Giorgio Poi e Gazzelle: Live @ Sherwood Festival 2017

A cura di Matteo Molon

9 Giugno 2017

“L’indie sta diventando il nuovo mainstream”. Questa frase si ripete nella testa prima ancora del concerto. L’apertura di Sherwood festival 2017 vede sul palco, infatti, due dei nuovi nomi del pop italiano di maggior successo: Giorgio Poi e Gazzelle.

Quello che li accomuna è il far parte al contempo del genere sopracitato e del movimento indie(pendente), underground della penisola. Questa sera, visto ad ospitarli sarà il main stage, è una prova del nove. Un grande palco per testare le loro capacità, dopo un inizio 2017 dove sono letteralmente esplosi, passando dalla nicchia ad un passa parola continuo su magazine web e social.

Il parere che molti hanno è di come, però, di alternativo vi sia poco per definirli indie, visto le sonorità che li contraddistinguono sono assai leggere e dedicate a un grande pubblico, formato da diverse sensibilità: ricercate e frivole. Lo scopo dunque è capire la loro entità, all’interno del fenomeno che li contraddistingue.

Giorgio sale sul palco verso le 21.30, nel mezzo del freddo di un’estate che si può definire tale a tratti, e la cover del Mare D’inverno inserita fra i brani del repertorio è perfetta per il momento: Loredana Bertè ringrazia. Le canzoni di Poi dal vivo mantengono il suono dello studio e semmai lo colorano di altre sfumature, in quanto il movimento funk e latineggiante della combo batteria/basso si accresce, fondendosi bene con le liriche agrodolci di Abbronzatura, Niente di Strano, Acqua Minerale ecc.., trasformando davvero per qualche attimo lo spiazzo dello Stadio Euganeo in un ambiente balneare dai sapori autunnali. L’altra sorpresa si ha nei filamenti finali strumentali, durante i quali la musica prende pieghe maggiormente soul e Giorgio ricorda il Leon Bridges di Smooth Sailin’.

La breve vacanza in una Rimini brasileira termine oltre le 22. Cambio palco in attesa di Gazzelle e birra artigianale allo stand Fermenti.

Gazzelle ci accompagna fino alle 23.30, a ridosso delle ore piccole, dell’ultima sigaretta spenta e delle ultime parole scambiate prima di tornare a casa a occhi lucidi. Lascia un amaro in bocca frutto dello scazzo insito nei brani scritti, in perenne contrasto con una voglia di vita paradossale ma comprensibile che si fa spazio e contagia. La forma live del biondo romano forse non è la migliore ma è diretta, sincera, bruciata; nelle frasi appena accennate si trasmette il desiderio di comunicare con l’umanità, che comprende lo stato agitato del ragazzo, i contrasti e li esorcizza in coro urlando Greta e ballando Zucchero Filato.

Gazzelle è un saggio sugli amori adolescenziali e sui ripensamenti postumo. Dieci anni dopo. Abbiamo tutti difficoltà a trovare, oggi più che mai, il nostro posto/ruolo nel mondo, un posto sicuro dove sentirci a casa. Quando manca e siamo deboli capita di ripensare alle esperienze passate per fare il punto della situazione, darsi forza. Lui ci ha fatto un disco: Superbattito.

Non pare strano allora che per ovviare a qualche problema tecnico si dia alla cover de Gli Anni degli 883 o di Coez, artista che gli è affine per scrittura e temi. Qui viene fuori la versatilità dell’artista e della band, che coinvolgono Lodo degli Stato Sociale e Dutch Nazari sullo stage.

Rispondendo alla domanda iniziale: si, questi artisti sono pop ma possono essere definiti alternativi, perché non hanno nessuno dei tratti caratteristici del pop per come viene inteso in Italia. E penso sia giusto rapportarli al paese in cui lavorano. Ritengo inoltre sia naturale avvenga un ricambio nel mondo mainstream proveniente dall’indie: lo stucchevole e il banale a cui siamo abituati ha fatto accartocciare il pop da classifica su stesso più di una volta negli ultimi 20 anni. Da qui la domanda da parte del pubblico di qualcosa di leggero e fruibile ma nuovo (anche se non sempre così originale).

La gente con Giorgio Poi si muoveva funky e con Gazzelle faceva girotondi ai lati del palco. E’ gioia, fa sentire tutti a casa, e a Sherwood forse ancora di più. E’ musica pop(olare).

 

 
 
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