Sympathy For The Record Industry: intervista a Dischi Soviet Studio

Inchiesta fra le etichette indipendenti italiane

12 Novembre 2020

Nell’era delle autoproduzioni, dello streaming gratis e dei fenomeni social, hanno senso le etichette indipendenti? Cosa possono offrire ad un’artista? Come si stanno reinventando? Queste domande me le pongo ogni giorno, gestendo l’etichetta Beautiful Losers. Ne ho parlato con Dischi Soviet Studio, un’etichetta trevigiana che ha scelto di concentrarsi su band del territorio, con l’imperativo categorico di fare rete.

1 - Ciao Matteo. Perché è nata Dischi Soviet, qual è la sua missione?

Ciao Andrea! L’etichetta è nata nel 2010, come collettivo di band ubicate tra Cittadella e alcuni paesi vicini. Io, all’epoca, suonavo nei Riaffiora. Poi c’erano The Junction, Francesco Cerchiaro e Soviet Ladies. La mia idea è stata di rimboccarci le maniche e lavorare in autonomia. Credo che questo abbia dato la giusta spinta a tutti. Quindi, la missione direi che è stata, fin da allora, valorizzare le band del territorio.

2 - Siamo nell’era delle autoproduzioni. Un artista può registrarsi in home-studio, mettere in distribuzione la propria musica, usare i social per raggiungere una platea planetaria. Cosa può dare un’etichetta ad un artista indipendente?

Un’etichetta può contribuire in maniera considerevole alla crescita di una band. Noi abbiamo sempre cercato di creare una rete: tutti danno una mano, mettono a disposizione le proprie competenze, si scambiano date e contatti. Col tempo la rete si è allargata ad altri professionisti del settore: videomaker, fotografi, uffici stampa, esperti di comunicazione social. Aiutiamo i musicisti negli ambititi che spesso sottovalutano, essendo più concentrati a produrre la propria musica. Cosa che, al giorno d’oggi, non è più sufficiente.

3 - Di che vive davvero un’etichetta, ora che la musica è gratis?

Direi di passione e di riconoscimenti di addetti ai lavori e appassionati. Soldi pochi. Ma va bene così, per il momento.

4 - Che tipo di contratto può ragionevolmente aspettarsi un artista da un’etichetta come la vostra?

Fino a poco tempo fa il nostro contratto era una forte stretta di mano. Solo nell’ultimo periodo abbiamo stipulato un vero e proprio contratto di gestione delle edizioni, che trattiamo con alcune entità terze. Credo sia importante appoggiarsi ad editori validi, per dare un’ulteriore opportunità di visibilità a tutti i gruppi dell’etichetta.

5 - Sareste più propensi a lavorare con un artista geniale ed allergico ai social, o con un artista sufficientemente bravo, che sappia presentarsi bene, che abbia costruito una solida fan-base?

Noi valutiamo le band per la proposta artistica. Se poi si rivelano allergici ai social cerchiamo di dare una mano da quel punto di vista, nelle nostre possibilità. La considerazione che faccio, comunque, è che non si può non tenere conto di una buona comunicazione, quando si fa uscire un disco, se si vogliono vedere risultati.

6 - Parliamo di Spotify. Credete ancora nei dischi o il futuro è dei singoli?

Credo assolutamente nei dischi, da buon quarantenne. Anche se è innegabile che la musica oggi venga ascoltata in modalità differente, e qualunque promozione debba tenerne conto, soprattutto se si vuole puntare su un pubblico giovane o generalista. Quindi sì ai singoli. Ma poi ci vuole un bell’album.

7 - Meglio essere trasversali o puntare ad una nicchia precisa?

Probabilmente è meglio puntare ad una nicchia. Per quanto riguarda Dischi Soviet Studio il criterio è stato diverso, essendo la vicinanza territoriale il motore di tutto. La nostra etichetta nasce per dare voce alle band del collettivo che, anche se hanno qualcosa in comune, fanno generi diversi. La nascita di Dischi Soviet Studio non è stata un calcolo, ma la considerazione che c’erano dei gruppi che andavano prodotti, e tutto è proseguito molto spontaneamente.

8 - Che cambiamenti vedete in arrivo nel business musicale? Meglio andare controcorrente o cavalcare l’onda?

Noi vogliamo continuare a fare ciò che stiamo facendo da anni, che sia controcorrente o che sia considerato di moda… e chi lo sa che prima o poi non lo diventi sul serio!

9 - Credi nel fare rete con altre etichette o un po' di rivalità fa bene?

Mi sono sempre speso, negli anni, per fare rete, collaborando con quasi tutte le realtà venete e non solo. Penso a Dischi Sotterranei, che inizialmente per le proprie produzioni sfruttava la distribuzione Soviet. Così come SISMA, collettivo di Treviso con cui continua una splendida collaborazione. Penso al disco dei Superportua, in coproduzione con Shyrec. Motivo d’orgoglio è stato fiancheggiare la celeberrima Fosbury Records, indimenticata label del trevigiano, con la quale, al momento della loro chiusura, abbiamo stipulato un patto: le band sotto il loro marchio avrebbero avuto “asilo” per le future uscite alla Dischi Soviet, e così è stato per molti gruppi.

https://www.beautifullosers.net | https://www.dischisovietstudio.it

 
 
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