Recensione a cura di Mirco Salvadori

L'ansia di chiarezza e il groviglio che soffoca

Entanglement, l'ultimo album di OTTODIX

13 Marzo 2020

Con profondo timore spalanco il balcone che mi ripara dall'esterno, un luogo all'improvviso divenuto sconosciuto, alieno, pericoloso, forse mortale. Cerco di trattenere il respiro più che posso e a piedi nudi mi avvicino fino al ciglio di questo grattacielo ormai ridotto in macerie, i polmoni malandati per i troppi germi accumulati chiudono le porte all'ossigeno, la vista si offusca. Sotto di me si spalanca l'insopportabile groviglio che soffoca ma l'ansia e la voglia di chiarezza mi spinge a proseguire. Sono in bilico sul freddo cemento, chiudo gli occhi e mi tuffo, voglio capire cosa scivola, corre, respira, si muove e contorce, dentro quell'enorme e viscido garbuglio.

L'impatto è soffice forse troppo soffice. Apro gli occhi e tutto intorno scorgo il bianco accecante della schiuma prodotta dalle decine di tentacoli che dolcemente mi sorreggono. Sorprendersi di trovare dolcezza lì dove si pensava esistesse la morte è cosa che a dir poco stupisce ma per chi è abituato a lanciarsi dai grattacieli in rovina non è una novità. La creatura con la quale tra poco mi immergerò e mi accompagnerà nel suo mondo è tra le più insidiose perché non ti fa capire chi realmente è. Apparentemente sembra un semplice e interessante cefalopode, assai attivo mentalmente, fin troppo facile da studiare e ascoltare. Seguendo però la sua immersione si possono scoprire particolarità che una semplice occhiata non può percepire.

Il mio avvicinamento ai lavori di Alessandro 'Ottodix' Zannier, artista che da molti anni si occupa di musica e arte visiva è sempre stato cauto. Procedo ormai da parecchio tempo su binari che mi conducono verso altre direzioni sonore ma la conoscenza con l'artefice delle peripezie non solo artistiche che precedono ogni suo nuovo disco, non può esimermi di ascoltarlo e parlarne. Per farlo ho usato un inizio fantasioso e distopico così come spiacevoli e per nulla desiderabili sono gli argomenti trattati in Entanglement: lo scioglimento dei ghiacci, l'impossibilità di comunicare, l'inquinamento dei mari e degli oceani, la violenza, la critica politica nei riguardi di un occidente che tutto ingurgita, la sopraffazione e la voglia comunque non vinta di rinascere a nuova vita.
Sono due i piani sui quali agire per cercare di conoscere a fondo il mondo di questo artista multimediale che ha scelto la dicotomia come base del suo lavoro: la difficoltà nell'esprimere e diffondere un messaggio colmo di contenuti seri e importanti inserendoli in una costante legata alla semplicità e facilità del messaggio stesso, sia musicalmente che a livello di testi, incredibilmente capaci di raggiungere velocemente il bersaglio. Forse troppo densi, colmi di significanze che ti investono veloci, figlie di una scrittura pensata per i pochi caratteri a disposizione, intensa e aggressiva ma al contempo irresistibile nelle studiate e immediate rime. Il rischio in questi casi è la perdita di potenza reale nel contenuto che si intende diffondere, la troppa immediatezza supportata dal ritmo incalzante di un suono volutamente fruibile, li rende vulnerabili all'indifferenza di un pubblico abituato 'all'impegno da Sanremo'. Ma questo è un rischio che il nostro senz'altro mette in conto.

Prima si parlava di difficoltà contrapposta alla facilità. Ottodix questa difficoltà la cerca, ne è cosciente e insiste nel continuare a proporla con un suono che ormai è riconoscibile, soggettivo, musica che si badi bene è costruita appositamente per soddisfare ovviamente il suo volere ma anche quello del vasto pubblico synt-pop che non credo comprenda le sottili e importanti diversità tra ciò che ascolterà nei solchi di Entanglement e quell'antica disciplina in auge decenni or sono.

Continuiamo questa discesa nel mondo musicale di Alessandro Zannier in arte Ottodix e ascoltiamo i suoni che il suo passaggio produce. La novità di questo disco è l'apparizione alla co-produzione di Flavio Ferri, un meraviglioso libero pensatore capace di epocali e suadenti poetiche in compagnia del suo sodale Carlo Bertotti nei DeltaV e altrettanto convincente rockettaro nelle esplodenti sonorità del progetto multimediale Girls Bite Dogs assieme al videomaker Fabrizio Rossetti.
L'apporto di Ferri si percepisce, si riesce a distinguere la sua elegante presenza in alcune tracce, le più vicine al mood downtempo tipo Isole Remote, Africa By Night o la title track, così come nelle purissime intro rock di Mesopotamia o nelle tessiture cromatiche di Gengis Kahn, per uniformarsi poi alla sinfonia modernista supportata da una notevole vocalità che ha radici nell'esperienza degli anni '80, cari all'Ottodix cantante. Da citare i musicisti che accompagnano il frontman in questo viaggio. Bravissimi professionisti capaci di creare le giuste atmosfere aggiungendo del proprio, come nel caso di Loris Sovernigo al pianoforte e alle tastiere o l'ensamble di archi con il quale il musicista trevigiano si offre al pubblico nei suoi live acustici.

Entanglement è un oggetto esplodente che può deflagrare in stile karaoke all'interno dell'abitacolo di un autoveicolo lanciato a velocità sostenuta lungo le strade desertificate dai virus. È lui stesso un agente patogeno capace di agganciarsi alla tua memoria con le sue rime facili e piacevolmente aggressive. "L'aria che nutre, viene dal mondo ma l'avveleni in un solo secondo" è la stessa che ho respirato a fatica non appena si è spalancata la finestra in cima a quel grattacielo in rovina, è l'aria che ha accolto il mio volo, la stessa trattenuta dalle decine di tentacoli che ora spingono questa vettura oltre la velocità consentita, lungo la deserta autostrada dell'ascolto senza confini, direttamente dentro il clamore della passione per l'indipendenza artistica, qualsiasi essa sia.

 
 

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