Annotare inquiete sensazioni

Pensieri sparsi di un disertore #3

21 Dicembre 2018

Negli ultimi tempi alterno la lettura di un romanzo con quella di un saggio, spesso in contemporanea: uno sta nel comodino l’altro nello zaino della mia pendolarità in treno. Ultimamente, forse perché sono padre, prediligo libri che parlano delle generazioni più giovani, dei millennial, dei post-millennial, dei fuggiaschi dal novecento. Il loro gioco, le loro vite potenziali, il loro bisogno di raccontarsi ed essere raccontati per essere compresi. E per non cadere nella trappola di ogni generazione precedente, ovvero criticare i più giovani senza averli capiti a fondo. Anche perché solo così la nostra “anzianità” novecentesca può diventare utile saggezza.

- Francesco Targhetta: Le vite potenziali

- Alessandro Baricco: The Game

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IL MONDO NUOVO

Mikky va a scuola, fa i compiti, va ad allenamento, fa ripetizioni, va a chitarra…. Non si ferma mai. Prende fiato un momento, poi torna a sprofondare nel suo libro di testo. Nell’ultima ora ha riletto la stessa parte trecento volte, ma niente, non gli entra. Studia, senza sosta, ed appena si ferma lo sguardo cade nell’unico fedele compagno: il telefono. Lo consulta, poi guarda fuori e sospira. Nessun coetaneo è lì fuori, sono tutti come lui, dentro qualche percorso formattato da adulti o da applicazioni per smartphone. Prigionieri incolpevoli di un mondo produttore di ansia da prestazione e inquietudine, tra aspettative altissime e terrore del fallimento, tra valutazioni e giudizi continui.Le uniche illusorie libertà, gli unici modi di superare tutti i recinti imposti, stanno lì in quel dispositivo multimediale: nelle chat, nelle immagini, nei video, nelle musiche. Gli adulti che gli impongono questa vita non comprendono le sue vie di fuga: non appena cerca di condividere con i genitori le sue passioni viene sgridato e quasi deriso: “Ma che schifezze guardi? Ma cosa ascolti? Ma che roba è?” E così gli capita spesso di pensare che il solo modo per farla finita con tutto questo sarebbe bloccare il mondo degli adulti, di sospenderlo a tempo indeterminato….

ps) parole liberamente ispirate dalle infinite polemiche sui “teen”, sui loro gusti, sulla musica che ascoltano… e dal visionario libro che sto leggendo: “Millennials – Il mondo nuovo” de La Buoncostume dove improvvisamente tutti gli uomini e le donne con più di diciassette anni e mezzo si sono congelati nell’azione che stavano svolgendo, bloccati, né morti, né vivi, lasciando così spazio ad un mondo nuovo…

- La Buoncostume: Millennials. Il mondo nuovo

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SGUARDI INQUIETI

Mi capita di intravedere negli occhi delle persone che incrocio quotidianamente per strada, in treno, al bar, in ufficio, degli sguardi che riconosco. Percepisco dietro le loro cornee, nei loro movimenti, nella postura, delle storie vissute dai personaggi dei libri che ho letto. E ultimamente sono soprattutto romanzi inquieti e poco rassicuranti. È una mia deformazione, quindi se vi osservo con aria sospetta, non preoccupatevi, vedo in voi la proiezione di storie altrui. O forse no, probabilmente quello che leggo nei libri fa solo emergere meglio cose che prima faticavo a vedere. Col tempo, con l’esperienza, ho riscontrato che difficilmente queste indaganti proiezioni sbagliano. Che perfino nelle più sfavillanti ed esibite vite le contraddizioni, anche le meglio nascoste, a ben guardare emergono. Che basta frugare appena sotto l’ego, nelle tasche sottostanti il visibile per trovarvi pillole antipanico, ansiolitici, antidepressivi e ciò che serve per apparire idonei e per coprire le proprie debolezze. Se da una parte questa cosa mi turba parecchio dall’altro mi rincuora: vuol dire che, nonostante le apparenze, non siete tanto diversi da me e soprattutto che scelgo libri giusti!

