Rancore - Live report

26 gennaio 2019 – CSO Pedro (Padova)

31 Gennaio 2019

 

Sabato scorso, 26 gennaio 2019, presso il Centro Sociale Pedro, qui a Padova, è arrivato il rapper Trek Iurcich, che probabilmente così non vi dirà nulla, se non fosse che è conosciuto ai più col suo alias RANCORE. Il palco è stato tenuto inizialmente col DJ Set di Dj PLAKU+DJ LINCH, a cui si son succeduti Cross e Colpo di Stato Poetico.

Rispetto ai precedenti live in tour, Rancore veste la maschera malinconica e depressissima, portando sul palco oltre ai suoi giocattoli, fatti con i cubi di un abaco, anche la sua Orquestra, con tanto di maschere coi bottoni al posto degli occhi.

La sua logorroica parlantina intermezza i breaks spiegando quanto significhi per lui un pubblico vivo e corposo sotto il palco: Rancore è umile e disincantato, non si sarebbe mai aspettato che Musica per Bambini, l’ultimo album, potesse esser ben compreso da un pubblico ampio. Parliamoci chiaro, non perché sia un disco aulico, elevato o fuori dalle righe, bensì per la composizione intima e privata, fuori da circuiti in cui i più potessero riconoscersi.

Ed eppure eccolo lì, nella top ten delle nuove uscite del giungo 2018, tra Sfera e basta, Irama e Gemitaiz (e magari anche Benji e Fede). Un risultato inaspettato ed inatteso anche per lo stesso Trek, come specificherà nel corso del live.

Quel che si nota subito a pelle è la volontà precipua di voler parlare, colloquiare, sputare al mondo rabbia, odio e antichi livori, mentre ci si butta addosso un velo di Maja costruito a causa di un periodo strano e disastroso, dal quale probabilmente il nostro rapper pare ancora ne debba uscire.

Si intervallano nel corso della scaletta le new entries tracks con i pezzi da 90 del passato targati Dj Myke come la soleggiata SUNSHINE e la dark electro DARKNESS. L’atmosfera di luci fluo ed ombre si riempie di melodiche provenienti da libri di favole e di scuola: giri di carillion in Giocattoli, arpeggi di piano melanconici nella fantasy Sangue di Drago, colonne sonore di cartoni animati in Beep Beep. In quest’ultimo caso parliamo di un asmatico quanto assurdo pezzo, in cui Rancore inghiotte rime su rime alla velocità della luce, riprendendo fiato attraverso un nebulizzatore pensato ad hoc.

Chissà se è irriverente cantare Centro Asociale in un centro sociale occupato, è un’antinomia interessante, così come la frase topica “è meglio fare il black block che stare a casa ad aprire un bel blog?”.

Troppo bella anche live è la traccia Arlecchino in cui la similitudine dei vestiti composti con disarmonici pezzi di stoffa, di diversi colori, rappresenta l’Italia, da Bergamo a Napoli, da Bolzano a Lampedusa.

Possiamo immaginare, magari perché lo abbiam provato, quanto sia difficile uscire da un labirinto mentale che si manifesta materialmente in cumuli di carta bianca, mentre si tenta di scrivere, scrivere, scrivere; lo specifica Rancore con anafore ripetute all’inverosimile fino a scavare un buco nel cervello degli ascoltatori: l’empatia drizza i peli e crea pelle d’oca, “Abbiamo capito!” pensiamo tutti nelle nostre teste, ma alla fin fine scrolliamo le spalle e continuiamo ad assistere un concerto di chi, conosce infiniti modi di comunicare, ma sol con l’italiano gli solletica la lingua. La nostalgia raggiunge vette apicali con la conclusione capeggiata da Skatepark, in cui la narrazione si concentra sul passaggio dal passato rumoroso e frequentato all’attuale abbandono del parchetto. Riflessioni amare e ricordi condensati fanno ben riflettere su quanto significa oggi esser all’interno di spazi pubblici e sociali.

In conclusione, dopo 1 ora e 45 min di live, pare proprio che i sei anni intercorsi dal precedente album Silenzio, non hanno fatto scolorire alcun ologramma, piuttosto lo hanno evidenziato, con nuove immagini e dissonanze presenti sullo schermo.

 
 

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