"Lo stupido che canta" è l'esordio del cantante e plurimusicista Roberto Deliperi in arte il dEli.

9 Dicembre 2017

Il dEli
“Lo Stupido che Canta”
Autoprodotto

Il dEli è Roberto Deliperi che ci cimenta con il suo esordio solista che segue anni nella musica, dal 1992 o giù di lì, come cantante e polistrumentista dietro le quinte e non. “Lo Stupido che Canta” è un disco che arriva dopo dieci anni a Londra dopo essersi trasferito lì da Gattinara per vivere appunto di musica. “Lo stupido che canta” sembra la raccolta di buone idee musicali cucite assieme amorevolmente in una struttura compositiva che gioca con il viaggio, le luci puntante su un momento o su una sorellina a cui far piacere il proprio nome facendone una ballata delicata. Tra italiano e inglese, tra prog, elettronica, pop e reggae Il dEli fa venire fuori una somiglianza vocale con Ivan Graziani e a volte Robert Wyatt. Quello che colpisce è la sua eterogeneità nei movimenti compositivi che comunque rimangono compatti, perché appartenenti alla stessa anima musicale. La title track sembra spiegare il suo stato di beatitudine mentre compone e scrive una canzone e così se la racconta cercando di consolarsi, di darsi delle spiegazioni per com’è fatto e ammette i suoi difetti ma poi si rende conto delle scelte prese in precedenza, che l’hanno portato a crescere e quindi alla fine va bene così. “Una meta non ho” sembra concepita come un viaggio in macchina in solitaria, mentre i pensieri ci attanagliano e alla fine ci si rende conto che non stavi andando da nessuna parte ma il bello è quello che hai visto viaggiando e che hai tirato fuori dalla testa con gli strumenti che si incontrano poco alla volta nel corso del pezzo per chiudere con una tromba che fa allontanare i patemi d’animo per sempre. “Blues d’amore” una straziante richiesta d’amore, un ricordo diventa puro dolore da smaltire con lacrime amare. Un disco che ti lascia delle sensazioni buone ma diverse ad ogni nuovo ascolto.

Francesca Ognibene

 
 
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