Digitalism, Buraka Som Sistema, Crystal Fighters e molti altri

Magnolia Parade - Primo giorno

Circolo Magnolia, Milano - 01 settembre 2011

7 Settembre 2011

Aspettavamo da tempo l'appuntamento della Magnolia Parade 2011. A chiudere un'estate quantomai parca di avventure in giro per l'Europa a caccia di festival, estate che ci ha riempiti di sgomento e tristezza per la tragedia che ha colpito una delle rassegne che più ci sta a cuore e che, come componenti della famiglia del Frito Rebelde, ci ha visti sempre presenti dal 2008 in poi, ci pensa una kermesse italiana, sicuramente tra le più valide e interessanti, a risollevare il nostro morale, la nostra voglia, il nostro bisogno di musica. La tre giorni milanese si ripropone in veste quantomai ricca di spunti diversi e diversificati, concentrando nel primo giorno da noi seguito gli umori indie-hip-elettronici con nomi che hanno caratterizzato, chi più chi meno, gli ultimi quattro anni della scena globale.
La line-up di giovedì primo settembre prevede nomi del calibro di Digitalism, finalmente in veste live con il tour del loro "I love you dude" uscito prima dell'estate, poi ci sono i Buraka Som Sistema, Carte Blanche (creatura di due dei più interessanti produttori francesi del momento), Crystal Fighters col loro carico di hype e mediterraneità, e tanti altri nomi sparsi per i quattro palchi che compongono la Parade e la rendono del tutto simile al modo organizzativo europeo.

Quando l'attesa è finita, quando l'uno termina il turno di lavoro e l'altro sfrutta ferie lunghe per aggregarsi, l'auto a quattro infila l'A4 in un caldo pomeriggio di fine estate che accompagna, con caldo asfalto e Autogrill, i trecento kilometri che dividono la laguna veneta dal capoluogo lombardo. Si è stati ben due volte al Magnolia, ben due volte da musicisti, eppure individuare il tratto di tangenziale che apre la via verso l'Idroscalo non è così semplice, ci perdiamo e perdiamo qualche minuto e relative imprecazioni per ritrovarci finalmente a parcheggiare nei pressi del circolo. Scambio due battute al telefono con Vincenzo, produttore e dj nella crew dei miracoli Reset!, in città ma sempre al lavoro sui mille progetti in atto per questi autentici portenti dell'elettronica italica alla conquista del mondo; visto il nostro ingresso alquanto anticipato, forse ci raggiungerà più tardi, cena e due lavori in previsione, salutarsi farebbe gran piacere, gli dico.
Entriamo e subito ci colpisce un po' la scarsa presenza di persone, nonostante l'orario, visto che di lì a mezz'ora scarsa sarebbero iniziati i live un po' su tutti i palchi. Credo sia un problema tutto italiano: noi e i nostri dannati aperitivi-apericene-cene-dopocene... Ma tant'è.
Annalisa l'avevo sentita a mezzo rete alcuni giorni prima, la sua presenza per lavoro al festival, la chiamo e ci viene a salutare, e mi fa molto piacere ritrovare una persona che stimo moltissimo per la capacità e la professionalità che l'ha portata a lavorare per il colosso Live Nation, a coordinare artisti di livello mondiale in mille diverse occasioni, un abbraccio e due battute veloci, poi lei torna nel backstage per badare a tutti quelli appena arrivati e che di lì a poco si sarebbero alternati sul mainstage. Purtroppo non ci si ribecca più nel resto della serata, causa anche il mio cell scarico, ma ho già detto mi ha fatto strapiacere? Ah si. Ecco.
Un po' di relax e ambientamento nella zona chill-out, che vede alternarsi su una piccola postazione i dj-set di nomi del giornalismo come della musica indie-taliana, da Fabio De Luca a Dente, per dire, sdraio e carrelli forgiati a tavolini ci preparano alla serie di concerti e set che ci siamo programmati di seguire.

