intervista a Johann Merrich

L'imperiale eclettismo elettrico

di Mirco Salvadori

4 Marzo 2020

Un tempo mi chiedevo se anche le pecore elettriche sognassero gli androidi, cercavo una sorta di parità di genere in una realtà che poneva l'intelligenza artificiale al centro dell'attenzione dimenticandosi in qualche modo degli esseri viventi. Il tempo ha plasmato la furia fantascientifica anche grazie alla sperimentazione che ora rende assai più semplice pensare una macchina immersa in un sogno virtuale abitato da pecore che a loro volta la sognano.
Ciò che un tempo si pensava stupidamente incredibile si è finalmente rivelato reale come l'esistenza di un gran numero di donne che si occupano di ricerca in campo elettronico, Johann Merrich è una di queste.


Johann Merrich è una compositrice, ricercatrice e organizzatrice di suoni. Se il primo e il secondo sostantivo sono facilmente comprensibili, il terzo permette a una domanda di far capolino. Che tipo di suoni organizzi e come.

Ho sempre organizzato suoni elettronici e dal 2018, con il mio duo L'Impero della Luce, mi occupo dei suoni dei campi elettromagnetici emessi da dispositivi di uso quotidiano (vecchie radio-sveglie, lampade, lettori Dvd, alimentatori...). Trascorro molto tempo ascoltando i suoni frutto del nostro progresso, li apprezzo, li scelgo e poi decido come disporli nel tempo durante i live o nelle registrazioni. La definizione "organizzazione del suono" viene fuori dal padre della sperimentazione, John Cage, che nel suo "Il futuro della musica" affermava: "Se la parola musica è sacra e deve essere riservata agli strumenti del Sette-Ottocento, potremmo sostituirla con un termine più significativo: organizzazione del suono".

Anna Giulia in arte Johann Merrich. Una bella carrellata sulla tua vita artistica. Con calma, no rush.

Mi occupo di sperimentazione elettronica da quasi vent'anni; come molti altri colleghi, anche se non ho ricevuto una formazione accademica, ho iniziato ad avvicinarmi ai sintetizzatori e alla storia della musica elettronica. Ho lavorato per la danza e per il teatro, prodotto istruzioni grafiche e verbali per ensemble elettroniche, realizzato installazioni e inciso qualche disco. Ho avuto la fortuna di incontrare tanti musicisti e sperimentatori che mi hanno permesso di realizzare quel che avevo in mente e di imparare nuove tecniche. In questi anni ho avuto il privilegio di fare moltissime cose in Italia e all'estero, dai bar fumosi di Sarajevo alla Biennale d'arte di Venezia, dall'osteria sotto casa al festival di Santarcangelo dove ho potuto accompagnare il sonno degli ascoltatori durante uno sleep concert nel 2018...  Nelle sezioni "works" del mio sito c'è una selezione dei miei lavori: https://johannmerrichmusic.wordpress.com/

Non solo suoni ma anche scrittura dedicata al suono elettronico proposto al femminile con la pubblicazione di due libri sul tema.

Credo che lo studio della storia della musica sia imprescindibile per qualsiasi musicista; studiare la storia della musica elettronica e della sperimentazione ti permette di sapere cosa è già stato fatto, il come e il perché, informazioni importanti se si desidera sfruttare a pieno il potenziale della musica. Ho sentito il dovere di concentrarmi sul versante femminile semplicemente perché non trovavo pubblicazioni esaustive sul tema, in lingua italiana prima del mio "Pioniere della musica elettronica" (Auditorium Edizioni, 2012) non c'era proprio nessun volume dedicato alla questione. L'anno scorso è uscito per Arcana "Breve storia della musica elettronica e delle sue protagoniste" (disponibile qui: http://bit.ly/Merrich_BreveStoria_Arcana), il mio secondo contributo che raccoglie qualche anno di ricerca e che mira alla genesi di una nuova storia della musica elettronica, questa volta capace di comprendere opere realizzate da ambo i sessi.

E' da relativamente poco tempo che si parla di elettronica al femminile in modo diffuso e non come si fosse in presenza di chissà quale fenomeno alieno. Amerei approfittare dell'occasione per avere un tuo parere a proposito.

