Video-première in esclusiva per Sherwood.it

Videoclip The Bravest Moment degli A Good Man Goes To War

A tu per tu con la band cinematic post-rock torinese

16 Luglio 2020

Sherwood Webzine è lieta di presentarvi in anteprima esclusiva il videoclip degli A Good Man Goes To War: The Bravest Moment.

Mixing & Mastering by Francesco Priolo, VIP STUDIO di Torino, artwork by Flavio Amelotti

Biografia 

Flavio Amelotti e Fabrizio Paglia sono di Torino, per anni la capitale piemontese della musica underground. L’esperienza decennale in gruppi come Mainline e Never Ending Apnea li portano a calcare palchi in tutta Europa a fianco di band internazionali come: Alexisonfire, Hatebreed, Unearth, Misery Signals, Caliban, Evergreen Terrace, Soil, Bleed from Within e tanti altri! Nel 2019 decidono di unire i loro percorsi, fino ad allora paralleli, e di collaborare insieme, unendo l’accuratezza e la ricerca meticolosa del suono perfetto agli ascolti più strumentali.

NEW ALBUM – The Sounds of a Large Crowd – may 2020

La musica degli A Good Man Goes to War parla per loro! Nonostante ciò abbiamo deciso di fare due chiacchiere coi ragazzi…e ne è uscita un’intervista grandiosa!

Rossella: A Good Man Goes to War, letteralmente “Un buon uomo va in guerra”, c’entra qualcosa il Doctor Who? Parlateci un po’ di voi, qual è la vostra storia?

AGMGTW: Ebbene sì! Il nostro nome deriva da una puntata della serie televisiva, ci ha ispirato per il forte contrasto emotivo che esprime il titolo stesso. Ci conosciamo da molti anni, per impegni con i nostri progetti musicali passati, non abbiamo mai avuto la possibilità di suonare insieme. Come tutte le cose belle nascono per caso, un anno fa, quasi esatto, ci siamo trovati a confrontarci su quanto avessimo entrambi voglia di fare musica che permettesse di esprimerci, senza regole o “canoni” di genere, ma per il semplice desiderio di creare un progetto insieme, un po’ anche come sfida a fare musicalmente qualcosa che non avessimo fatto in precedenza.

R: Il 2020 sarà ricordato come l’anno della pandemia globale. Com’è stato debuttare in un periodo per la musica così particolare?

AGMGTW: È un periodo stranissimo, avere tanta voglia di musica e non avere la possibilità di suonare, e tantomeno di poter vivere i concerti dei big. Abbiamo pubblicato il disco a cavallo tra la fine di aprile e l’inizio di maggio perché proprio in quel periodo avremmo fatto il nostro debutto live, ma con la chiusura dei locali era inevitabile dover trovare un’alternativa. Per vedere il bicchiere mezzo pieno, non poter fare concerti ci ha dato la possibilità di considerare il nostro progetto anche sotto luci diverse da quelle del palco; tutto ciò è stato sicuramente uno stimolo a guardare avanti.

R: A proposito del debut album, The sound of large crowd, per la quale mi complimento con entusiasmo…il vostro post rock si incontra con atmosfere cinematografiche e si miscela con un groviglio di sentimenti, ambientazioni: è una fotografia musicata. Se ci vedo (…sento) tutto questo direi che è tutto merito vostro! Come avete pensato e formato l’album?