- Massimo Anania: Autostop per la notte

- Luigi Capone: Allegri che tra poco si muore

- Gregorio Magini: Cometa

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QUALCOSA CHE STRIDE

Qualcosa non mi quadra, qualcosa stride. Forse perché osservo la realtà da un pezzo limitato di pianeta: il nord-est di uno stivale di terra in mezzo al mediterraneo.
Qui sembra evidente come non reggano tutte quelle analisi sull’espansione di populismi e razzismi a causa dell’aumento della povertà. Stiamo troppo bene e lo sappiamo. Sappiamo di avere capacità mediocri rispetto alle sfide del mondo di oggi, sappiamo di non meritare nemmeno una piccola parte delle cose inutili che inutilmente possediamo, sappiamo di aver compromesso il domani delle generazioni future, sappiamo di aver distrutto l’ambiente e divorato le risorse del pianeta. Sappiamo che un africano o immigrato qualsiasi ha ragione da vendere nel rivendicare la sua parte di ricchezza e che ha l’energia, la voglia di vivere che noi non abbiamo più. Sappiamo tutto questo e abbiamo tanta, tanta paura. Ma talmente tanta da incarognirsi ed arrivare a stare peggio del mal vivere che ci siamo imposti per possedere così tanta inutile roba.
Qui a nord est non si spiega il voto alla lega come la reazione dei poveri, ma come quella dei ricchi miserabili.
Forse sbaglio, nella mia sicuramente parziale visione, ma oggi mi ritrovo più nelle parole di scrittori come Goffredo Parise, Andrea Zanzotto, Francesco Maino, … che nelle analisi socio-politiche che sento e leggo tutti i santi giorni nei media.

- Francesco Maino: Cartongesso

- Goffredo Parise: Dobbiamo disobbedire

- Andrea Zanzotto: In questo progresso scorsoio

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ESIBIZIONISMO RIFLETTENTE

Vorrei dire due parole su due “artisti” che non mi piacciono. Ma vorrei dirle guardando da una prospettiva diversa, distaccata dalle cose che producono. Vorrei parlare di Sferra Ebbasta e dei Queen.
Perché?
Beh, negli ultimi giorni le polemiche su Sfera Ebbasta mi sono, mio malgrado, rimbalzate agli occhi. Critiche feroci sulla sua musica e soprattutto sul suo modo di essere che hanno messo d'accordo sia gli snob della critica altolocata che la ciurma più attempata dei social.
Per quanto riguarda i Queen invece, ho accompagnato mio figlio a vedere “Bohemian Rhapsody” film sulla storia di Freddy Mercury e della band. È bello il film? Non lo so dire, non sono un critico cinematografico, ma sicuramente è esagerato, pomposo come esagerata, pomposa, era la musica dei Queen. C'è dentro tutto quello che ci si aspetta dall'immaginario rock: la ribellione ai genitori, i testi incriminati, l'elogio della droga, e poi ci si muove tra look estrosi, party e gioielli di ogni tipo. L’esaltazione della ribellione e della trasgressione che col successo diventa ricchezza da esibire.
Che poi è la stessa cosa che oggi fa Sfera Ebbasta.
Da parte mia preferisco l'intimismo, la fragilità, la timidezza, sia nell'approccio alla vita che in quello alla musica, però è anche vero che i giovani, da sempre, hanno bisogno di miti. E qui stiamo parlando di mitopoiesi, di quella di ieri e di quella di oggi, e devo dire che si assomigliano molto. Mi sembra che dimentichiamo tutti, che in questi casi abbiamo a che fare più con la creazione di immaginario che con l'arte e la musica. Che siano miti positivi o negativi dipende dai punti di vista e questi, guarda caso, cambiano con l'età. Lo sforzo di chi ha un po' più di anni sulle spalle dovrebbe essere quello di fare uno slalom perenne tra la memoria e l'esperienza, tra quello che siamo stati e quello che siamo diventati. Perché questo slalom ci dovrebbe permettere di non commettere gli stessi errori di tutti i genitori che nella storia si sono susseguiti. Invece ci limitiamo al punto di vista di quello che siamo diventati. E quello che siamo diventati a me non piace per niente.
Questo mi ha fatto capire anche perché nemmeno i Queen e Sfera Ebbasta mi piacciano. Perché entrambi si limitano ad essere uno specchio, forse distorto e di epoche differenti, ma sempre uno specchio della realtà. Senza mai guardare a ciò che sta dietro quell'immagine riflessa e tanto meno (sia mai) tentare di rompere quella superficie riflettente.

 
 

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