L’anziano Selecter al tavolo del bar improvvisato

di Mirco Salvadori

25 Maggio 2016

Era solamente un tavolo, una semplice base d'appoggio sulla quale mettere in mostra le poche bevande a disposizione.

Si sa, quando la passione è molta ma le possibilità per esprimerla poche, anche un semplice tavolo si trasforma nel migliore dei bar e l'atmosfera che si sviluppa attorno ad esso è la medesima che si può trovare in qualsiasi luogo frequentato da universitari alla costante ricerca del senso di libertà che solo la notte può donare.

Le mura del centro culturale trasudavano date recenti di nascita che si mescolavano con la birra da pochi soldi e i tatuaggi lunghi quanto quel serpente che si arrotolava sul braccio dell'intraprendente e improvvisata barista.

Era un luogo nel quale la gretta violenza che scivolava sulla strada e colava dalle mille finestre dei condomini adiacenti non entrava, bloccata dalle continue incursioni culturali dei giovani appartenenti all'associazione.


L'anziano selecter aveva appena terminato il suo set dedicato al suono di matrice elettronica, figlio di un'epoca di molto successiva rispetto alla sua.

Come sempre in quei casi assaporava lo scrosciare del silenzio in una sala poco prima sommersa dal furore costante del suono digitale.

Pensava all'alternarsi delle tracce e l'effetto che avevano prodotto usandole come basi per quel magnifico e surreale reading. Era soddisfatto.


In lontananza udiva il parlottare proveniente dal tavolo bar e un sottile senso di disagio prese a scivolargli addosso, come se quel serpente tatuato che tanto lo aveva colpito, ora stesse avanzando verso il suo collo, attorcigliandosi pian piano lungo la gamba.

Cercò, prendendosi bonariamente in giro, di rammentare come ci si doveva comportare per apparire “giovani”, si rese conto che la distanza tra le due età della sua vita era incolmabile.

Il ricordo era reso sottile e fragile dalla lontananza e ben poche erano le fotografie rimaste al loro posto mentre sfogliava velocemente l'album dei bei tempi andati, con lo sguardo sempre proiettato verso un oltre che irrimediabilmente lo attraeva.

Quella smania di viaggio e scoperta lo aveva sempre reso straniero in terre non ancora conquistate e poco frequentate, lo trasformava in fuggitivo quando quei territori diventavano terreno di caccia per la moltitudine.


La luce lo colpì all'improvviso e si ritrovò parte di quella piccola congrega che stava valutando il dj-set, parlava del reading o più facilmente decideva dove passare le prossime ore della notte.

Chiese del prosecco, gli venne versato dentro enormi bicchieri di plastica che senz'altro non avrebbero mai riconosciuto il valore della bevanda che contenevano.

Ringraziò ricevendo in cambio uno splendido sorriso o forse era un sorriso normale, amplificato dal benessere che inaspettatamente iniziava a percepire. L'anziano selecter interagiva, raccontava, ascoltava, disquisiva, e sorrideva davanti al banco di uno dei più bei tavoli bar che mai avesse frequentato. Si riteneva fortunato, per una sera si era sentito parte di quel piccolo e sconosciuto manipolo di giovane vita e il risultato era puro benessere.

All'uscita dell'autostrada l'anziano selecter allungò automaticamente il braccio verso il casellante con lo sguardo perso nel sorriso provocato dall’eco dell'ultimo saluto ricevuto prima di salire in auto.

Era un generoso commiato espresso con una stretta di mano e un linguaggio colmo di riverita serietà, carico di troppa simpatica dolcezza impossibile da scordare: ... Bella Selecta Man!

foto di copertina by Stefano Gentile - l’originale appare in HAZKARA’ - Edizioni 13_silentes
foto del “tavolo bar” tratta dalla pagina fb del Fusion Art Centre di Padova (me ne sono proletariamente impadronito ;)

 
 

 
 
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