Il numero dei nomi di donne che vedo circolare nel panorama della musica elettronica italiana è in crescita, un fatto che mi fa molto piacere e che spero porterà alla normalizzazione degli equilibri. Quando abbiamo fondato il nostro collettivo electronicgirls, nel 2009, le ragazze dedite all'elettronica in Italia erano davvero poche. Credo che ci sia ancora molto da fare per cambiare le mentalità, i meccanismi di inclusione e di percezione del femminile, non solo nel mondo della musica. Da gennaio faccio parte - con il progetto L'Impero della Luce -  di un programma europeo annuale, Keychange, che mira al raggiungimento della parità di genere nei maggiori festival di Europa e Canada; sono stata di recente al kick-off meeting delle attività organizzato Stoccolma e ho potuto toccare con mano l'impegno virtuoso di molte istituzioni estere che sperò sarà seguito anche dal nostro Paese.

Da circa un anno, correggimi se sbaglio, distribuisci interessanti e breve storie attraverso la tua newsletter. Parlacene

Ho iniziato l'avventura delle Brevi Storie a ottobre 2018: si tratta di una mail che invio ogni sabato per raccontare aneddoti tratti dalla storia della sperimentazione accompagnati da ascolti, video, documentari... È un'operazione gratuita fatta per l'amore della condivisione, mi fa piacere diffondere delle storie dimenticate, aumentare la coscienza storica con l'obiettivo di potenziare le letture critiche delle persone che si interessano a questa materia. Ci si può iscrivere dal mio sito, qui: https://johannmerrichmusic.wordpress.com/breve-storia/  e seguire la pagina facebook che le raccoglie in pillole: https://www.facebook.com/BreveStoriadellaMusicaElettronica

Continuiamo questa lunga passeggiata lungo il tuo percorso artistico e giungiamo all'esperienza della Net Label Electronicgirls.

Electronicgirls nasce nello stesso periodo in cui avevo iniziato a occuparmi delle pioniere della musica elettronica attraverso un blog che raccoglieva le mie prime ricerche. Dall'incontro con alcune musiciste e dj del veneziano, tra cui LECRI, è nato un collettivo poi trasformatosi in una netlabel. Abbiamo diffuso gratuitamente una ventina di dischi in formato digitale con licenze Creative Commons, curato e realizzato tante serate e progetti formativi tra Venezia e Mestre... Sono stati nove anni molto belli e densi di incontri con musicisti e musiciste provenienti da tutto il mondo. Ora la netlabel ha cessato le sue attività ma i dischi sono ancora disponibili qui: https://electronicgirlslabel.weebly.com/releases.html

Quale il tuo punto di vista in relazione alla crisi di queste etichette legate alla diffusione dei suoni in Creative Commons.

È un problema molto complesso. Da parte mia, ho preso la decisione di fermarmi con electronicgirls dopo tanti anni perché una netlabel comporta davvero molte attenzioni, lavoro e cure. Oggi, in un periodo in cui la diffusione di musica sul web rappresenta una mole di traffico dati incredibile, non sempre gli artisti sentono la necessità di appoggiarsi a una net label perché esistono moltissimi strumenti alternativi, penso a piattaforme come Bandcamp o alle compagnie di distribuzione digitale che consentono una vasta diffusione del materiale sonoro a pagamento. A mio avviso, il proliferare delle netlabel nei decenni scorsi ha portato buoni frutti ma ha fatto anche i suoi danni: molte volte si riscontrava poca attenzione alla qualità, le selezioni spesso risultavano di dubbio gusto e così facendo la parola netlabel è diventata pian piano sinonimo di hobbismo, cosa per nulla vera dato che ne esistono moltissime che ancor oggi sfornano bei lavori.

I tuoi progetti sono stati e sono numerosi, prima di iniziare a parlare dell'ultima esperienza come Impero della Luce amerei tu citassi quelli che più ti hanno coinvolto e donato soddisfazioni.

Mi sono sempre buttata a capofitto nei progetti che ho potuto realizzare nel corso degli anni ed ho sempre creduto molto in ognuno di essi; sono affezionata alle esperienze fatte con il team di Live Arts Cultures, associazione culturale di Forte Marghera, che per anni ha tenuto vivo il linguaggio della sperimentazione attraverso residenze artistiche, workshop e un festival, Electro Camp. Anche i lavori scritti per grandi ensemble elettroniche come 21 o Silver River (https://johannmerrichmusic.wordpress.com/2016-2/) sono stati molto emozionanti... Trovo che sia davvero prezioso riuscire a coinvolgere tante persone accomunate dalla volontà di produrre una musica che sino a prima era solo un'idea, un'istruzione scritta su un foglio di carta. La più grande soddisfazione credo però sia stata riuscire a convincere Markus Stockhausen a proporre un laboratorio di Musica Intuitiva - poetica concepita dal padre per la pratica di certa musica elettronica - a Forte Marghera. Sono stati dei giorni incredibilmente nutrienti e indimenticabili.