AGMGTW: Grazie per i complimenti! A essere veramente sinceri… quando abbiamo incominciato a scrivere i brani, non abbiamo ragionato o strutturato in principio un risultato da ottenere, è stato tutto molto spontaneo. Per mantenere un sound omogeneo e coerente in ogni traccia, abbiamo pensato che la prima stesura delle canzoni dovesse partire da Fabrizio, con chitarre e archi principalmente, per permettere a Flavio di arrangiare e dare l’ultima forma, aggiungendo tutte le basi ritmiche di basso e batteria, per concludere con synth e pad di riempimento. Ogni sessione di scrittura sembrava chiamarne altre, fino ad un momento in cui, ci siamo accorti di aver composto i brani per un disco. La passione per il cinema e per la fotografia ha dato un grosso aiuto per capire quali arrangiamenti fare alle tracce, per dare un senso d’insieme, con il fine di trasmettere all’ascoltatore immagini, colori e sensazioni tramite la musica. Dopo le registrazioni abbiamo deciso che per mantenere il sound che è nato con questo LP, per il futuro disco invertiremo tutta la fase di scrittura: siamo convinti che ci permetterà di maturare e creare qualcosa di diverso, pur sempre conservando la nostra identità.

R: Pensate di essere riusciti ad esprimervi pienamente senza l’ausilio di alcuna voce, col mezzo esclusivamente strumentale?

AGMGTW: Quando abbiamo deciso di intraprendere questo viaggio insieme, eravamo già dell’idea di non appoggiarci ad un cantato o a testi. Abbiamo scoperto così di essere molto complementari in fasi di scrittura, l’idea che partiva da uno, veniva finalizzata dall’altro… insomma siamo riusciti a capirci talmente bene che crediamo che le ispirazioni avute nei vari brani siano state finalizzate tutte, ma per quanto riguarda “the sounds of a large crowd”, siamo soddisfatti del risultato senza sentire la necessità di aggiungere una linea vocale.

R: Il genere dalla quale prendete piede è di per sé davvero molto ampio tanto da ricomprendere tantissime declinazioni. Quali sono le vostre influenze, i musicisti e le band da cui traete ispirazione?

AGMGTW: Ascoltando tanta musica, molte volte diversa, abbiamo capito che alcune band come Arcane Roots, Mogwai, Sigur Ros ed Explosion In The Sky, dopo averle vissute Live, sono diventate e sono tutt’ora una colonna sonora importante di quest’ultimo anno, non tanto per le melodie che li contraddistinguono, più probabilmente per l’impatto che riescono ad avere sul pubblico fondendo perfettamente suoni, luci ed immagini.

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R: Parlando di dimensione ‘live’ del vostro album. Siete un duo al vostro primo debutto (nonostante alle spalle abbiate almeno un decennio di esperienza) come vi immaginate il primo live come AGMGTW? Vi farete accompagnare da altri musicisti o sarete in grado di ricostruire quanto fatto in studio esclusivamente da soli?

AGMGTW: Abbiamo immaginato parecchio come potrebbe essere un nostro futuro concerto. Strumentalmente ci appoggeremo a due amici in veste di bassista e di fonico per avvicinarci il più possibile al sound del disco…ma l’obiettivo per noi più difficile, e su cui stiamo lavorando maggiormente, è di riuscire a distaccare l’attenzione dai musicisti o dalla loro esecuzione sul palco, ma cercare di trasmettere un’esperienza del concerto in cui l’ascoltatore possa esserne partecipe.

R: Venite da un luogo che non è sprovvisto – fortunatamente - di scene underground. Quanto vi ha dato o può darvi una scena underground ‘viva’ come quella di Torino?

AGMGTW: Sicuramente è un grosso stimolo a migliorarsi sempre, a condividere il palco quando se ne presenta l’opportunità e a sostenerci il più possibile.

R: Chiosa finale: So che può essere estenuante come domanda ma…come vi immaginate il vostro futuro? Avete in progetto una presentazione del disco in giro per l’Italia o all’estero? [così mi prenoto per la data più vicina hehe]

AGMGTW: La certezza è che non staremo fermi!!! Abbiamo avuto ulteriori ispirazioni dopo la registrazione del disco che vorremmo realizzare. Mentre aspettiamo che si possa nuovamente calcare i palchi per portare in giro The Sounds of the Large Crowd, cercando di arrivare anche all’estero che male non fa, stiamo pensando già qualcosa per un nuovo disco, magari un singolo per fine anno…chi lo sa!

 
 

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