Leonardo Angelucci: dalla musica al primo romanzo

Intervista all'autore e musicista romano

9 Giugno 2020

Mettete in un mix una giovane studiosa di Geografia, il Portogallo, un treno e cento anni di stacco temporale. Cosa otterrete? Gli ingredienti principali di Luna, ovvero nessuno, romanzo d’esordio di Leonardo Angelucci, edito da Phasar Edizioni.

Ho deciso di raccontarvelo, però, non con la solita forma standard della recensione ma con un’intervista all’autore.

Partiamo dal primo e più banale elemento che colpisce qualsiasi lettore: la copertina. Un arancione cangiante e tre elementi grafici ben delineati attireranno il vostro sguardo, ovvero una macchina da scrivere d’epoca e un disegno di Pessoa che traccia una luna nera. Il significato di questa grafica lo abbiamo subito chiesto a Leonardo ma giustamente ci dice che «questo non può proprio spoilerarlo, lo capirete solo leggendo. Fino alla fine.» E quindi cari lettori e lettrici vi rimane solo un’opzione per dirimere il mistero.

Passiamo ora a tentare una definizione del genere. Una bella trama che attraversa Paesi e tempo. Mi sono chiesta se si potesse trattare di un romanzo di formazione ma in realtà suona troppo stretta come inquadratura. «Potremmo leggerlo anche come un romanzo di formazione, essendo la protagonista in costante evoluzione psicologica durante il “tempo del romanzo” – ci dice l’autore ma aggiunge - Sicuramente è un libro di avventura, fantascienza ed esoterismo, che sono i tre pilastri di base sui quali ho costruito l’architettura dell’intreccio, figlia indubbiamente del mio background di letture ma anche di quello cinematografico e musicale. Potrebbe a tratti essere anche un giallo o un thriller, e ci sono anche molti riferimenti letterari e contemporanei. Lascio giudicare a voi». 

E vi confesso che da lettrice è stato la parola esoterismo accostata a un romanzo nuovo (vi rammento che questo volume è uscito lo scorso 22 maggio) ad avermi notevolmente incuriosito. Se cercate nelle produzioni letterarie italiane odierne, troverete ben pochi autori o autrici disposti a cimentarsi con questo ambito tanto vago quanto complesso e per di più a unirlo a un altro filone, quello fantascientifico. E quindi ho chiesto a Leonardo di spiegarcelo meglio: «Senza spoilerare troppo la trama - ci sottolinea - c’è di mezzo un viaggio nel tempo e nello spazio e dunque è impossibile non accostare il genere fantascientifico al racconto. In più nel romanzo ho inserito una delle più importanti e misteriose figure letterarie del ‘900 che è Fernando Pessoa, essendo la storia ambientata a Lisbona nel 1920. Il poeta portoghese oltre le sue indiscusse molteplicità poetiche, aveva una grande passione per l’esoterismo, l’astrologia e l’occulto, arrivando a conoscere di persona Aleister Crowley, il più grande satanista della storia. Più esoterico di così!» Non si può proprio darti torto.

Altri tre elementi, poi, mi hanno incuriosito: la protagonista, la scelta dell’ambientazione e il periodo storico.

Partendo dal primo, ho chiesto come definirebbe Luna. Già nelle prime pagine è ben caratterizzata fisicamente ma caratterialmente come la vede il suo deus ex macchina? «Una donna forte ma con i suoi momenti di fragilità. Sicuramente uno spirito libero, un’anticonformista. Forse un po’ stronza a tratti, ma con un cuore grande e una bella dose di incoscienza. Luna è una vera e propria eroina del nostro tempo. O di un altro tempo.»  Ma non solo, mi viene da aggiungere. Questa ragazza ha la passione tramutata in studio per la geografia. Ora, purtroppo, per questo tipo di ricerca non è esattamente un bel periodo. Spesso è una materia che viene relegata, accorpata e soprattutto tagliata nei monti ore e nei fondi stanziati. Una scelta insolita e peculiare. Da cosa è stata dettata? «Io ho studiato geologia, quindi ho un certo legame con i viaggi, le escursioni e le avventure. Conosco persone che studiano o hanno studiato Geografia all’università. È stata una scelta abbastanza casuale ma perfettamente calzante con la trama e con l’idea del viaggio. Forse inconsciamente mi riferivo a me stesso ma non è stata una cosa studiata a tavolino.»

