40 anni di "Unknown Pleasures"

di Mirco Salvadori e Andrea De Rocco

3 Giugno 2019

Quarant’anni dopo la pubblicazione originale il 14 giugno esce un'edizione limitata di Unknown Pleasures dei Joy Division. L’LP è stampato su vinile 180 grammi rosso rubino con una copertina alternativa che richiama il motivo del design originale.
Unknown Pleasures è uno dei più significanti debutti di tutti i tempi e ha cambiato il sentire musicale di intere generazioni. Noi abbiamo voluto celebrarlo attraverso due brevi racconti che hanno questo album come protagonista.

THE UNKNOWN VOICE OF ITAGLY
di Mirco Salvadori

Mi sono svegliato presto, questa mattina. Come sempre la tv era accesa con mio padre che cincionava bestemmiando, cercava un canale musicale dove dessero musica ‘di quella giusta’, come era abituato a chiamarla. Da quando l’azienda nella quale lavorava da 30 anni ha chiuso, lui cinciona con la tv. Troppo finito per trovar lavoro, cosí dice. Non posso dargli torto, a 60 anni chi vuoi che ti assuma. Oh! Non assumono neanche me! La porta d’entrara si apre ed ecco mia madre, bella sfatta come sempre. Lei si alza alle 4 del mattino e va a pulire uffici. È cosí che tiriamo avanti qui.
Oggi peró noto qualcosa di diverso, non capisco che sia. Forse l’estate in arrivo, il mese di Giugno da sempre amato nella nostra famiglia, non chiedetemi perché.
Mia madre si trascina in salotto e si siede sul bracciolo della poltrona, abbraccia mio padre e tutti e due iniziano a guardarmi intensamente. Davanti a me due sfatti, distrutti sessantenni mi osservano ed io mi sento a disagio finché il silenzio non viene rotto.
Mia madre: quella notte del 14 Giugno di 40 anni fa, io e tuo padre uscivamo dalla discoteca, eravamo stravolti dall’alcol e dai cannoni. Il mondo ci appariva come un luogo orribile dove vivere, nessuno ci capiva, comprendeva il nostro essere dark, sempre seri e tristi. Andavamo fieri della nostra diversitá, ci riconoscevamo in qualcosa d’altro. Tuo padre ed io ci amavamo, ci siamo amati anche dentro quell’auto parcheggiata nel viottolo dietro la disco. Nel mangianastri, a tutto volume, Unknown Pleasure ci aiutava e spronava a volare via, lontano, uno dentro l’altra!
Cosí sei stato concepito, Ian, in quella furibonda notte di 40 anni fa.
Ian, quel nome non lo aveva mai sopportato e poi chi cazzo era Ian? Proprio non reggeva i discorsi nostalgici di quei due.
Senti mamma, dammi 30 eurj che stasera vado a farmi una pizza con i ragazzi e poi abbiamo la finale di The Voice of Italy, che quel fattone di Morgan è troppo figo. E poi c’é anche quella Lamborghini fighissima e il rapper! Oh, anche Gigi D’Alessio non è male. Il vostro Ian ci fa le pippe. Mi dai i 30?
Sioux! Fa mio padre rivolgendosi a mia madre da sempre chiamata con quel nome, ma quella sera, di preservativi nel cruscotto ne avevamo o erano finiti?

ONLY PLEASURES LEFT ALIVE
di Andrea De Rocco

Un tramonto di fine primavera, Andrew guardò fuori attraverso le cortine di foschia del crepuscolo che s’attardava, la notte stava sopraggiungendo lentamente come un messaggero del destino. Le luci dei lampioni si accendevano una dopo l'altra cercando di vincere la maestosa onda oscura della notte.
Ritornò nella stanza. Era lì, tutte le sere a quell'ora, prigioniero per scelta, per lasciarsi avvolgere dal buio e dal suono. La radio gracidava caoticamente alla ricerca della giusta frequenza, mentre lui cercava di posizionarne l'antenna in modo da ricevere meglio le modulazioni nell'etere. Sul tappeto  giacevano i suoi unici compagni: i corpi vaporosi dei cuscini disseminati sul pavimento.
Beccata quella che gli sembrò la stazione radiofonica giusta si distese sui cuscini mentre il giro di basso che usciva dalla radiolina divenne l'attracco ad un'emissione notturna rivelatrice di un mondo sconosciuto. Quando lo speaker presentò quel pezzo e pronunciò il nome della band s'alzò di scatto, come se la sua memoria lo avesse identificato con qualcosa di conosciuto. S'avvicinò frettolosamente allo scaffale per controllare nella confusa raccolta di dischi che suo fratello maggiore gli aveva lasciato in eredità. Vinili che aveva imparato a conoscere attraverso il vecchio giradischi della madre: una valigetta bianco rossa che apriva di rado e solo per ascoltare qualche cantautore. Il fratello amava Guccini, De Gregori, Lolli... ma ricordava che nella collezione c'era un disco alieno, nero, tra i pochi col titolo in inglese. Rammentava bene: la copertina era completamente nera tranne l'iscrizione di piccole onde bianche sul davanti e la minuscola scritta Joy Division – Unknow Pleasures sul retro. Era quello! Apri la valigia giradischi e fece scendere la puntina sulla spessa nera liquirizia di plastica. Una secca batteria elettronica sibilò e poi s'accasciò, un basso pesante e grasso brontolò, una chitarra entrò pungente con un nervoso intreccio di corde e poi quella voce misteriosa e maledetta. La prima facciata s'intitolava “Outside”, mentre la seconda “Inside” e quest'ultima cominciava proprio con la canzone appena sentita alla radio, quella “She's lost control” che non abbandonerà la sua testa per giorni. Quando la puntina gracchiò sull'ultimo solco del vinile Andrew s'alzò per togliere il disco dal piatto e riporlo nella nera custodia ed ebbe uno stordimento, un senso di mancanza, come soffrisse di un'astinenza sonora. Rigirò il disco e fece ridiscendere la puntina e si sentì meglio. Ripeté quel gesto molte volte finché non s'addormentò disteso sul pavimento abbracciato ai suoi amici cuscini. Si svegliò all'alba con le ossa rotte e col vinile che ancora girava nel piatto mentre la luce scavalcava l'oscurità della notte.
Andò in bagno, si guardo nello specchio e vide il suo volto rigato dalle lacrime mentre dalla bocca usciva un piccolo rigagnolo rosso. Quella fu la notte che lo trasformò per sempre in un vampiro assettato di suono.

 
 

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