Lucia Manca - Attese, vol.1, respirare ancora e ancora

Quando l’onda che ti spinge è vita che arriva

23 Marzo 2020

Ho un ricordo chiaro di quando scoprii Lucia Manca, fu con Hotel Riviera di Jolly Mare passato su Babylon, programma di Carlo Pastore di Rai Radio 2, uno dei pochi momenti in cui la radio pubblica faceva il suo compito: cultura. Uno dei pochi, perché ora Babylon è chiuso, e tocca ai rivoli dei media radiofonici sparsi per la nazione cercare di fare la differenza, parlare di musica nuova, la quale non deve essere per forza la traduzione sonora del «Mattone polacco, minimalista di scrittore morto suicida giovanissimo. Copie vendute due». (Anche) Per questo trovate Lucia nella tracklist di Indica.

Tornando a noi… avevo Hotel Riviera a palla nella stanza e poi ancora nell'auto mentre andavo in giro per Padova qualche anno fa, in quella calda estate dove mi dividevo fra lavoro, tesi e bevute ogni sera con i compagni di corso. Ricordi assurdi che tengo stretti al cuore come fossero tramonti infiniti al neon visti dalla finestra delle vacanze. Tengo anche l'afa di quella stagione perché non mi pesava, anzi, rendeva tutto talmente rallentato e soffuso che ispirava a goderti di più i momenti. C'era amore, amore vero, fisico, condiviso, non stronzate banali, lo sentivi sulla pelle già dagli abbracci e dagli sguardi.

Ed è proprio qua che penso si inserisca la bravura delle canzoni di Lucia Manca e di questo nuovo Ep Attese, vol.1, con quella virgola messa lì quasi apposta, a rallentare la lettura, come fosse l'afa appena citata. Questo il mood che la produzione e la sua interpretazione portano con sé. Un'osservazione intensa, al contempo istintiva, audace e vorace di vita e della vita.

Prendiamo ad esempio Respirare: essa contempla tutto ciò che viene prima di un bel momento, riflette senza riflettere sulla bellezza della tensione di quando stai per afferrare una cosa che ti piace, sai che la puoi afferrare, ma è come se quasi volessi rallentare quel momento antecedente perché pure la tensione fa parte del godimento. E la parola respirare è onomatopeica: quel lungo respiro prima di gettarsi nel vuoto, il suono della propria cassa toracica, del petto che inspira e poi espira, lasciando quasi che il flusso dell’esistenza venga trasmesso al resto della realtà. Più grossa è questa azione e più sarà intenso quanto si sta per vivere. Nel brano spicca inoltre il sound: synth rarefatti ed essenziali che ricordano tanto la vaporwave e rientrano perfettamente nella concezione generale che l’artista porta con sé fin dal precedente lavoro Maledetto e Benedetto.

Lucia riesce a far entrare nel suo mondo, nella sua concezione sonora, tanto sfavillante quanto intima e ricercata, essenziale e comprensibile, capace di sensibilità ed empatia. Attese, vol.1 sa andare a raccontare momenti, serali, notturni, con una narrazione giocata sull’eterno conflitto fra l’idea di voler e il fare, facendo focalizzare l’ascoltare sulla bellezza intrinseca delle singole pennellate atte a disegnare l’opera.

 
 
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