Alla ricerca di suoni adolescenziali

I Cani e Calcutta live a Azzano X (PN)

4 Luglio 2016

Adolescenziale.

Era da un po' che non usavo questo termine. Del resto non sono esattamente un ragazzino, però ho un figlio che tra qualche anno lo diventerà e forse per questo la parola mi è ricircolata in mente.

E con la parola ritornano i ricordi delle estati passate a raggiungere la spiaggia in bicicletta mentre i tuoi coetanei sfrecciavano con motorini elaborati oppure cercavano passaggi in auto per le nottate in discoteca.

Ma già allora mi sentivo “alternativo” e alla discoteca preferivo la nottata in riva al mare con gli Smiths in cuffia o in compagnia di altre "creature simili" al faro di Jesolo attorno ad una chitarra.

E lì, magari controvoglia, ti ritrovavi a cantare l'“Alba chiara” di un Vasco Rossi ancora giovane, aspettando che la notte finisse per ritornare verso casa.

Ma ora ritorniamo a noi …

Cosa c'è di adolescenziale nella musica odierna? Quali canzoni “alternative” si possono suonare e cantare in riva al mare oggi?

Perché sarebbe anche ora che il cantautorato uscisse dal percorso obbligato delle canzoni del passato (Battisti, De Gregori, De André, ma anche Dalla, Gaetano, Vasco, Ligabue, chi volete voi – sempre gli stessi dagli anni '70, massimo '80); sarebbe ora che i teenager con la chitarra suonassero pure Le Luci Della Centrale Elettrica, I Cani, Dente, Brunori, Calcutta...

Ecco perché quando ho scoperto che a pochi km da casa la stessa sera I Cani e Calcutta suonavano alla “Fiera della musica” di Azzano X ho pensato ad un occasione da non perdere per far ascoltare qualcosa di diverso dagli imperanti Talent ad un futuro teen ager  (mio figlio di 9 anni).

Per dargli l'occasione di identificarsi con una melodia, con una strofa, con un immaginario decisamente più incisivo e meno superficiale di chi vorrebbe descrivere una contemporaneità con canzoni che appartengono ad un’altra epoca o peggio ancora al circo mediatico degli “X Factor” et similia.

Calcutta sale sul palco con la penombra del tramonto e comincia a suonare con quella spaesata naturalezza di chi si domanda ancora che ci fa sopra un palco così e non nel cortile di casa di amici. Ma con disarmante e contagiosa semplicità e con le sue canzoni facili e dirette comincia da subito a far cantare tutti. Inizia con “Limonata” e “Frosinone” e poi via con i pezzi di “Mainstream” intermezzati da qualche brano dall’album precedente e c'è spazio anche per una nuova canzone. Si chiude con un bis di “Cosa mi manchi a fare” solo voce e chitarra.

Dopo questa serie di canzoni tanto fragili quanto efficaci, cambio palco e si parte con il set dei Cani. Niccolò Contessa è cresciuto molto e non racconta più le storie adolescenziali de “ Il sorprendente album d'esordio dei Cani,  le sue canzoni sono sicuramente diventate più ricercate e ricche di citazioni, in una parola più adulte.

Ma nello slogan ripetuto all’infinito “L’unica vera nostalgia che ho” tratto da “Corso Trieste” sembra rimpiangere una certa attitudine adolescenziale che comunque riemerge quando suona  canzoni come “Velleità” o “Hipsteria”. Il live show dei Cani è potente e coinvolgente anche quando diventano intimisti in canzoni come “Aurora” e “Il posto più freddo”.

Una serie di scatti neorealisti, di fotogrammi di una generazione precaria e spaesata che ha trovato in queste canzoni la possibilità di cantare, ballare, sentirsi tutti uguali ma non omologati. Ben venga!

I Marlene Kuntz chiudono la serata e quando salgono sul palco mia moglie mi dice: “Questi sono musicisti di classe!”. "Certo" - rispondo - "ma siamo venuti qui alla ricerca di suoni adolescenziali e non per ritrovare la nostra “gioventù sonica”.

 
 

    video

  • Calcutta - Cosa mi manchi a fare
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