Come un giovane incensiere all'alba di un villaggio globale

Intervista ad Anacleto Vitolo a cura di Mirco Salvadori

26 Ottobre 2016

Cerco di ricordare come, a 17 anni, percepivo ciò che usciva dai solchi di dischi acquistati con molta curiosità ma di cui poco sapevo. Era musica italiana ma suonava diversa, strana per i più, decisamente affascinante per noi che si accingevamo ad intraprendere un lungo viaggio dentro il suono non convenzionale. A distanza di anni vivo ancora nell'anomalia sonora, c'è sempre molta musica che gira nella mia stanza ma a testimoniare il suo passaggio non ci sono più i vecchi turiboli, sostituiti da nuovi incensieri che sanno disperdere nell'aria ondate contorte di poesia urlante metallo e silenzio. Liturgie future create da gente nata in una realtà globale tutta racchiusa in un piccolo villaggio affollato di potenziometri di segnale e valvole di intercettazione che riconoscono e condividono i suoni a venire, gli stessi suoni prodotti dal nostro interlocutore: Anacleto Vitolo.


Tu nasci nel 1985, nel 1998 già ti metti a far cose in ambito musicale. Praticamente hai atteso solo 13 anni per iniziare a suonare. E' d'uopo una breve storia della tua vita artistica, dagli albori ad oggi.

Dunque a 13 anni ho cominciato a “suonare” affascinato dal turntablism. Lo scratch mi aveva folgorato , ed in primissima battuta mi interessava davvero poco la produzione, l'idea di far dei “beat”  o dei brani miei…

Poi un carissimo amico, Angelo a cui devo il fatto stesso di aver cominciato a giocare con i suoni, mi fece ascoltare “Funcrusher Plus” dei Company Flow, dove c’era il pezzo che mi ha fatto decidere di dedicarmi al beatmaking: “The fire in which you burn”. Folgorazione totale! Da li in poi, una cosa tira l’altra, la curiosità mi ha guidato e portato ad ascolti sempre diversi. Dall’hiphop (sempre molto cattivo e sperimentale a dire il vero, fondamentalmente quello di casa Def Jux, i Dälek di Absence in particolare , che invece uscivano sulla Ipecac di Patton, etc) mi sono avvicinato al Post Industriale degli ultimi Throbbing Gristle, ai Coil etc. Parallelamente, ho cominciato a suonare la batteria, mosso dalla mia seconda passione: il death metal! Anche li, durante gli studi, ho avuto modo di avvicinarmi a tanti altri ascolti, come il Jazz, il progressive rock dei King Crimson e della scena di Canterbury, la Mahavishnu Orchestra… Tutto il resto è venuto da sé, spinto dalla curiosità e dai continui link tra artisti, dischi, etichette, etc.

Come molti sound artists, se mi permetti questa definizione altrimenti riempi lo spazio seguente con una parola che ti definisca meglio…....... ti muovi su più piani e con progetti diversi, oserei dire assolutamente diversi. Puoi iniziare ad elencarceli uno ad uno con le loro caratteristiche?

Diciamo che, in linea di massima, i progetti, ma più che altro le identità musicali che utilizzo per distinguere, le sonorità delle varie pubblicazioni sono sostanzialmente 3: AV-K - K.lust - Kletus.K