Sentiamo i primi colpi di cassa dritta e veloce, gli Heike Has The Giggles sono partiti sul palco della collinetta. Andiamo a vedere il concerto, arrivando tra i primi curiosi e i pochi presenti già dall'inizio del live. Qui incontriamo Nicola di Foolica Records, anche lui mi aveva palesato la sua presenza, è un'altra persona che fa sempre piacere incontrare, con cui si chiacchiera volentieri di musica, uscite, supporti.
Foolica dopo un lungo corteggiamento ha preso sotto la propria ala protettrice il trio di Solarolo (RA), che dal 2007 ha visto crescere fanbase, date e occasioni (grazie all'Estragon Booking che ha creduto moltissimo in loro), ha dato la luce all'album "Sh!" uscito nel 2010 per Kitano e, presumibilmente, vedrà l'uscita per l'etichetta di Mantova del nuovo lavoro. Il live è tirato e d'impatto, anche l'impianto risponde bene e i colpi di cassa di Guido Casadio sono botte allo stomaco e piedi che battono il tempo. Il basso di Matteo Grandi forse rimane un po' indietro nella totalità del sound, riempie, arrotonda ma senza strafare e senza mai spiccare. Il centro della scena è comunque Emanuela Drei, l'aspetto di una collegiale appena uscita da scuola nasconde una verve esplosiva nella voce e nei riff di chitarra, questi si che spiccano per energia e vigore sul resto, la voce è chiara, distinta e aggressiva, i pezzi orecchiabili, "heavy-pop" come si definiscono loro. Li sento migliorati e di molto sul piano della tecnica rispetto al live al ChioggiaLab di qualche tempo fa, le canzoni scorrono veloci e precise, il pubblico segue attento, qualcuno accenna dei balli, gli applausi ci sono alla fine di ogni pezzo. Mi ricordano un po' i Be Your Own Pet di qualche annetto fa, anche se molto meno grezzi e crudi. Però è questo il punto, fatico a sentirci un qualcosa da 2011 (anzi da 2012), il tutto risulta in definitiva un po' monocorde, dall'inizio alla fine non varia un solo suono, le strutture sono tutte molto simili, non dico certo che mi da noia, è rock divertente e ben fatto, ma lo sento poco originale, e mi spiace un po', speravo che l'hype attorno agli Heike si giustificasse un po' meglio; in ogni caso, la giovanissima età aggiunge elementi di miglioramento a tutto ciò che si è detto prima, e le potenzialità ci sono tutte.

  Heike Has The Giggles - Crazy In Love (Beyoncé cover) by Foolica Records

Ci spostiamo velocemente in direzione del main stage, non senza prima esserci muniti di drink, per vedere quello che si rivelerà, a mio parere, il miglior live della serata. I Crystal Fighters hanno già iniziato da una quindicina di minuti, la folla davanti al main stage è piuttosto consistente, e subito ci troviamo palesemente di fronte alla grossa pecca del festival: l'impianto del main stage non spinge. Il suono risulta poco chiaro e di poco impatto, cosa che un pochino ci urta vista l'opposta impressione (in proporzione) avuta con l'impianto della collinetta, e viste anche le esibizioni che attendiamo poi su questo palco. La band anglo/spagnola ha raccolto negli ultimi tempi una grossa dose di hype e di attenzioni da parte di fan e critica, spinti dai canali NME come dalla Kitsuné per il singolo "I love London", usciti a ottobre 2010 col debutto "Star of love" sulla loro stessa etichetta, Zirkulo. Originari della Navarra, trasferitisi a Londra, Sebastian Pringle, Gilbert Vierich e Graham Dickson hanno col tempo incontrato Mimi Borelli e Laure Stockley e si fanno accompagnare sul palco dall'italianissima batteria di Andrea Marongiu (Sardinia pride).
Uno, due, e subito colpiscono per carica e carisma, pare di star davanti a dei giostrai gitani che accompagnano i propri numeri di giocoleria con l'elettronica mentre sputano fuoco e trasudano acido. Le atmosfere mediterranee si impregnano di profumi caraibici, alcuni momenti di romanticismo si fanno poi da parte per dare spazio a percussioni e giochi di colore e sfumatura che arricchiscono molto le canzoni, ben fatte e con strutture mai banali, uno stile evidentemente ben chiaro nelle menti dei guerrieri di cristallo, ma che non stanca e non si ripete, c'è freschezza e originalità, varietà di suoni e di atmosfere.
Dalle ritmiche che emulano (scimmiottano?) l'ormai abusato filone dubstep di "Swallow", si passa per l'electro di "Solar System", ci si tuffa nell'oceano di ritmo di "In the summer" e "Plage", per riscoprirsi poi innamorati come ogni fine estate che si rispetti sulle onde di "At home". Il pubblico gradisce, balla, salta, urla, anche se qualcuno intima agli spagnoli di farsi da parte e richiede a gran voce i Buraka. Ok, penso io, ma diamo tempo al tempo, siamo qui per tanti show e il bello dei festival è pure questo.
Gli arrangiamenti sono forse la cosa che più mi ha colpito, come dicevo mai banali, ben curati, suoni che cambiano sui vari brani, l'alternarsi a una percussione piuttosto che a un synth o a una chitarra, tutte cose che finiscono per impreziosire di molto un live. E poi l'atmosfera di un limbo indefinito tra un festival anni '60 in acido pieno e un party electro-dance degli anni 10. Per alcuni versi, il loro lato più psichedelico lo si può accostare agli MGMT, mentre la parte danzereccia sembra in odore di Friendly Fires meno stucchevoli e più genuini, meno '80s e più farina del proprio sacco. Il live a mio parere supera anche la resa da disco, che non è poca cosa di questi tempi. Una pecca? Il nome della band. Pensare a Foo Fighters e Crystal Castles per unirne i nomi è una pratica simpatica se pensata così, ma potevano impegnarsi un po' di più.

