Sexto'nplugged 2011

Get Well Soon & The Divine Comedy Live Report

Sesto al Reghena (PN) - 31 luglio 2011

2 Agosto 2011

Ci sono talmente tante cose da dire sulla serata acustica al Sexto 'Nplugged che questo report si potrebbe tranquillamente intitolare “TANTA ROBA”.
Per non annoiarvi andiamo con ordine.
Il Sexto 'Nplugged Festival è un appuntamento importantissimo per gli amanti della musica ed in particolare di quella acustica.
La piazzetta elegante e composta dell’abbazia di questa piccola cittadina è la location perfetta per un evento di questo genere, sia dal punto di vista estetico che da quello fonico, infatti è estremamente suggestiva e si sente davvero benissimo. Un ottimo preludio.
Ma torniamo alla musica: Get Well Soon.
Non ringrazieremo mai abbastanza l'organizzazione di Sexto per averci fatto conoscere questo gruppo, che si è rivelato essere una vera e propria perla rara.
Entrano in scena tutti elegantissimi e piuttosto emozionati, dichiarando il loro amore per il nostro Paese. I preliminari però durano pochissimo perché subito aprono le danze con  'Teenage FBI', un inno alla passione soffocata con un giro di chitarra incidente ed ipnotico. I loro suoni sono malinconici ed evocano felicità perdute. Ce lo confermano con il secondo pezzo  '5 steps / 7 swords', con cui si rockeggia strizzando l'occhio ai Cure.
Questi ragazzi tedeschi dimostrano un grande attaccamento alla tradizione melodica puramente folk, caricandola però di teatralità e melodramma: ci si emoziona, c’è poco da dire.
Arpeggi precisi, ritmi felpati  danno a tratti l’impressione di essere all’interno di un di un vecchio film francese anni ’50, di ballare un valzer o ancora di stare incantati ad osservare la neve finta in una palla di vetro.
'A Voice in the Louvre' è forse l'episodio che meglio ci lascia intuire le loro incredibili capacità tecniche. I numerosi stacchi netti della canzoni vengono affrontati con zelo maniacale. In 'Seneca's Silence' esce il meglio della loro vena autoriale, con lo xilofono che alleggerisce la pesantezza della prima chiatarra mentre il cantante Konstantin Gropper rivela le sue doti canore dimostrandosi a suo agio anche con il falsetto. Doveroso citare anche la strumentista/seconda voce femminile che ci ha impressionate con la sua ugola potente.
Si corre verso la fine con 'Angry Young Man', in cui la voce cupa e profonda accompagnata dall'ansiosa sessione ritmica ci riporta ai Joy Division e a tutta la loro sofferenza.
Ci salutano, dicendo “Don't forget us” e il pubblico li prende alla lettera, perchè applaude così tanto da farli tornare per altre due canzoni. Un'ora e un quarto di grande, intensa, eccellente musica acustica.
Da solo il gruppo spalla valeva  l'intero biglietto. Chapeau!
Dopo un breve cambio palco arriva Neil Hannon, alias Divine Comedy, musicista irlandese arrivato ormai al decimo album in studio e parte della storica scuderia pop Parlophone.
Da bravo cantastorie si presenta da solo, senza band al seguito, tradendo subito uno spiccato narcisismo; ad assistere la sua performance ci sono solo un pianoforte e una chitarra acustica.
Esordisce con 'The Lost Art of Conversation', ironica ballata condita di citazioni piuttosto colte. La sua voce però non rende moltissimo ed è evidente che deve ancora scaldarsi, ma lui è uno Showman in puro stile “Polite british” ed  il pubblico sembra apprezzare.
Con 'The Complete Banker' e 'Bang Goes The Knighthood',  dedicata al nostro amato Presidente del Consiglio, la situazione sembra animarsi, la voce è decisamente più pulita e nonostante qualche stecca, la classe c'è.
Simpaticissima 'Indie Disco', canzone che prende ben poco velatamente in giro gli Hipster e le loro fissazioni musicali, e davvero riuscita anche 'Have You Ever Been in Love Assume the Perpendicular',  scritta dopo aver ascoltato il nostro amato Paolo Conte.
L'atmosfera è diventata talmente familiare che Hannon chiede al pubblico se ha richieste in particolare e lo accontenta con la dolce 'The frog princess', ultimo momento di quiete prima della “tempesta”.
Il rientro dopo l'uscita canonica che simula il fine concerto è stato infatti denso di insidie: un aereo  ha inondato di rumore il cielo e, come se non bastasse, ad interrompere nuovamente l’atmosfera è sopraggiunta una sfacciata cavalletta che non voleva andarsene dal piano e ha costretto il povero e impaurito cantante irlandese a finire il concerto alla chitarra, arrancando non poco.
E' un pop intelligente e ben calibrato quello dei Divine Comedy, attraversato da un sentimentalismo bieco e tendente al sarcasmo, però alla lunga non convince e la senzazione è quella di essere in un piano bar. Magari la scaletta doveva essere diversa o lui doveva cercare di fare meno il simpatico con il pubblico e pensare di più a suonare bene, perchè alla fine le canzoni sembrano un po' tutte uguali. Certo, bravo è bravo oltre che aristocratico e ironico; sta di fatto però che la sua performance è più rilassante che emozionante, ed il suo humour inglese non giustifica qualsiasi defaillance; ma forse questa è la naturale evoluzione della serata dopo l'inizio spaccacuore con i Get well soon.

Paola & Sara for Sherwood Live Reporter

 
 

Links utili:
www.youwillgetwellsoon.com

 
 
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