Diario di una quarantena - VII settimana

La vita in zona rossa, vista da Sherwood

25 Aprile 2020

La giornata della Liberazione mai come oggi assume un senso eufemistico.

Sotto le nostre finestre non scorrono squadracce armate, nel nostro cielo non rombano aerei militari. Non vedo case e parchi distrutti, gente in strada in stracci e pianti di bambini. Non siamo certamente in guerra.

Mi riaffaccio, non vedo macchine scorrazzare con il palmo della mano sul clacson all’impazzata, musiche dei giradischi, le radio La voce del padrone aizzanti.
Non siamo nemmeno alla fine di una guerra.

Ma siamo comunque ridotti in macerie.

Siamo una società spaventata, divisa, polemica, che sta collezionando fin troppa solitudine a discapito di una socializzazione ben più auspicabile.
Il rapporto umano crea empatia, il vedersi finanche toccarsi crea calore. Ma a cosa andremo incontro, presto, nel momento in cui anche un sorriso dovrà celarsi al di sotto di una mascherina chirurgica?
Una stretta di mano sarà negata dallo sfregamento di guanti in lattice, la chiacchiera amichevole ridotta a cenni timidi di saluto onde evitare rifiuti spaventati (ed una situazione imbarazzante?).

Non so che cosa pensare. Sta di certo che il 4 maggio si avvicina come un Giano bifronte: da un lato, freme l’entusiasmo di fuoriuscire in strada, senza dover per forza essere spinto da una necessità impellente ed improrogabile. Dall’altro lato vi è un terrore elevato: cosa ne sarà di quel che era? Come sarà il mio stato d’animo una volta che prendo il 10 per arrivare in Stazione?

Il caos è ormai ipertrofico. Non riesco a far spazio ed ordine nei tanti dubitativi che si accavallano.
Vi è però una consolazione: probabilmente questa è l’ultima settimana che scriverò un diario dalla quarantena, essendo che, sabato prossimo sarà l’occasione per serrare le file su quanto ho appreso in questo periodo di reclusione forzata.

I libri si stipano sul comodino traballante. I dischi ormai sono parte integrante delle giornate sin troppo silenziose. I dolci e gli impasti sono lontani ricordi della romanticizzazione iniziale dello stareacasismo.
Tutto quel che ho provato quest’ultima settimana, comprensivo di compleanno in quarantena, l’ho ritrovato in questo pezzo:

 
 
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