Parto da quest’ultimo che , cronologicamente parlando, è stato il primo nome con cui ho cominciato a far uscire le mie cose. Le coordinate sono quelle delle mie passioni originali: l’hip hop mutante e deviato di El-P, e Dalek. Con questo AKA ho fatto uscire il mio demo del 2008, concretizzatosi poi in un ep uscito in free download con RXSTNZ un annetto dopo (anche se i brani sono un po’ più datati , a dire il vero) dove si alternano i beat con alcun cose più vicine ai Jesu o al noise-drone, oltre che le 2 release a nome Internos (in collaborazione con Domenico Stellavatecascio). Nel 2011 invece ho pubblicato un disco come K.lone (da cui viene , per evoluzione, il progetto K.lust) dalle tinte decisamente più solari e un sound che ricordava più telefon tel aviv ed apparat. Da qui la necessità di utilizzare nomi diversi per le differenti produzioni e sonorità che intendevo pubblicare. E da qui nasce anche la sigla AV-K prod. , in primis un marchio per accomunare le varie cose che pubblico,  e in seconda battuta, quello che considero ad oggi il mio progetto principale, AV-K, per l’appunto. Con questo moniker ho, in ordine, rilasciato 12 tracce con un contratto publishing per l’inglese FatCat rec. , il mio primo album ufficiale con Laverna , dal titolo “A centripetal Fugue” (2014), un album, “Fracture” per Manyfeetunder, (che gestisco insieme a Vincenzo “dramavinile” Nava, con il prezioso supporto media-video-grafico del bravissimo Andrea “Kanaka” Maioli), e un disco di remix per l’anniversario dei 10 anni di attività di Laverna.net label, alternando sonorità più ambient/drone al post-techno/noise di Fracture (entrambi usciti nel 2015). Diciamo che con questo moniker rilascio quello che considero il materiale più sperimentale, se così si può dire. Nello stesso anno ho pubblicato il disco “Algebra del Bisogno”, una collaborazione, nata a partire dalle celebrazioni per la nascita di W. Burroughs,che vede Michela Coppola alla viola, Antonino Masilotti come voce recitante e me all’elettronica. Quest’anno ho invece pubblicato 3 lavori: uno nato dalla collaborazione con il contrabbassista Francesco Galatro , X(i)NEON, che come Algerba, considero un progetto av-k /Vitolo , viste le sonorità, dei 2 lavori (per altro con Michela Coppola c’è in progetto una pubblicazione in una data ancora non ben definita, a partire dal materiale prodotto per le sonorizzazioni filmiche alle quali abbiamo lavorato recentemente). Il secondo album del 2016 è il sopracitato “K.lust” (l’album si intitola “Liven”) dalle sonorità più technoidi e tribali, dove ho messo dentro tutto il mio amore per le poliritmie e le polimetrie, partendo dal concetto di circolarità che è poi la base stessa su cui si concentra tutto l’album uscito per la anglo-romana Stochastic Resonance. Con questo moniker ho fatto uscire anche alcuni remix per alcune formazioni di estrazione più pop/rock come N.rec e Mamavegas. e c’è in programma un’altra uscita in solo, oltre che una collaborazione per l’anno a venire. Ultimo nato “ZOLFO”, in compagnia dell’ottimo Gianluca Favaron, uscito come co-produzione tra 13/Silentes (del sempre ottimo Stefano Gentile) e Manyfeetunder, che mette insieme le nostre varie influenze,  dalla musica concreta, al drone, al noise. Un lavoro di cui sono davvero tanto contento, che considero un momento di crescita, avendo la possibilità di collaborare con una persona del calibro umano, culturale ed artistico come Gianluca.

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Cosa ti spinge a lavorare in ambiti così diversi e quali sono le cose che li accomunano.

La curiosità, l’amore che ho per suoni anche molto distanti tra loro. Ascolto tante cose diverse e sono innamorato di cose che, almeno formalmente, risultano anche abbastanza distanti tra loro, ma che,  con un sorta di immaginario filo conduttore che io stesso faccio fatica a descrivere. Probabilmente è qualcosa che ha a che fare più con la sfera emotiva che con il lato tecnico/sonoro.

Da più parti vieni definito come uno dei migliori esponenti della nuova espressività elettronica italiana. Quoti tale affermazione, condivisa per altro anche dallo scrivente?

Non potrei quotarla senza passare per un presuntuoso o un narcisista quindi mi tocca dirti NO! ahahahahah! Scherzi a parte, cotanta considerazione mi onora, soprattutto considerando che in Italia son nati / vivono / operano alcuni dei sound artist più talentuosi che ci siano oggi in circolazione. Non ti sto a far nomi, che per altro tu conosci anche meglio di me, potrei sciorinare un elenco lunghissimo, ma davvero l’Italia, a mio avviso, non ha nulla da invidiare al resto d’Europa , e al panorama internazionale,  in quanto a talenti artistici e non solo.

Quale suono crea Anacleto Vitolo aka AV-K o K.lust quando impiega la sua creatività a favore dell'algoritmo. Cosa si nasconde dietro lo schermo del laptop e che materia trasportano i cavi collegati alle casse.

Il laptop come mezzo, più che scopo. In realtà, sempre in maniera del tutto naturale, ho trovato nel computer il mezzo a me più congeniale per mettere in musica le mie idee. Non sono molto attaccato alla categoria della musica elettronica, in generale sono molto poco interessato alle categorie e agli incasellamenti. In quello che faccio ci sento, certo, tanta influenza della musica elettronica nelle sue sfaccettature più varie, ma ci sento anche tanto metal e tanta altra musica che in generale poco ha a che fare con l’elettronica in senso stretto. Sicuramente la componente drone e, nell’ultimissimo periodo, l’elettroacustica ma anche una forte componente tribale hanno influenzato tanto le mie ultime composizioni. Lascio poi agli altri, sempre che ne abbiano voglia o interesse, l’onere dell’incasellamento.

