Sanremo 2020 - Day 2

Sanremo visto da Sherwood

6 Febbraio 2020

Premessa: ogni giudizio scritto in queste poche righe è soggettivo, dato a caldo e non eccessivamente ragionato.
 
La seconda serata dell'edizione numero 70 del Festival più famoso e iconico della Musica italiana è da poco volta al termine e, facendo i dovuti paragoni con la prima, si è notato immediatamente un netto passo in avanti, sia per quanto riguarda il duo di presentatori (Amadeus e Fiorello), che per la qualità media delle canzoni in gara.

Pronti via! Dileguandoci dai ridondanti commenti sul senso che un Festival come questo deve avere oggi, e di conseguenza sul suo aspetto generale, iniziamo a parlare subito del nocciolo del tema sanremese, la gara delle canzoni! Il formato è lo stesso della prima serata, ad aprire le danze sono i più giovani, che grazie alla loro grinta e alla loro voglia di entrare tra i big della musica italiana, sono sempre in qualche modo una certezza. Nessuna grande delusione, quattro brani piacevoli e che danno il piglio giusto a questo inizio di serata.

Una fase iniziale condita anche e soprattutto dal brio di Rosario Fiorello che - tra imitazioni di Maria De Filippi, balletti con tanto di scivolata (persino quella con stile) e canzoni dedicate al Festival - come spesso accade, porta a pensare “meno male che c'è lui”! Già, perché a livello di conduzione quest'anno il Festival sembrerebbe scricchiolare. Le co-conduttrici del gentil sesso, nella seconda proprio come nella prima serata, non hanno superato l'esame “Ansia da Sanremo”, e non hanno entusiasmato. A loro discolpa c'è da dire che, oltre ad un breve spazio a loro dedicato a notte già inoltrata, non hanno avuto alcun ruolo oltre a quello di presentare poche canzoni. Che sia stato un bene o un male, lascio la questione al lettore. Al Direttore Amadeus va perlomeno riconosciuto lo sforzo di aver fatto passi da gigante in una sola sera, ma ancora non sembrerebbe aver raggiunto livelli troppo alti di intrattenimento in stile Sanremo.

Parliamo di ospiti? Una marea di volti cari alla musica italiana, ma non solo, si sono susseguiti sul palco dell'Ariston tra una canzone e l'altra. A guidare il carro c'è una storica reunion. I Ricchi e Poveri riuniti, tralasciando chiaramente i valori tecnici dell'esibizione, in questo caso poco importanti, sono certamente stati un'emozione particolare e piacevole. Degna di nota anche la performance di Zucchero, che di palchi importanti come questo ne sa giusto qualcosa. Gigi D'Alessio omaggia i 20 di Non dirgli Mai ma lo fa a corto di voce, si mantiene comunque dignitoso fino alla fine. Grande come sempre il contributo di Massimo Ranieri, che si lancia in un duetto con il sempre presente Tiziano Ferro sulle note della sua immensa Perdere l'Amore. Sul palco anche il numero uno del tennis Novak Djokovic; la moglie del compianto Fabrizio Frizzi per un piccolo omaggio il giorno del compleanno; e Maria De Filippi (quella vera) ma solo in linea telefonica sullo Smartphone di Fiorello. Toccante infine la canzone scritta da Paolo, un ragazzo affetto di Sla che ha coronato il sogno di cantare sul palco più prestigioso d'Italia. Unico difetto, l'arringa finale è durata decisamente qualche minuto di troppo.

È il momento di una panoramica sulle canzoni in gara, un giudizio il mio che non si trova d'accordo con i risultati dati dalla giuria demoscopica. In quanto la spilla del “migliore in campo” la do a Rancore, il rapper romano che con Eden ha catturato pienamente la mia attenzione ormai calante da qualche minuto. Si ergono dalla mediocrità anche le canzoni di Levante e Francesco Gabbani. Una piacevole sorpresa è stata quella di sentire ancora una volta il rock di Piero Pelù, anche se non di certo in una delle sue migliori esibizioni. Aspettative non del tutto rispettate nemmeno dai Pinguini Tattici Nucleari, che danno l'impressione di aver cercato di seguire la strada battuta dallo Stato Sociale con Un Estate in Vacanza, ma non con la stessa presa.

Chi non passa l'esame sanremese di quest'anno, a mio parere, sono più della metà degli artisti ascoltati. Non che sia una grossa novità conoscendo lo standard della competizione, ma ogni anno è giusto sperarci. La linea della mediocrità regna sovrana per buona parte della serata. Piatte le performance di Enrico Nigiotti e Junior Cally. La dedica alla madre di Giordana Angi non convince. Paolo Jannacci e Michele Zarrillo hanno messo a dura prova la mia permanenza davanti allo schermo. Elettra Lamborghini, forse preferirei non commentare.

Insomma, racchiudendo tutto questo in un unico grande calderone, la seconda serata dela Festival di Sanremo ha senza dubbio migliorato più o meno in tutto le pessime impressioni della prima. Non si discosta tuttavia dall'aura di mediocrità che, diciamocelo, è anche un po iconica di questo spettacolo. Lancia tante esche per smuovere i cuori delle persone, ma non così spesso ci riesce. Si apprezzano i passi in avanti, ma c'è ancora da lavorare.

Foto: Matteo Rasero/LaPresse

 
 
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