SPIEGAZIONE INSTALLAZIONE SHERWOOD

30 Giugno 2016

Ogni essere umano ha diritto alla libertà di movimento. Chi si sposta, chi migra da un paese ad un altro nel tentativo di migliorare la propria esistenza e condizione, o per sfuggire alla fame, alla persecuzione, alla guerra, oggi rischia di diventare l'ennesima vittima di un Olocausto silenzioso. Dei milioni di persone che partono, solo qualche centinaia di migliaia “arriva”. Gli altri, uomini, donne, bambini, muoiono nelle acque del Mediterraneo o vengono arrestati e deportati dalle nostre città.

Attraverso l'installazione “Mind the wall”, l'associazione culturale Khorakhanè vuole riflettere con occhio critico e provocatorio su come ad oggi il diritto alla mobilità internazionale venga costantemente ostacolato e violato da un'Europa che si è fatta fortezza da espugnare.

Ogni partecipante è chiamato ad assumere il punto di vista di un rifugiato siriano e a percorrere i corridoi di un labirinto che appare senza uscita, fatto di barriere fisiche e burocratiche, di vicoli ciechi e ostacoli, alla perenne ricerca di un'Europa sempre a portata di mano, dietro l'angolo, solo al di là di una recinzione, ma troppo spesso irraggiungibile.

Far proprio il punto di vista di un rifugiato diventa così il pretesto per affrontare in modo nuovo e diverso una tematica complessa restituita attraverso le installazioni e i focus informativi posti lungo il percorso, ma è anche il tentativo di raccontare e valorizzare il lavoro che viene fatto da una cittadinanza europea che si impegna e collabora giornalmente per dare risposte e soluzioni concrete ad una crisi umanitaria che riguarda tutti noi.

Buon viaggio.

 
 

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