Mi ha sempre incuriosito il tuo lato "cattedratico" (leggilo tra virgolette mi raccomando), dovuto forse al tuo sconfinato amore per il kraut che affiora di tanto in tanto ascoltando e seguendo il tuo percorso. Come mai la Merrich decide di occuparsi di composizione con solide basi nell'elettronica contemporanea e anche di proporla nei suoi live, diversamente dai e dalle sue colleghe che agiscono in realtà legate ad una visione diversa, per certi aspetti più fruibile della materia?

Le atmosfere dilatate di certa kosmische musik sono molto radicate in me; ho iniziato a fare elettronica pensando ai primi Cluster o ai Popol Vuh e non ad Aphex Twin... Una delle qualità che ricerco mentre ascolto i suoni è l'innesco dell'immaginazione, un processo che cerco di stimolare con la mia musica. È proprio la concessione di questa libertà a tenermi distante dalle canzoni: mi interessa dare all'ascoltatore la possibilità di completare le organizzazioni del suono con immagini intime e autogenerative. È sicuramente una fruizione della musica più complessa, che richiede lo "sforzo" di partecipare con un ascolto attento, di abbassare le difese e abbandonarsi al flusso abbozzato da chi organizza i suoni... In questa musica, nessuno ti rassicurerà con un ritornello prevedibile.

Chi è l'argonauta che ti affianca dal 2018 alla guida dell'Impero della Luce e cosa cela nella corrente (elettrica) propagata. Illuminaci.

eeviac è un illustratore e graphic designer che da anni lavora nella musica (qui un'occhiata ai suoi lavori: https://www.behance.net/eeviac-artworks); crea artwork per band (tra i vari: Father Murphy, Bologna Violenta, Captain Mantell...), festival e concerti. Si è occupato di visual con dispositivi analogici durante i set di artisti come Be Invisible Now e di video per band come Satan is my Brother. Ci conosciamo da molti anni ma è stato grazie a SubSculture Art Festival, un'iniziativa di Treviso dedicata alle arti contemporanee, che abbiamo iniziato a progettare un lavoro assieme per l'edizione 2018 del Festival. La manifestazione aveva come tema gli scenari possibili di un futuro distopico; siccome siamo entrambi appassionati di esplorazione spaziale e storia della fisica, abbiamo unito le nostre curiosità e ragionando sul tema proposto abbiamo dato vita a un progetto musicale: L'Impero della Luce... L'entusiasmo è stato tale che il progetto è diventato ora il centro delle nostre attenzioni.

Abbandoniamo l'elettronica e immergiamoci nell'elettricità, più precisamente tuffiamoci nelle profondità del Mare di Dirac la cui esistenza non è molto nota ai più. A te il piacere di spiegare cos'è, oltre ad essere il titolo del primo vostro lavoro uscito in digitale il 20 Febbraio.

Tra i massimi fisici di tutti i tempi, per raccontare l'energia negativa Paul Dirac dà una nuova immagine del vuoto: con una metafora poetica, descrive un infinito mare dove nuotano invisibili e indisturbate le particelle ad energia negativa. Di tanto in tanto - se opportunamente caricate - queste particelle possono zampillare fuori, come pesci lucenti, e trasformarsi in elementi visibili della superficie ad energia positiva. In questa danza marina fatta di guizzi di luce, il loro vecchio posto, laggiù negli abissi, prenderà un nome e una forma opposta: quella dell'antimateria... Consideriamo la nostra musica come un viaggio a ritroso nel tempo della tecnologia, un racconto che preferisce le regole della materia a quelle dell'armonia musicale, una narrazione in cui la musica elettronica torna a essere la musica dell'elettrone. Il titolo del nostro disco, Il Mare di Dirac, e di sei dei suoi movimenti costituiscono un omaggio ad argomenti e protagonisti della fisica delle particelle elementari, delineando un'affinità ben più che poetica tra il nostro suono e questo intricato mare di conoscenza.

Dove ti porterà l'induzione elettromagnetica e il flusso elettronico in questi tempi di virus.

Virus permettendo, con L'Impero della Luce il 28 marzo saremo alla Tallinn Music Week per presentare per la prima volta in live il nostro disco, Il Mare di Dirac. Come accennavo, il nostro progetto fa parte di un programma europeo - Keychange 2020 - che speriamo possa aiutarci a diffondere la nostra musica attraverso i festival e la rete di operatori che fa parte di questa iniziativa. Da maggio in poi saremo abbastanza impegnati con diverse date attraverso l'Italia, consiglio quindi di seguire la pagina facebook dell'Impero della Luce - https://www.facebook.com/imperodellaluce -  e, naturalmente, di ascoltare e acquistare il nostro album al link indicato.

 
 

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