Passando al secondo elemento, l’ambientazione, come mai la scelta è stata buttarsi a capofitto sul Portogallo? La chiusura del primo capitolo è infatti col botto, fa venire voglia di continuare immediatamente la lettura dato che in un giro solo di periodo vi troverete catapultati alla stazione di “Rossio”. Come mai questa città?  «Perché è la mia città europea preferita, perché ho trascorso lì tanti bei momenti, ho tanti ricordi e amicizie che mi legano a quella città. Lisbona ha una luce meravigliosa, una brezza oceanica che ti accompagna, le strade piene di musica, storie, canzoni, viaggi.»

Ma ad essere particolare non è solo la scelta della città. Lo sono pure gli anni scelti per descriverla. Come mai, però, cimentarsi con un romanzo ambientato negli scorsi anni ’20? Un periodo tanto cruciale quanto prodomo alla Seconda Guerra mondiale. Sono anni in cui in Italia si assiste all’ascesa del fascismo, in Germania si vede oscillare la Repubblica di Weimar sotto varie spinte e in Portogallo si assiste all’inizio di quarant’anni di dittatura. Un momento davvero poco felice. Come è successo quindi di cimentarti proprio su questo periodo? «La scelta è avvenuta durante il flusso creativo iniziale. Quando ho iniziato a scrivere non sapevo dove sarei andato a parare, infatti i primi capitoli sono stati anche quelli che mi sono costati più ore di revisione, vista la spontaneità delle idee messe nero su bianco. Poi fortunatamente è subentrata una macro trama, uno schema da seguire che mi ha aiutato nella stesura, molto più fluida degli altri capitoli. Dunque la scelta del contesto storico-politico, che comunque non descrivo troppo approfonditamente nel romanzo, è avvenuta poi in base ai personaggi che inserivo e al progetto che stavo seguendo. Lisbona e Pessoa sono stati due punti cardine ovviamente. Da lì poi è partita tutta una documentazione che mi ha trattenuto parecchie ore sui libri o davanti al computer, a maggior ragione perché in uno scritto sui viaggi nel tempo è molto facile commettere errori.»

Eppure, per quanto siano anni molto difficili da raccontare, sono pure anni che possono darci moniti o avere tristi appigli nel presente. Inevitabile chiedere a Leonardo se nota rigurgiti di estremismo di destra tornare preponderanti (l’intervista è stata fatta prima dell’omicidio di George Floyd-ndr) e lui senza giri di parole ci ha fornito un buon taglio sul presente. «Il mondo è così vasto e pieno di disuguaglianze che penso sia più importante preoccuparci degli ultimi, piuttosto che dei bellimbusti impomatati da talk show televisivo. Comunque purtroppo ci sono, e io dal canto mio mi sono sempre battuto con la mia musica e le mie idee affinché pregiudizio, odio, discriminazione, possano rimanere quanto più lontano da me e dalle persone a me care

Ecco la musica. Un altro elemento di cui chiederti almeno un paio di cose. Tu, Leonardo, nasci come cantautore e musicista. Cosa ti ha portato a passare da una composizione breve a cimentarti in un vero e proprio romanzo? «L’esigenza di viaggiare e forse anche quella terapeutica di tirare fuori un po’ di negatività, incanalando le forze in un’attività creativa. In un periodo di completa stasi e immobilità, ho deciso di intraprendere questa folle avventura, cercando di districarmi fra pensieri di fallimento e totale insuccesso. Alla fine invece ho scoperto un nuovo lato di me, confermando a me stesso che con la dovuta determinazione è possibile riuscire in un’impresa apparentemente invalicabile.»