Il tuo è un approccio colto alla materia, cerchi di rielaborare il pensiero musicale concreto o usi esclusivamente la tua propulsione immaginativa?

In generale, il mio approccio alla musica, è innanzitutto emotivo, come si suol dire “di pancia”. Certo, inevitabilmente, gli ascolti, le letture, l’arte in senso più generale, ma soprattutto, le esperienze di vita forniscono spunti e riferimenti, a volte volontari, a volte del tutto spontanei, a ciò che si è ascoltato/letto/studiato durante la propria vita. Mi è capitato anche di fare delle cose come una specifica rielaborazione di brani / opere di musica colta o comunque provenienti dalla cultura “classica”, ma, in linea di massima, mi sento molto più punk di quanto non possa trasparire, nel mio approcciare alla musica, di qualsiasi natura essa sia.

Un ragazzo di 31 anni che crea suoni usando la matrice elettronica per la propria ricerca quali nomi ha come riferimento e quanto sono utili per il suo lavoro.

Come ti dicevo prima, potrei farti un elenco lunghissimo che spesso ha poco a che fare con la musica elettronica. Se dovessi farti dei nomi ti direi che hanno avuto certamente un ruolo fondamentale nella mia formazione musicale, oltre che la musica dell’adolescenza, certamente il suono Warp di fine anni 90 , inizio 2000 - Autechre in primis, i Throbbing Gristle di Part Two: The Endless Not,i Coil di The Ape of Naples, i Jesu,  i più recenti Vladislav Delay, Ben Frost e Tim Hecker. Però hanno certamente avuto ruolo fondamentale nella mia formazione i dischi di Coltrane, dei Death, dei King Crimson, e della Def Jux in generale. Questo è innegabile.

Sei indubbiamente in buona compagnia, quali i sound artists italiani con i quali hai collaborato e quali quelli con cui vorresti interagire per comuni affinità.

Come ti dicevo in Italia ci sono un sacco di bravissimi musicisti, elettronici  e non , con i quali condivido rapporti umani, collaborazioni e che stimo sotto il profilo umano ed artistico. Fare nomi mi sembrerebbe ingiusto nei confronti degli altri, da un lato, e dall’altro voglio riservarmi la sorpresa di chiamarli in causa quando le suddette collaborazioni (più o meno a stretto giro) saranno ufficializzate. Di sicuro c’è da parte mia e delle persone con cui ho già avuto modo di collaborare, la volontà di pubblicare ancora lavori in coppia (o in collettivo). Penso a Gianluca, a Michela Coppola, a Francesco Galatro, tanto per fare dei nomi. Altre cose verranno ma per ora non voglio svelarle!

Tu sei di Avellino, noto che da un po' di tempo il Sud si fa sentire dal punto di vista innovativo, sia come artisti sia per l'aspetto live. Molte rassegne e concerti. Ci spieghi a cosa si deve questa sterzata live verso il suono d'avanguardia  nell'Italia del Sud?

In realtà, anche se tutti mi associano ad Avellino per ovvie ragioni legate a Manyfeetunder da un lato, o a realtà come Flussi dall’altro, io sono Battipagliese, quindi Salernitano di provincia,  l’unico del mio collettivo. Non so dirti esattamente a cosa sia dovuto questo crescente interesse nei confronti del suono elettronico nelle nostre zone. Certamente una grande responsabilità va data a realtà come Flussi e Dissonanze che hanno avvicinato i più giovani a questo tipo di suoni. Ma la cosa che mi rende felice è vedere questo interesse del tutto fuori dal trend del momento e senza alcuno scopo di lucro di giovanissime realtà che stanno affacciandosi sul nostro territorio proponendo il suono che porto amo. Queste cose son quelle che mi fanno essere più speranzoso e ottimista. Da parte mia non posso che gioire di tutto ciò e supportare questa piccola rinascita in atto! Avanti così!

Com'è la risposta del pubblico? Impera ancora il reggae/dub/hiphop/rock o qualcosa si muove?

