Dopo aver ricevuto una mail (press@sherwood.it) con i singoli di Nebil, noi della redazione di Radio Sherwood abbiamo deciso di fare due chiacchiere con lui. Il risultato è stato emozionante!
Ciao Nebil, innanzitutto come va? Come hai vissuto il periodo di quarantena a livello personale e, soprattutto musicale?
Ciao. Questa quarantena l’ho vissuta da aspirante complottista: dato che la maggior parte delle attività che occupavano il mio tempo sono saltate, ho deciso di interrogarmi su quello che succedeva attorno a me… rivalutando le mie fonti d’informazione.
Ho anche preso qualche decisione importante: ho cambiato lavoro per poter dedicare più tempo al songwriting, iniziando la mia carriera di cantautore con Migrante e L’uomo col cappello.
Attualmente vivi a Londra, il singolo appena pubblicato Migrante è ispirato alla tua vita all’estero. Quanto c’è della tua vita nei pezzi che scrivi?
Tutto e niente. L’idea parte sempre da un’intuizione o esperienza personale ma questa dev’essere astratta da me, affinché qualcuno possa riconoscersi.
Migrante parla di me e di chi vive a cavallo tra due paesi e culture, esperienza che arricchisce e smarrisce. Ero ad una lezione di Tai Chi, e la signora con i calzetti rossi (esiste veramente) è stata indisponente nei miei confronti e mi fatto percepire la distanza che voleva mantenere tra me e lei. Quell’episodio mi ha portato a pensare che tutti portiamo delle etichette, che ci servono per appartenere al gruppo con cui cresciamo ma non appena usciamo da quell’ambiente, ecco che le stesse etichette iniziano a limitarci.
Migrante parla anche di mio papà: a vent’anni ha lasciato l’Iraq per continuare i suoi studi, poi ha conosciuto mia mamma e «si è fermato italiano».
A proposito di un altro singolo L’uomo col cappello, c’è un bel connubio di pianoforte, dall’idea più classica e intimistica, con quello del synth, più sperimentale. Come nasce la tua composizione musicale?
Sulla composizione per me è d’obbligo il lavoro di squadra. Il rischio dell’auto-citazione è sempre dietro l’angolo cosi come quello di perdere la motivazione. Quando puoi contare sull’aiuto di qualcuno è molto più difficile fermarsi al primo ostacolo.
L’uomo col cappello ha una storia a sé. È la prima canzone che ho scritto… non sapevo nemmeno si trattasse di una canzone! La conferma è arrivata dopo aver presentato il testo al mio insegnate di pianoforte, Valerio Vaiarelli. Da quel giorno abbiamo iniziato a comporre a quattro mani: io portavo le mie idee e lui la sua esperienza di compositore (attualmente sta lavorando al suo terzo album auto-prodotto). Tra le prime lezioni di Valerio c’è stata la sintesi: tagliare, tagliare, tagliare…non pensavo potesse essere così difficile e liberatorio.
Per quanto riguarda i suoni e gli strumenti impiegati in queste canzoni, Andrea Liuzza è stato l’indiscusso regista. Tutto ciò che Andrea è riuscito a mettere in questo lavoro è in sintonia con i miei pensieri. Penso sia una dote che lo distingue da molti altri produttori.
Da un ascolto approfondito noto una mescolanza di cantautorato italiano con composizioni ispirate al panorama indie. Nonostante una esterofilia latente, c’è tanto di sound Italico! Al di là di un precipuo gusto personale, quali sono gli autori/le band alla quale ti ispiri?
«Chiedi questo alla musica: di non lasciarti vivere a metà». Con questa piccola frase Motta presentava il suo libro, e nel frattempo mi faceva il lavaggio del cervello: dovevo piacevolmente ricredermi su di lui per integrare questo insegnamento.
Invece con altri capita come un colpo di fulmine e mi chiedo dove sarei senza di loro. Parlo di gente come Young Signorino e Tha Supreme. Loro mi insegnano a non aver paura di seguire la propria strada.
Nel mio olimpo dei classici ci sono Mogol, Battiato e Cobain.
Possiamo dire che rappresenti, cantandola, una generazione di giovani extra-confini nazionali? Quali sono i sentimenti che provi, affacciandoti, così profondamente, sull’Italia, nonostante vivi attualmente altrove?
Sono convinto che la prossima onda di cantautorato italiano arriverà dall’estero perché abbiamo una prospettiva inedita da raccontare. Viviamo nella cosiddetta era digitale, dove il modo è tutto più vicino e, se usata bene, la comunicazione abbatte ogni barriera.
Dentro di me c’è un po’ di Italia, un po’ di Inghilterra e un po’ di Babilonia… E va bene così, non servono altre etichette.
Cosa c’è in cantiere attualmente? Vedremo presto un album?
Tra qualche mese uscirà Specchi, un EP contenente i singoli già pubblicati e altri ancora inediti.
Per quanto riguarda il mio posto nel mondo della musica mi sono dato l’obbiettivo di formare un team che sia disposto a lavorare a brani sperimentali, sia in italiano sia in inglese. Spero che questo EP in uscita crei nuove collaborazioni. Voglio lavorare con gente pazza. E poi credo che dai pazzi ci sia tanto da imparare.
Nei tuoi testi inserisci a sprazzi un po’ di citazionismo letterario, quali sono i tuoi libri preferiti?
Al momento mi interessa trovare una chiave interpretativa della società e della crisi economica in cui ci troviamo, quindi ho trovato in Mauro Scardovelli un punto di riferimento. (foto a latere)
Lui ha trovato un codice semplice per spiegare concetti complessi, per esempio distinguere un comportamento egoico da uno animico. Cerco di integrare queste nozioni e questo approccio nei miei testi.
Rappresentati in tre aggettivi!
Mancino,
Viaggiatore,
Un mix.
Info:
Testo e musica sono scritti da Nebil Mattia e Valerio Vaiarelli - diplomato in Pianoforte al conservatorio di Palermo, diplomato in Basso Elettrico al London College of Music, Master in Popular Music Performance alla University of West London - artista eclettico indipendente attualmente al lavoro al terzo album.
Spotify di Valerio Vaiarelli
Produzione e mixaggio sono affidati ad Andrea Liuzza - rinomato artista nel panorama musicale indipendente per il progetto Are You Real?, fondatore dell’etichetta e studio di produzione Beautiful Losers.
Pagina di Beautiful Losers
L’intero concept grafico, fra cui la copertina del brano, è curato da Alice Beniero - Ha studiato Design della comunicazione al Politecnico di Milano e collabora con diverse realtà editoriali. I suoi lavori sono stati esposti al Triennale Design Museum, al m.a.x. museo di Chiasso e in esposizioni collettive in Italia e all’estero.
Pagina di Alice Beniero
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