"I Racconti delle Donne", a cura di Annalena Benini

Recensione della nuova raccolta di venti racconti di venti scrittrici dell’ultimo secolo

12 Maggio 2020


Gli “stream of consciousness” di Virginia Woolf.
Le atmosfere tra l’antico e il presente di Marguerite Yourcenar.
Le riflessioni di una limpidezza e di una semplicità sconvolgente di Natalia Ginzburg.
I ricordi struggenti di Elsa Morante.
L’amore brutale di cui racconta Edna O’Brien.
La disperazione di non vedersi legittimata in un mondo maschile di Kathryn Chetkovich.
Gli episodi di un’esotica violenza di Chimamanda Ngozi Adichie.
Un matrimonio che si trasforma in una guerra crudele nel racconto di Yasmina Reza.

E tante altre voci di donne che si intrecciano, si uniscono, si diramano per poi riprendersi, come le melodie di tanti strumenti diversi. Nel ruolo di direttrice d’orchestra, Annalena Benini, che con le sue pagine di commento armonizza il tutto in una splendida sinfonia.

Tutto questo in un unico volume, in cui sono raccolti venti racconti di venti scrittrici dell’ultimo secolo. Alcune famosissime, altre meno conosciute ma ugualmente grandi in ciò che hanno scritto.

Le protagoniste sono donne che si confrontano ogni giorno con il mondo cercando in tutti i modi di afferrarlo nella sua complessità. Allo stesso tempo, però, si sentono appesantite dal fardello della loro femminilità, che troppo spesso le trascina giù nei pozzi di cui Natalia Ginzburg parla nel Discorso sulle Donne.

Il pozzo non è altro che «una possibilità di sofferenza sconfinata che gli uomini non conoscono forse perché sono più forti di salute o più in gamba a dimenticare se stessi e a identificarsi con il lavoro che fanno, più sicuri di sé e più padroni del proprio corpo e della propria vita e più liberi». Ogni racconto trabocca di questa sofferenza, di questa sottile disperazione che si manifesta nei modi più svariati: invidia nei confronti di un compagno scrittore che ha più successo, profonda tristezza nel vedere un amante andarsene per sempre, disagio in un matrimonio tutt’altro che idilliaco, inerzia nei confronti di una società che pare non avere un posto per tutti.

Ma «questi pozzi sono anche la nostra forza. Poiché ogni volta che cadiamo nel pozzo noi scendiamo alle più profonde radici del nostro essere umano», come dice Alba de Céspedes in una lettera a Ginzburg.

Queste scrittrici infatti vogliono parlare della Vita, e non solo descrivere con tristezza e amarezza l’universo femminile. E lo fanno dando voce a tutti quei sentimenti, a quelle sensazioni che ognuno di noi vive nella propria quotidianità, che creano la quotidianità, ma a cui nessuno presta mai attenzione. È questa, forse, la vera Letteratura, ovvero essere capaci di parlare di cose banali, e non di sentimenti grandiosi che noi persone comuni forse possiamo solo immaginare e sognare. Queste donne descrivono le più minuscole vicende della vita, ma le fanno brillare, le rendono splendenti, originali e molto più avvincenti di quanto non ci sembrerebbero altrimenti.

«E tutte le cose che avevo amato fino a quel momento, come il vetro e le bugie, gli specchi e le piume, e i bottoni di madreperla, la seta e i salici piangenti, sono passate in secondo piano, rispetto quello che aveva fatto lui»Edna O’Brien, Oggetto d’amore 

Una raccolta da gustare piano piano, assaporando ogni meravigliosa parola, per sentirsi tutti (e non solo le donne!) cullati e compresi, per riconoscersi in emozioni e sensazioni familiari. Ma anche per ritrovarsi, attraverso le pagine, in uno straordinario viaggio nell’intimità umana.


Casa editrice: Einaudi

 
 
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