Crystal Fighters - I love London + I do this everyday (live @ Magnolia Parade 2011)

  Crystal Fighters - 'Star of Love' by Crystal Fighters

Il cambio palco si svolge piuttosto in fretta e subito notiamo, non senza una punta di delusione, che per i Buraka Som Sistema viene montata solamente una consolle. Niente batterie nè percussioni dunque, come ci aveva raccontato Dade di ritorno dal Pukkelpop 2009, J-Wow (aka Lil'John) ai comandi, Mc Kalaf e l'angolano Conductor in compagnia della scatenatissima Blaya ai mic. Live o no, questo basta e avanza per scatenare la festa ai ritmi del vero e sacrosanto Kuduro (altroché la Dansa che ci ha perseguitati quest'estate).
La prima regola del Kuduro è: aizzare sempre il pubblico. I tre Mc lo fanno di continuo, dal primo passo mosso sul palco, durante le canzoni, tra un brano e l'altro, la gente si lascia trascinare e trasportare via dall'Europa in una sorta di migrazione al contrario, che arriva fino all'Africa nera e all'Angola, ex-colonia portoghese dal quale i nostri hanno tratto le influenze per forgiare un suono nuovo per l'occidente, ma che affonda le radici nella notte dei tempi delle terre d'Africa, quando i nostri antenati scacciavano la morte e la paura producendo suoni ritmici con percussioni costruite con ciò che la terra ti dava. Un po' come i dj angolani (Dj Znobia, Puto Prata per dare due nomi) fanno di necessità un'elettronica scarna, percussiva, con vecchi software e vecchi computer, con un telefonino e un microfono, con ciò che il consumo d'occidente può permettersi di scartare, con quel poco che le genti di Luanda possono permettersi di comprare. Ma il fenomeno ha conquistato via via le dancefloor mondiali, e Milano nella serata della Parade è un pezzo di mondo che scaccia la morte e la paura di un futuro che non c'è con bassi, percussioni, synth, babababa-dudududu. "Hangover" (di cui sta uscendo un Ep di remix) è cantata da tutti in un rituale danzereccio e liberatorio, i grandi pezzi di "Black Diamond" ci sono tutti, da "Sound of Kuduro" a "Kalemba", da "Aqui para voçes" a "Luanda-Lisboa". Chiedono a gran voce "fifteen hot girls to come on stage", sul palco ne salgono il doppio, e sono pure piuttosto hot, la festa eslpode così tanto che il finale del pezzo col delirio di mona sul palco pare una chiusura, mezza gente si gira per andarsene mentre i Buraka richiamano all'ordine "What's up, Milan?", mica abbiamo finito! E ce n'è per un altra mezzora di crescendo continuo, i maschietti esultano al booty shake di Blaya, le mani salgono, si salta come non mai sull'ultimo pezzo che è un'inedito presumibilmente dal nuovo album tanto atteso ormai dal 2008. Mixato alla perfezione, carichissimo d'energia, potenza di suono, ritmica, c'era tutto, se c'erano pure batteria e percussioni ciao. Lunga vit ai Buraka Som Sistema, Kuduro e libertà (cit.)