Beh, sicuramente , almeno nei numeri, hanno ancora una presa maggiore dell’elettronica, almeno di un certo tipo, ma vedo un interesse sempre crescente e la cosa non può che farmi piacere!

Torniamo alla tua produzione, da poco è uscito un lavoro di cui si parla parecchio: Zolfo, nato dalla collaborazione con Gianluca Favaron, parlacene.

Zolfo è un disco nato in un modo del tutto naturale. Ho conosciuto Gianluca per un paio di concerti qui a sud, promossi da noi di MFU in collaborazione con realtà come il (EX) L’asilo (Filangieri) di Napoli, e il Ynot bar di Avellino, che da sempre supportano il nostro lavoro. A un certo punto è nata l’idea, spinta dal reciproco apprezzamento umano e musicale, di mettere assieme le nostre 2 visioni , quasi opposte, del suono e confrontarci su un terreno comune. Da una serie di sessioni, di scambi di idee e materiali, su cui abbiamo lavorato per 2-3 mesi in totale, è nato Zolfo. È un lavoro di cui sono molto fiero e che mi ha dato la possibilità di confrontarmi, ancora una volta, con qualcosa di diverso che andasse al di la di ciò che sono in grado di creare da solo. Come sempre lavorare con altri musicisti o in contesti differenti da quelli canonici, almeno per me, mi stimola tantissimo.

Nel tuo percorso sonoro, una parte importante la riveste il suono fornito in free download attraverso una netlabel di cui sei co-owner e co-art director assieme a Vincenzo 'dramavinile' Nava, la Manyfeetunder. Spiegaci.

Vincenzo mi ha coinvolto in MFU prima ancora che ne diventassi co-art director assieme a lui. La cosa è avvenuta quando, alla proposta di pubblicare Fracture come prima release fisica di MFU, in modo del tutto naturale, abbiamo deciso di collaborare per portare avanti questa realtà. Credo molto nel free download , così come amo le release fisiche, che continuo a comprare in tutti i formati possibili, senza nessuna preferenza o feticismo particolare. Non trovo affatto che sia una scelta di ripiego, ANZI, ti posso dire che scegliamo con la  stessa accuratezza che usiamo per i dischi Concrete,  i lavori da pubblicare in digital free download su Homemadelabel. Ne ho pubblicati e ne pubblicherò ancora di dischi in free download! questo è poco ma sicuro!

Come vedi la situazione italiana, pensi esistano aperture verso i suoni di ricerca o il club esclusivo continua a rimaner tale?

Beh, sarei ipocrita dicendoti che non trovo che sia un circolo abbastanza ristretto, quello del suono di ricerca, in Italia… e non credo solo qui da noi. D’altra parte, come ti dicevo, noto un certo interesse crescente per queste sonorità, il che mi fa ben sperare per il futuro. Non mi aspetto, come è giusto che sia, che diventi un suono di massa, ma son contento che una certa attenzione in materia si stia palesando. Spero non sia frutto solo di qualche sorta di moda passeggera, ma , come si suol dire, chi vivrà vedrà!

Una domanda per gli esoterici tecnologici, quale strumentazione impieghi sul palco?

Grosso modo la stessa che uso in “studio”. Un laptop, una scheda audio, un paio di controller, mixer e qualche effetto esterno. Di più in studio uso i microfoni che mi occorrono per registrare la materia sonora che di volta in volta tratto per costruire i miei suoni. Non sono un feticista dell’analogico o del digitale. Quello che conta per me è il suono. Punto.

Ed ora che succede, qualche progetto?

Adesso ho appena finito di lavorare a una sonorizzazione filmica per i 400 anni della morte di Shakespeare, con spezzoni di film muti che inscenano alcune delle sue opere più importanti. A breve usciranno un piccolo Ep in free download per IYE label a nome AV-K , poi ci sono alcune collaborazioni in cantiere che non so bene quando verranno pubblicate nel corso dell’anno prossimo, un nuovo EP come K.lust dopo di che vorrei concentrarmi per un po’ solo sul prossimo Album sempre a nome AV-K che credo vedrà luce fine 2017 - inizio 2018.

Ultima domanda: da dove giunge il tuo amore per il pestato pesante di connotazione pesantemente rock ;)

Ahahahaha ti rispondo solo che , quando ho cominciato a studiare e suonare la batteria, avevo in testa Reign in Blood degli Slayer e Symbolic dei Death. Non credo serva aggiungere altro :D

 
 

 
 

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