“Avenida Atlantica, Musiche e Storie dal Brasile" del 8 luglio 2019

edizione straordinaria dedicata a Joao Gilberto - di Juliano Peruzy.

8 Luglio 2019

Il programma musicale è in pausa estiva ma vigila su quello che succede in Brasile. Purtroppo, il triste giorno del saluto a “O Mito”, così era chiamato in Brasile Joao Gilberto, nato Joao Gilberto Prado Pereira de Oliveira, ma spesso chiamato Joazinho dalle persone più care e vicine, è arrivato. Sabato 6 luglio il “papà della Bossa Nova”, nella sua casa di Rio de Janeiro, ci ha lasciati, e con lui si chiude un capitolo storico per il Brasile, come descrive efficacemente un articolo del quotidiano “Folha de Sao Paulo”. È il capitolo relativo alle arti, ma che ovviamente si allargava al sociale, al politico. Era l’epoca lanciata dal presidente J.K., no, non quello nord americano, il nostro J.K., Juscelino Kubitschek, quello dell’ottimismo sopra di tutto. Era l’epoca del delirio della costruzione, anzi, dell’invenzione di una capitale come Brasilia, legata alla figura di Oscar Niemeyer e di Lùcio Costa, quindi all’architettura modernista, e poi del concretismo dei fratelli Pignatari, del neoconcretismo cinematografico di Glauber Rocha, dell’arte del Calcio… e della Bossa Nova! Joazinho era l’ultimo sopravvissuto di quel miraggio, come lo chiama giustamente il quotidiano. L’unico, forse insieme soltanto ad un altro musicista nordamericano, riconosciuto inventore di un genere musicale, un genere musicale che, in questo caso, rivedeva la tradizione del Samba. Eravamo ai confini del golpe del 1964 ma la rivoluzione musicale già covava da tempo… Joazinho provava e riprovava, cercava un suono, “uma batida” unica, nuova e originale che stava girando nella sua testa. A questo proposito vale la pena ricordare un bellissimo libro, “Chega de Saudade. Storia e Storie della Bossa Nova” di Ruy Castro, egregiamente tradotto in Italia per l’editrice sarda Angelica, dove si vive il meraviglioso racconto, praticamente un romanzo, del travaglio intellettuale del ragazzo con la chitarra che aveva una certa passione per il poeta Carlos Drummond de Andrade, che lo influenzerà nell’uso della parola, del portoghese. E l’altro scrittore-poeta Augusto de Campos diventerà il suo primo interprete creando un certo legame tra le due arti, la scrittura e la musica moderna. Superfluo qui ricordare tutti i suoi dischi e le sue composizioni, alcune delle quali fra le più conosciute nell’intero mondo. Basterà andare sui vari siti, leggere le enciclopedie. Superfluo ricordare tutti i grandi che hanno interpretato i suoi successi. Superfluo ricordare i film, i concerti ma anche le truffe che, come tanti grandi autori brasiliani, ha subìto da parte delle case discografiche. Superfluo e triste ricordare gli ultimi anni angustiati da misere liti familiari che lo hanno costretto ad avere gravi problemi economici. Disgustoso è notare che il presidente “Bolsonazi” ancora una volta, praticamente ignorando il fatto, al quale dedica poche insulse parole, si fa conoscere per quello che è, ovvero il pericoloso “vuoto puntato su nativi, neri, gay, insegnanti, foreste e fiumi“(Claudio Leal, Folha de S.Paulo). Importante e bello è invece ricordare sempre un genio dell’arte musicale che, tra l’altro, con il suo pensiero, con la sua “invenzione”, ha permesso un meraviglioso matrimonio artistico, lui che ne ha fatti diversi nella vita personale, tra la musica del Sud America e quella del Nord America, il Jazz, matrimonio sancito dal famoso incontro con Stan Getz (e Carlos Lyra) che tanti splendidi figli musicali ha poi generato. Ciao Joao, e… muito obrigado!   JPY

 
 

 
 

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