Buraka Som Sistema - Hangover (video)

  Hangover (BABABA) by burakasomsistema

E' il turno di Digitalism, e lo si nota da come, rispetto ai cambi palco precedenti, questa volta il piazzale antistante il BigFrog Stage non si svuota, chi se ne va è subito rimpiazzato dai moltissimi fan del duo tedesco presenti alla Parade. Si percepisce in maniera inequivocabile come Jens Moelle e Ismail Tüfekçi siano gli artisti più attesi di questa prima serata della Magnolia Parade. L'uscita prima dell'estate dell'atteso secondo disco "I love you dude" era stata anticipata dall'indie-pop elettronico di "2 hearts", col ritornello piacione e i coretti e tutto. Invece il disco si è dimostrato più tirato e pomposo rispetto alle premesse, cosa che fa ben sperare per un live ricco e pieno, energico e travolgente, anche se forse l'album suona in definitiva poco originale e un po' monotono, cosa che dispiace, soprattutto vista l'attesa (dal 2007). Il set si presenta visivamente molto d'effetto, la batteria sul lato sinistro, Ismail si dimena sulle sue macchine al lato opposto, mentre Jens centralmente si divide tra microfono e sintetizzatori. Sullo sfondo tre cuori squadrati come da copertina dell'album; cambiano, lampeggiano, si svuotano e si riempiono di forme e colori (nota bella in generale i visual del main stage, dal logo del festival alle riprese del live anche se un po' ritardate, proiettati su sfondo, lati e sopra la copertura). Le note di "Idealistic" portano subito in alto il tiro e i fans rispondono con salti e urla di visibilio ai primi colpi di cassa del batterista. Il live scorre veloce e godibile, "vecchi" cavalli di battaglia come "Pogo" e "I want I want" si alternano alle varie "Blitz", "Circles", la già citata "2 hearts", laddove "Antibiotics" raggiunge probabilmente l'apice della forma attuale del duo di Amburgo. Devo dire però che la resa sonora dello show non mi ha impressionato affatto. Jens è molto aiutato dai fans nel cantare le canzoni, i pezzi sono conosciuti e cantati a squarciagola dalle prime file, mentre il nostro sembra però non avere una voce da cantante necessaria per un live del genere. In più, il suono si svuota e impoverisce dal vivo, forse anche per colpa dell'impianto, però in certi punti mi aspettavo di più, qualcosa di più incisivo, più dinamico. Il risultato finale ha poco di un live di livello, poiche il grosso lo fanno i tamburi percossi dal drummer, mentre l'elettronica ricalca con poca profondità le parti dei due dischi, a tratti suona scura ed esce poco, arrivando a un risultato poco definito e cha non ha sortito l'effetto sperato, almeno su di me. Le due volte che ho visto gli Hot Chip dal vivo (con e senza batterista) sono stati di molto superiori, e superiore è stato anche il mio divertimento le due volte che ho ballato Digitalism in dj-set. Forse è l'ora che qualcuno gli dica di lasciar stare la veste di band indie-electro-rock, e di dedicarsi esclusivamente alla produzione e al djing. Anche se i singoli piacioni, si sa, tirano un sacco.

Digitalism - Antibiotics (live @ Magnolia Parade 2011)

  Forrest Gump by digitalism_official

Dopo questa tiratissima sequenza ci prendiamo una pausa e ci dedichiamo a quella sana e gustosa necessità che si chiama mangiare (ottimi hamburger! cit.). Richiamo Vincenzo che se ne rimane però alle produzioni, e come dargli torto, ha molte e ben più grosse cose a cui pensare, le anteprime del disco Reset! che ho avuto la chance di ascoltare sono bombe, e si aspetta con ansia. Ci si sente in internet, ci si vede alla prossima. Passiamo velocemente da un palco all'altro, giusto per avere il polso della situazione, gli Hidden Cameras sono sul palco curato dal Circolo degli artisti, mentre suoni houseggianti provengono dal tendone all'ingresso, gente ce n'è eccome, anche se è difficile quantificarla, vista la conformazione piuttosto complessa dell'area del festival. Il relax in realtà dura poco, sono le 2 e le ultime 2 ore ci aspettano per gli ultimi botti.

