Come la libreria può rispondere alla pandemia?

Intervista a Lìbrati - La Libreria delle donne di Padova

18 Giugno 2020

In questi ultimi mesi, tra i tanti settori che si sono trovati tirati in ballo per le riaperture vi è stato anche quello librario. Più di altri, per altro, il mondo dei libri è diventato a metà aprile oggetto di attenzione: da settore da proteggere ma realisticamente poca sostenuto a baluardo degli animi sottoposti alla pandemia. Abbiamo chiesto a Lìbrati-Libreria delle donne di Padova un’intervista per capire meglio il periodo che stiamo vivendo da una prospettiva essenziale, ovvero quella di chi lavora con il mondo dell’editoria, vive nel tessuto urbano e diventa punto di riferimento finale dei lettori per l’acquisto.

Come definireste in breve il vostro progetto di libreria?

Un laboratorio - in progress - di comunità dove circolano scambi culturali, politici, di associazionismo. Dove, insieme alla promozione dei libri e della cultura, si promuove l'incontro con le idee e le persone, dando valore alle differenze.

Per chi non vi conoscesse già, vi trovate in via Barbarigo, n.91. Quanto è importante per voi il rapporto con il quartiere?

Fondamentale per noi è il rapporto con la città e le donne e gli uomini che la abitano. Abbiamo sempre desiderato rappresentare un punto di riferimento per quante e quanti avessero a cuore le questioni di cui principalmente ci occupiamo in libreria e su cui proponiamo la nostra specializzazione: il femminismo, l'ecologia, la politica delle relazioni, la letteratura delle donne.

È tornata all'attenzione la questione editoriale. L'ultimo ddl pone un limite agli sconti applicabili in copertina. Secondo voi, quali potrebbero essere effetti e benefici per i librai indipendenti? Oppure non cambierà di molto la situazione?

Il limite del 5% di sconto è importantissimo, perché, almeno dal punto di vista dei prezzi, si gioca sullo stesso piano. Occorre però sottolineare come le abitudini di acquisto delle persone siano cambiate e stiano cambiando, privilegiando comunque i canali online, al di là dei prezzi, c'è la comodità di ricevere il libro direttamente a casa propria. La tendenza è, a voler dare uno sguardo sul lungo periodo, questa: i negozi puri spariranno, privilegiando i magazzini e la distribuzione tramite corrieri, la consegna a domicilio. Per questo le librerie già dagli ultimi anni stanno cercando di sviluppare nuove modalità di intendere gli spazi che non sono più puramente commerciali, ma di incontro, di socializzazione, di conoscenza.

Quindi, con questo tipo di focus che rilevanza sta acquistando la possibilità di offrire corsi, proporre presentazioni, ideare innovativi format di collaborazione con altre realtà? E quanto queste attività possano, temete, ridurre o meno il focus sulla lettura?

L’offerta di attività culturali è fondamentale per la libreria. Non vivremmo di vendita libri per i motivi sopra citati. La libreria punta a offrire servizi, a contaminarsi con percorsi formativi spendibili sul mercato. Secondo noi questo è un punto di forza. Non temiamo la riduzione del focus sulla lettura, perché a quella torniamo sempre (anche per vie traverse).

Tornado alle riforme, dal vostro punto di vista quali sono quelle che state attendendo?

Sarebbe bene che la politica iniziasse a considerare la cultura un settore strategico, si iniziasse ad investire sui libri e la loro promozione, partenendo da scuole, biblioteche. In Italia si legge pochissimo, da questo dato si dovrebbe partire per invertire la rotta. (Istat ci dice che nel 2018 il 40,6% degli italiani ha letto almeno un libro, trend stabile anche se per nulla entusiasmante da circa quattro anni-ndr)

Come webzine e anche come gruppo Sherbooks, abbiamo sempre sviluppato un focus sull’editoria indipendente che necessita di un’attenzione specifica. I dati forniti dall’Istat nel rapporto dello scorso dicembre 2019 ci dicono, infatti, che i grandi editori coprono quasi l’80% della produzione in termini di titoli e solo il restante dagli editori indipendenti. A vostra volta, come libreria indipendente, come sostenete l’editoria indipendenti e gli autori emergenti?

Lavoriamo tanto con gli editori indipendenti, di cui apprezziamo l'enorme lavoro di scouting e di scoperta senza il quale l'editoria sarebbe molto più povera. Li sosteniamo principalmente leggendo le loro proposte e, quando lo riteniamo, proponendole alle nostre clienti e ai nostri clienti. L'attenzione è sempre alla qualità e gli editori indipendenti puntano soprattutto su questa e a differenziarsi dalla proposta mainstream dei grandi editori.

Che rapporto avete quindi con gli editori? E in questo periodo è stato differente?

Abbiamo rapporti diretti con tanti editori indipendenti con cui lo scambio, in questo periodo, si è intensificato, confrontandoci sul da farsi e incoraggiandoci anche.

Queste settimane di coronavirus come le avete vissute dal punto di vista di libreria? Vi siete senti usati? Poco compresi o tutt'altro?

Le abbiamo vissute come tutte le persone di buon senso, crediamo. Abbiamo visto un paese confuso, impegnato a distrarre l'opinione pubblica, noi siamo state le prime a chiudere e le prime ad aprire, non ne facciamo una bandiera: è il nostro mestiere, lo amiamo e amiamo i nostri clienti.

La ripartenza ora come la vedete? Pensate ci siano strumenti non ancora messi in campo per il vostro settore?

Gli effetti di questa crisi li vedremo col tempo, da settembre in poi, ora è ancora presto per fare valutazioni. Il nostro settore come detto sopra avrebbe bisogno di essere riconosciuto come un segmento economico a parte. Non possiamo competere con Amazon, questo nessuno pare comprenderlo, ma credo valga per tutte le altre aziende.

 
 
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