Miele: il potere salvifico dei nineties

Recensione dell’EP d’esordio

18 Maggio 2020

Premi play e ti trovi catapultato in un mondo fatto di amplificatori in garage, felpe col cappuccio e Converse. Tutto suona incredibilmente nineties in Haven, EP d’esordio di tre ragazzi cremonesi. Allo stesso tempo, tutto suona fresco, autentico, vero.

Niente stereotipi, questi ragazzi magari le Converse nemmeno le indossano e sono animali da studio. Semplicemente, hanno lo spirito alternative nel DNA.

Le canzoni sono rapide, toccano al massimo i tre minuti. La batteria fila dritta, le chitarre belle sporche arpeggiano, le voci armonizzano con immediatezza ed efficacia. Non c’è una nota fuori posto, né una nota più del necessario. In compenso ci sono idee, come lo stop e il finale al ralenti del singolo Everyone But Me. Nel corso della scaletta, comunque, si esplorano anche aperture al dream pop, e momenti più obliqui come Interlude.

La cosa più bella di questo disco, peraltro ottimamente registrato e prodotto, è sentire la coesione delle tracce, tipica di una vera band. Ogni strumento fa quello che deve fare, e il totale è superiore alla somma delle parti.

È un album di musica genuina. Fuori c’é la società con le sue regole, le sue convenzioni, la sua ottusità. Ma chiusa la porta della sala prove, c’è il gruppo, gli amplificatori

Tracklist:

1- Escape You

2- Everyone But Me

3- Oh, My

4- Interlude

5- Wait, Again

6- Who Am I?

Ep autoprodotto, uscito l'8 maggio 2020

 
 
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