Ho seguito da subito con curiosità il progetto di dj Mehdi e dj Riton, ovverosia Carte Blanche. I due francesi hanno giocato d'ironia sul colore opposto delle proprie pelli e sulla diversità lampante del loro aspetto, unendo però la loro essenza house e old school senza mai perdere d'occhio la scuola francese dell'elettronica contemporanea. Il risultato sono state tracce suonate e supportate in tutto il globo dai maggiori dj, ballate ovunque siano state spinnate, e devo dire che anch'io nelle occasioni più divertenti non ho mai lesinato di passare una loro produzione. I due si presentano con la soluzione cromatica della magliabianca-Mehdi e maglianera-Riton, mentre il logo bianco e nero del duo campeggia sugli schermi e sulla consolle. Il dj-set parte ben ritmato, la gente ha voglia di far festa e tracce come "Politrix as usual" o il remix per "Add SUV" di Uffie feat. Pharrel servono proprio a quello. Lo spettacolo si arricchisce ulteriormente quando due ballerine (indovinate un po'? Già, bianca con top nero l'una, di colore col vestitino bianco l'altra) guadagnano la scena e si divertono molto in balletti molto belli e ben curati sulle varie tracce. C'è spazio anche per qualche perla un po' più vecchia come l'electro di "Computer Juice" nel remix di D.I.M. & Tai, mentre l'apice è raggiunto sicuramente con "Gare du Nord", treno di groove che investe la folla dopo essere stato preannunciato prima da fischi di locomotiva tra qualche traccia, poi anticipato da un divertente intermezzo sul ritornello di "Ebony & Ivory". Le ballerine rientrano in scena sui pattini e munite di bandiere; la famosissima stazione di Parigi si trasforma dunque in un incessante arpeggio di bassi, per fondersi in una locomotiva lanciata direttamente nel centro dei dancefloor mondiali. Noto anche un paio di imperfezioni nei missaggi di alcuni pezzi, e ne sono assolutamente felice viste le polemiche dovute ad alcuni casi di fancazzismo; i due si guardano tra loro più che divertiti, e continuano a trascinare e trascinarsi nel pieno dei beat. Nel complesso, un dj-set assolutamente divertente, che non lesina suoni tremendamente house, cosa che in Italia è stata sdoganata negli ambienti alternativi solo negli ultimi tempi, grazie proprio al lavoro di produttori come Reset! e Crookers. Let there be house!

Carte Blanche - Gare du Nord

Gli ultimi botti li andiamo a prendere da quello che è in assoluto uno dei personaggi mitologici della scena elettronica newyorkese. Tommie Sunshine si palesa con capigliatura alla cugino It, occhiale scurissimo e movenze maranze che gli fanno ondeggiare la chioma che sembra il padreterno. Arriviamo al piccolo OutFrog Stage quando ha iniziato da una ventina di minuti, la gente si è divisa per i palchi, molti son rimasti al main stage, dal vecchio Tommie saremo una cinquantina scarsa, ma i bassi che si sprigionano fanno capire che il boss della Brooklin Fire non scherza affatto e sa bene come trattare i vogliosi d'elettronica quando "s'è fatta na' certa". "Bodywork", prodotto in collaborazione con Bart B More, è un pezzo della madonna, il riverbero estremo del build preannuncia una bassline acidissima, mentre una voce cavernosa ci chiede di mostrare il nostro bodywork-housework-homework-nightwork. Le sue produzioni sono estremamente copiose ed eclettiche, dall'electro cupa e acida che sfiora l'hard alla house di scuola 90s; bellissimo il set F.I.G.H.T.T.H.E.P.O.W.E.R., in cui remixa in maniera del tutto non autorizzata gente tipo Kayne West o Britney Spears. Ma strabello anche il suo edit per "Sprawl II" degli Arcade Fire. Per dire. Pezzi questi che possiamo solo continuare a streammare, la più leggera del suo dj-set è (forse) "Ménage à trois" di Wolfgang Gartner, percui figuriamoci! Ma aver visto anche Tommie Sunshine è stata di sicuro un'ottima chiusura per quella che si è rivelata una piacevolissima serata da festival.

  Bart B More & Tommie Sunshine - Bodywork [Original Mix] by tommiesunshine

Ci illudiamo che alcune pizze dello staff ci scappino pure per noi, invece tocca affidarsi al più classico dei paninari all'uscita. Non si è combinato nulla per una branda in città, quindi ci affidiamo non senza scomodità ai sedili dell'auto. Sorrisi e stanchezza, è stata sicuramente una serata impegnativa ma soddisfacente, divertente e ricca; un festival che si proietta in Europa per educare il pubblico italiano. Per quanto mi riguarda forse Digitalism i più deludenti, Crystal Fighters come miglior live e  Carte Blanche come miglior set. Kuduro nel cuore, New York nei sogni. Il risveglio dopo qualche ora, a sportelli spalancati, con le famiglie-bene di Milano che accompagnavano i figli a fare equitazione, è solo un episodio divertente da raccontare agli amici. Respect for Magnolia Parade!

Crystal Fighters - I love London + I do this everyday @ Magnolia Parade 2011

 
 

Rocco Perini per SherwoodLiveReporter

con la collaborazione (e compagnia) di Andrea Romagnolo, Marco Freguja e Roberto Ferro

 
 
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