anni italiani mi sono impegnato a fondo nella politica locale e ho capito che cambiare qualcosa in Italia è di fatto impossibile. Se hai tempo guardati il dialogo degli elettroliti in Idiocracy. Quella è l'Italia per me. Come puoi vivere in un paese in cui è impossibile ragionare perchè la maggioranza delle persone non capisce nemmeno di cosa stai parlando? Poi non sopporto il clima di intolleranza che c'è in Italia. Adesso vivo in un posto in cui questo sentimento è praticamente sconosciuto.

C'è una bella cosa a cui stai lavorando che inizia a farsi vedere in giro: infos please.

Il 13 Maggio esce “Greta quit ironing”, l'album di Girls bite dogs (www.girlsbitedogs.com).
A Barcelona ho incontrato un altro “esule” italiano, Fabrizio Rossetti, che vive qua da 20 anni e ed è un regista/filmaker geniale ed insieme abbiamo lavorato su un po' di cose e alla fine abbiamo deciso di creare questo gruppo/progetto musicale/visuale. Abbiamo registrato 13 pezzi e girato 13 video con 8 cantanti diverse provenienti da varie parti del mondo (Cina, Marocco, Norvegia, Libano, Francia, Russia, Spagna e Stati Uniti). Sono cantati per la maggior parte in inglese con qualche eccezione tipo russo,cinese e spagnolo. Noi siamo felicissimi di quello che è venuto fuori e a quanto pare le reazioni in giro per il mondo sono molto positive.


“E' un fatto generazionale che impone agli uni di dare, agli altri di fare ma forse se qualcuno si fermasse a pensare, a perfezionare un pensiero migliore”...parole tratte da  “Moto d'Insoddisfazione Personale”. Correva l'anno 2004, che ne pensi. Un testo ancora attuale?

Che dici?

 
 

 
 

    video

  • Se telefonando - Delta V.
  • Delta V: Quanti anni hai
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  • foto

  • Delta v e Girls Bite Dogs
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