Solo nel primo capitolo parli di Brunori sas e Amalia Rodríguez; dato che siamo una webzine allora volevamo chiederti: che musica ascolti? Hai progetti musicali in cantiere? «Per rispondere in maniera esaustiva a questa domanda ci vorrebbe un’altra quarantena ma cercherò di essere breve. Musicalmente parlando sono un onnivoro, mi innamoro spesso e ascolto tutto ciò che mi emoziona o mi colpisce già dalle prime note. Sono un amante dei viaggi, del folklore, delle lingue straniere, dunque per me ogni cultura da scoprire è un nuovo entusiasmante romanzo da leggere. Essendo un chitarrista e un cantautore ovviamente non posso non citare tutto il rock classico, il blues, il prog e il jazz ma anche il cantautorato e la musica pop nazionale ed internazionale. Sono un curioso esploratore della world music, pazzo di chitarra flamenco, fado portoghese, bossa nova, son cubano, musica africana. Attualmente sto lavorando al mio secondo album solista allo Strastudio di Roma, con Giorgio Maria Condemi (Motta, Marina Rei, Spiritual Front, Operaja Criminale), chitarrista e produttore e Gianni Istroni, tecnico del suono e produttore. Contemporaneamente sto lavorando il terzo disco con la mia band rock Lateral Blast, mentre mi dedico alla promozione del libro e anche al mio lavoro lavoro di insegnante e produttore. Ve lo avevo detto che sarebbe stata lunga.»

Con tutti questi progetti, mi viene spontaneo e ineluttabile chiederti come è stato gestire la quarantena? «Gestire la quarantena è stato abbastanza facile per me, lavorando spesso per lunghi periodi in isolamento dentro le mura di uno studio o di una sala prove. Certo però che la mancanza dei concerti si sente eccome. Speriamo si torni presto sul palco, magari ci sarà anche l’occasione per suonare dalle vostre parti.» E noi di redazione speriamo proprio di sì.

Tornando al libro, sappiamo che è il frutto di un crowdfounding, giusto? «L’idea di cimentarmi in questa avventura da scrittore è stata violentemente audace ma allo stesso tempo mi ha spinto a lunghe riflessioni e autocritiche. Dunque per finalizzare la prima stampa avevo bisogno di un supporto economico e morale dai miei sostenitori. Fortunatamente in pochi giorni ho raggiunto e superato l’obiettivo, terminando già più della metà delle copie stampate. Questo mi ha dato una grande speranza e una bella motivazione per proseguire in futuro anche su questo fronte.»

Come me è stato lavorare con questo progetto editoriale di Phasar? «Per me è tutto nuovo. Diciamo che è stato un po’ come la prima uscita del mio EP con una etichetta indipendente, una coproduzione dalla quale trarre indubbiamente tanta esperienza e tanti insegnamenti.»

Insomma, per tirare le redini e dare le ultime dritte di questo romanzo, quale sarà di tutti questi ingredienti il messaggio principale? «Citerei la frase che è stata in qualche modo l’incipit per la scrittura della storia. Una frase di William Least-Heat Moon da Prateria e che recita: la geografia combinata col tempo equivale al destino.» Direi che con una chiosa del genere vi è un bel mondo in cui tuffarsi racchiuso in queste pagine.

Un bel po’ di carne sul fuoco insomma e soprattutto un progetto pensato, costruito fin dalle base e curato in ogni dettaglio che non si poteva proprio non raccontarvi.

Infine, sfruttando la sua doppia anima di musicista e scrittore abbiamo chiesto a Leonardo anche una sua mini classifica di libri e di canzoni. Ecco cosa ci ha risposto: Oceano mare di Baricco, Sostiene Pereira di Tabucchi, On the road di Kerouac per le vostre letture. Mentre per il lato musicale i suoi consigli sono: Dancing with the moonlight knight dei Genesis, Il suonatore Jones di De Andrè, A day in the life dei Beatles.


Autore: Leonardo Angelucci, romano classe 1991, è un cantautore, chitarrista, produttore, organizzatore di eventi e ora esordiente con questo primo romanzo.

Casa editrice: Phasar edizioni, casa editrice fiorentina, si occupa della stampa, correzione e realizzazione grafica di testi di narrativa, saggistica e non solo.

 
 
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