Spazio Aereo 25 marzo 2017

L'(In?)-Coerente Solcatore di Italiani Sperimentalismi

Alcune note a margine della tappa veneziana del Solchi Sperimentali Fest

27 Marzo 2017

Lo si sa da sempre, a Venezia e nel suo hinterland vige l'antica regola della sigla ecumenica che risale ai tempi della Serenissima Repubblica: RRJ - Reggae, Rock, Jazz. Chi tenta di porsi trasversalmente a questa regola viene messo all'angolo e non gode del favore del folto pubblico che solitamente affolla i rumorosi luoghi nei quali i poveri musicisti tentano di farsi sentire, sopra un palco che non riesce a sovrastare il baccano procurato dagli avventori del bar sottostante e il frastuono creato dalle bottiglie di birra che rotolano sotto i tavoli. Gran rispetto quindi nei confronti del locale di Marghera che tenta una manovra decisamente controcorrente. Allo Spazio Aereo ci si va per ascoltare suono di altra matrice culturale, un suono comunemente definito con il termine 'elettronica' che a dir il vero non ha una sua specificità, significa tutto e niente ma, almeno dalle nostre parti, serve ad indicare una modalità di pensiero innovativo, altro.

Come si diceva prima, il termine 'elettronica' non ha una sua specificità se non viene abbinato alle molte derivazioni artistiche che vivono al suo interno. Pur essendo per i più forma espressiva 'minore' (soprattutto qui in terra serenissima) ha la facoltà di esprimersi in svariate modalità che partono dal dancefloor per giungere alla ricerca più sperimentale. Questo il campo d'azione del manipolo di coraggiosi utopisti che quotidianamente combattono contro l'invisibilità di un mondo nel quale a malapena si distinguono, scambiati per strani esseri alieni che si esprimono attraverso l'uso di sonorità altrettanto aliene. E' un mondo invisibile che agisce con la baldanza data dalla completa autonomia e indipendenza, sotto l'egida dello spericolato sperimentalismo.

Da qualche tempo un critico musicale toscano ha deciso di prendere in mano la situazione chiamando a raduno tutti gli intererssati che intendessero partecipare ad una sorta di campagna rivendicativa per imporre la propria identità artistica oltre il loro ristretto confine, nella convinzione che ogni suono ha libertà di appartenenza e deve essere riconosciuto e ascoltato a tutte le altitudini. Un pensiero utopistico che ha spinto molti musicisti e performers a farsi avanti e apparire nelle molte pagine che compongono quella sorta di enciclopedia del suono alternativo della nostra penisola che è Solchi Sperimentali Italia – 50 anni di italiche musiche altre. Una vera e propria raccolta di storie e nomi dello sperimentalismo italiano curata da Antonello Cresti per la casa editrice CRAC, un libro a cui è seguita, grazie all'opera del crowdfunding, la creazione di un dvd di prossima pubblicazione. Con questa sigla si è aperta anche un'etichetta discografica e altre iniziative si sono avviate tra cui una serie di serate che hanno toccato molte località della penisola sbarcando anche allo Spazio Aereo, lo scorso fine settimana.


Da semplice descrittore mi limiterò a commentare la serata, senza valutare personalmente un'operazione a livello nazionale che è oggettivamente positiva ma altresì inutile per colmare quel gap sempre esistito tra musica di consumo e musica altra. Da assertore dello 'snobismo sonoro' come arma di offesa, ho sempre pensato si debba mantenere le distanze tra due mondi impossibilitati ad interagire per problemi legati ai rispettivi dna.


Nel corso della serata si sono esibiti quattro interpreti, appartenenti a quattro diverse scuole di pensiero e a tre diverse 'ere musicali', come a rispettare il tratto inconfondibile del pensiero crestiano che usa la mescolanza di periodi e stili musicali spesso incompatibili se riuniti sullo stesso palco.

Alessandro Ragazzo è un sound artist veneziano che fa ricerca sul territorio usando come base il field recording sul quale agisce sovrapponendo e manipolando il rumore naturale che normalmente ci circonda. Il suo è stato un set altamente immersivo nel quale la dislocazione liquida del suono, filtrata attraverso l'uso della macchina, ha agito come leva aumentando la percezione, rendendo quasi visibile e palpabile il muro sonico creato in loop innanzi all'ascolto. Forse la presenza dei visuals avrebbe ancor di più aiutato il salto comunque notevole dentro la normalità che quotidianamente ci circonda ma di cui non riusciamo realmente a percepire la vera essenza.

Artcore Machine, duo formato da Moreno Padoan e Roberto Beltrame, due alchimisti che provengono da Rovigo e conoscono bene l'animo della bestia sonica. Autori di un set dal crescendo micidiale, hanno liberato dalle gabbie che le imprigionavano le cieche creature sintetiche, permettendo loro di studiare una via di fuga attraverso il tracciato di scie elettriche che le teneva prigioniere. Gli esseri hanno annusato le barriere, le hanno scoperte ed abbattute con furore di divinità che si erge imperiosa, mentre lo spazio perde forma piegato dall'urlo che disconosce il 4/4 e si esprime con violente onde d'urto schiumanti velocissimi bpm lanciati contro insormontabili muraglie di basse frequenze. Impressionanti.

Fausto 'Degada Saf' Crocetta rappresenta uno dei salti temporali cui si accannava prima. Fondatore dei Degada Saf, esponenti di spicco dello stilo sinth-pop degli anni '80. Autore del mai dimenticato vinile intitolato 'No Inzro', per la storica fanzine Rock Garage, nel corso degli anni non ha mai abbandonato gli strumenti. Lo ritroviamo sul palco con un set che ripercorre in chiave rivista e corretta quelle sonorità permeabili al quattro quarti che tanto hanno fatto danzare i new wavers del tempo. Una prima parte forse indecisa, in bilico tra sonorità d'ambiente incompiute e ripetitivi impulsi ritmici che sfocia però in una rivisitazione de La Rhumba De Shang Hai che ancora fa battere il cuore a chi, quegli anni colmi di fermento, li ha vissuti in pieno.

Opus Avantra rappresenta l'ennesimo ampio salto indietro nel tempo. Band seminale del rock progressivo e del crossover d'avanguardia italiano degli anni '70, da sempre considerata una formazione culto grazie anche alla vocalist Donella Del Monaco autrice tra i tanti, di un album in collaborazione con Elliot Sharp e Steve Piccolo. L'ensamble ha presentato un mini-live dal sapore forse troppo antico, dedicato a chi ancora è ancorato a sonorità che risultano appartenere ad una memoria ferma al periodo del prog-rock celebrativo di quegli anni. Musicisti estremamente preparati, il flautista Mauro Martello in testa, incapaci però di reinterpretare un suono che molto ha fatto per la crescita musicale di qualità ma che oramai è relegato nella memoria, impossibilitato a competere con la velocità e l'intensità del pensiero post-moderno.

Sia gloria quindi a questi indomiti sognatori e al suo (in?)coerente condottiero a cui va tutto il rispetto dovuto per la caparbietà e coraggio dimostrati nel continuare a segnare profondi solchi di sperimentalismo su terreni non sempre fertili.

 
 

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  • Solchi Sperimentali Fest
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