14 maggio 1977, Milano, via De Amicis. La costruzione dell’immagine icona degli «anni di piombo». Contesti e retroscene.

Storia di una foto - Sergio Bianchi

Derive Approdi, 2011

14 Settembre 2011

Ci sono immagini che sono diventate Storia, scatti che hanno condensato le complessità di un periodo cogliendolo in una frazione di secondo, fermandolo per sempre.
Il miliziano repubblicano colpito a morte da un proiettile franchista nel 1936 colto dall'obiettivo di Capa, Joe Rosenthal e i Marine intenti ad issare la bandiera americana sul monte Suribachi a Iwo Jima, i militari boliviani che mostrano alla stampa il corpo del Che nel 1967,  Nick Ut e la piccola Kim Phùc ustionata dal napalm in Vietnam... Famose e simboliche.

La recente pubblicazione “Storia di una foto”, magistralmente curata da Sergio Bianchi e pubblicata dalla sua Derive Approdi, ci racconta una delle foto più famose degli ultimi cinquantanni italiani: quella che ritrae Giuseppe Memeo il 14 Maggio del 1977 in via De Amicis a Milano. Un volto coperto dal passamontagna, con le ginocchia  flesse e le braccia protese in avanti, una pistola che spara.
È l'immagine simbolo del 1977 e che fu, citando Bianchi, l'inizio della fine del movimento.

Storia di una foto” ci racconta il contesto, le vicende che hanno portato a quel pomeriggio di Maggio. La Milano del 1977, l'autonomia organizzata, la rivista Rosso, Senza Tregua, la Banda Bellini, stralci di discorsi, di dibatti, l'uccisione di Giorgiana Masi, la polizia infiltrata catturata da Tano D'Amico, l'arresto di due avvocati di Soccorso Rosso, l'esigenza di manifestare.
In una manciata di pagine Sergio Bianchi, attraverso un racconto di “fantasia”, narra gli attimi immediatamente precedenti agli scontri a fuoco di Via De Amicis. Una riunione di un nucleo politico. I segnali ambigui e contraddittori che arrivano dall'organizzazione: “la giornata andrà gestita con il massimo della capacità politica. Il che tradotto significa che non deve succedere un cazzo”.
Ma non tutti sono d'accordo.

Nel libro si passa dal contesto all'azione vera e propria che viene raccontata attraverso moltissimi materiali: ci sono le testimonianze di chi c'era, la trascrizione di una radiocronaca in diretta  di un giornalista di Radio Canale 96, le ricostruzioni dei giudici e una moltissime foto allegate ai fascicoli processuali.
Tutto avviene in un minuto.
Qualcuno urla: “Romana fuori!” e in una quarantina si staccano dal corteo e corrono verso via De Amicis. Qui la narrazione viene lasciata alle immagini che riportano come didascalia testi estrapolati dalle motivazioni della sentenza del processo a carico di “Memeo Giuseppe + 9”.
Sparano in tanti.
Il vicebrigadiere Antonio Custra viene ferito a morte da un proiettile che lo colpisce in volto.

Poi c'è il “dopo”.
Quello immediato delle spranghe del servizio di Avanguardia Operaia raccontate da Andrea Bellini, la concitazione dei momenti difficili, le riflessioni a caldo.
Quello della convinzione sempre più forte che l'uccisone di Custra fu “una tripla tragedia. La tragedia personale di quel povero uomo, la tragedia per chi aveva sparato e che poi si pentì e la tragedia per tutti noi che da anni guidavamo i cortei”; quello della fine del movimento.

Quello lungo delle riflessioni.
Umberto Eco a caldo, sull'Espresso, scrisse che la foto scattata in via De Amicis non somigliava “a nessuna delle immagini precedenti in cui si era emblematizzata, per almeno quattro generazioni, l'idea della rivoluzione” e che si era passati ad un “eroe individuale diverso dall'iconografia rivoluzionaria che ha la posa, il terrificante isolamento degli eroi dei film polizieschi americani”.
Una lettura che si è imposta e sedimentata.

Storia di una foto”, fornendo il contesto e tutti gli elementi del retroscena, riesce ad offrire una spiegazione diversa e nuova smentendo l'interpretazione dello sparatore solitario.Senza nessun tentativo apologetico. Anzi. 

Titolo: Storia di una foto
Autore: (a cura di) Sergio Bianchi
Editore: Derive Approdi
Collana: Fotografiche
Anno: 2011
Pagine: 168
Prezzo: 20€

 
 

Links utili:
www.deriveapprodi.org 

 
 

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