Perché guardare oggi "La finestra sul cortile" di Alfred Hitchcock

Un piccolo approfondimento a 40 anni dalla morte del regista

6 Maggio 2020

Il 29 aprile di 40 anni fa moriva Sir Alfred Joseph Hitchcock e, visto che le ricorrenze sono sempre una scusa buona per ritirare fuori cose vecchie senza apparire noiosi o nostalgici, colgo la palla al balzo per parlarvi di un film di cui, in realtà, avrei voluto parlare comunque. Perché, e di questo spero di riuscire a convincervi, La finestra sul cortile (1954) poi tanto vecchio non è.

New York, anni cinquanta, un'estate particolarmente afosa. Jeff, fotografo di viaggio e d'avventura, è costretto sulla sedia a rotelle per via di una gamba rotta. Bloccato in casa, divorato dalla noia, passa le giornate ad osservare (spiare?) i vicini di casa, obbligati per via del grande caldo a tenere le finestre costantemente aperte. E già qui, ammetterete, i parallelismi con la situazione che stiamo vivendo si sprecano. Se poi vi dico che Jeff a un certo punto chiama i poliziotti per mandarli a ispezionare l'abitazione del suo dirimpettaio sulla base di alcuni vaghi sospetti, allora di sicuro vi metterete a ridere, o a piangere, a seconda dello spirito con cui affrontate l'atmosfera da caccia all'untore di cui siamo quotidianamente testimoni. Ma parliamo di cinema.

A Hitchcock infatti bastano due, elegantissime, premesse (un uomo immobilizzato e il caldo insopportabile) per dare il via a un perfetto meccanismo narrativo, una storia che funziona così bene, ma così bene, da farvi pensare, al termine del film, che non sarebbe potuta andare in nessun altro modo. Jeff, in una notte piovosa, sente un urlo di donna: il giorno dopo una delle sue vicine è sparita e il marito è impegnato in sospetti armeggiamenti. Ad aiutare il reporter nelle sue improbabili indagini la fidanzata Lisa e Stella, l'infermiera della compagnia assicurativa che quotidianamente gli fa visita.

È un thriller, è un film di suspense, ma è così tanto di più. È una storia d'amore, ma di un amore incerto e titubante (di un amore realistico, potremmo dire). Mentre Jeff medita sul suo futuro con Lisa, preoccupato dallo stile di vita apparentemente così diverso che i due conducono, vede, alla finestra, le rappresentazioni delle speranze e delle paure che nutre nei confronti dell'amore matrimoniale: coppie felici, coppie banali, coppie che stanno assieme pur odiandosi; e ancora giovani belli e liberi e uomini e donne che stanno invecchiando da soli. E anche se, sulla carta, non c'è alcun motivo per cui lui e Lisa dovrebbero lasciarsi, tutto sembra spingere in quella direzione (chi non ci è mai passato alzi la mano).  

È un manuale di tecnica cinematografica. I colori saturi del technicolor, l'audio magistralmente registrato in presa diretta, il set talmente dettagliato da sembrare una casa per le bambole. Basta un piano sequenza di un minuto a inizio film per farci fare conoscenza col protagonista attraverso i dettagli della sua abitazione, farci sapere tutto di lui senza che nessuno apra bocca. E poi abbiamo l'utilizzo dei punti di vista, che forse è dove più sta il genio registico. Con la telecamera che non esce quasi mai dalla stanza dove siede il protagonista noi ci troviamo, come lui, immobilizzati, impotenti nei confronti di ciò che succede dall'altra parte del cortile, vorremmo urlare a Lisa di stare attenta ma non possiamo, perché siamo chiusi in quella stanza con una gamba rotta. Tanto che, quando l'assassino per la prima volta si accorge di Jeff, lo guarda puntando lo sguardo dritto in camera, perché in realtà è noi che sta guardando. 

Ultima menzione, necessaria, va ai dialoghi: La finestra sul cortileè ambientata in un salotto, e il tono del parlato è quello che vi si addice: forbito, elegante, al contempo ironico e naturale. Troverete battute classiche ma che potrebbero tornarvi utili nella vita di tutti i giorni «Non mi rivedrai per molto tempo. Comunque... Non prima di domani sera!», modi di dire desueti ma che meriterebbero di tornare alla ribalta «mi organizzerebbe un panino imbottito?» e frasi che sono più vere al tempo dei social di quanto non lo fossero 66 anni fa «Siamo diventati una bella razza di guardoni!».

Insomma, La finestra sul cortile è un film da guardare in tempi immobili, così da gustarne l'eloquio, la lentezza e la particolare qualità di brivido. Un film da guardare la sera, ancora meglio se fuori pioviggina. Un film, soprattutto, da guardare con un bicchiere di vino in mano, per brindare alle cose fatte bene.

 
 
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