Il luogo dei colori perduti

Presentazione del libro di Matteo Scarpa al Centro Sociale Rivolta

27 Ottobre 2020

Entrare nel Centro Sociale Rivolta, il 24 ottobre 2020, è emozionante, lo ammetto.

Un po' perché l’ultima volta che ho varcato questo cancello è stato per il Venice Climate Meeting, e i ricordi di quei giorni ancora così estivi, giorni pieni, faticosi ma elettrizzanti, mi fa subito sorridere. Un po' perché, proprio a causa di quelle giornate meravigliose, e del sanzionamento che gli attivisti e le attiviste di RiseUp4ClimateJustice hanno compiuto alla Bioraffineria di Eni, questo posto è stato la scorsa settimana violato e perquisito dalle forze dell’ordine, e non può che salire rabbia, e anche un po' di tristezza. E poi perché sto entrando per la presentazione di un libro, uno dei pochi eventi sopravvissuti alla cosiddetta “seconda ondata”, e forse sarà anche l’ultima serata in cui potremo stare tutti e tutte insieme prima del nuovo DPCM.

Sentimenti negativi e positivi che si confondono tra loro: sentimenti ed emozioni che prendono vita quando Matteo Scarpa comincia a leggere, con una voce piena di passione che rende le parole reali, e non più solo lettere stampate. Comincia così la presentazione di “Il luogo dei colori perduti”, con una poesia.

Il libro è una raccolta di racconti, il fil rouge i colori, espressione di quelle emozioni di cui sono intrise le pagine, e delle relazioni umane che si intrecciano.

Ma allora perché una poesia apre una raccolta di racconti? Lo abbiamo chiesto a Matteo, che ci racconta “Non vorrei definirmi né poeta né scrittore di prosa. In questo periodo è forte il desiderio di non dipendere dalle etichette, non solo nella scrittura, ma anche nella musica, nell’arte, nel modo di comportarsi. Stiamo vedendo una forte trasformazione della società, soprattutto per quanto riguarda le questioni di genere e LGBTQ+. Abbattiamo questo modo di vedere la realtà sottostando a delle etichette, prendiamo quello che arriva per come arriva! Perché bisogna distinguere tra poesia e prosa? Ci sono delle regole scritte, ma ad esempio io ho messo nello stesso libro elementi di prosa e di poesia. Perché alla fine il mio scopo è sempre lo stesso, ovvero quello di far star bene il lettore. Non amo definirmi per questo, a volte sei A, a volte B, a volte F. Penso che sia ora di rompere le definizioni.”

"La passione per la scrittura nasce con me. Questo non è il primo libro che scrivo, è il primo che pubblico, e l’ho auto pubblicato. Io vengo dalla tradizione dei centri sociali, il movimento punk degli anni ’80 faceva dell’autoproduzione una bandiera. Visto che non c’erano mezzi, che ora è tutto un po' bloccato, ho deciso di auto pubblicarmi. L’idea sarebbe quella di fondare una piccola casa editrice alternativa, per dare voce a tutte le persone che scrivono qui in zona. È un sogno, ma le cose si fanno a partire dalle fondamenta, un passo alla volta.“

Ma parliamo un po' del libro. Il primo racconto non potrebbe essere più adatto al periodo: fulmini, tempeste, un villaggio, paesani superstiziosi e violenti, un misterioso evento passato di cui nessuno parla ma che tutti ricordano con terrore e vergogna, una strega e un misterioso forestiero. Gli elementi per passare una serata autunnale all’insegna dell’horror ci sono tutti. E Matteo Scarpa, appassionato anche di musica, decide di consigliare per ogni racconto due o tre canzoni da ascoltare leggendo, per calarci ancora di più nell’atmosfera delle storie. Metto Summoning the Gods dei Trobar de Morte e Halloween è tutto intorno a me.

Le storie sono scritte in modo diverso, secondo generi diversi. Si parla dei vari colori delle vite delle persone: c’è della tristezza, della felicità, del calore, della follia.  La copertina è molto significativa per me, perché rappresenta il potere del femmineo, soprattutto in questo periodo. La ragazza tiene in mano una sfera: le donne, nella mia vita, mi hanno sempre aiutato a sciogliere i nodi, a ritrovare i colori perduti. Mi sembrava un omaggio doveroso alla forza del femmineo.”

La scrittura è veloce, fulminea, senza fronzoli, quasi cinematografica. E il bello è che i racconti si possono leggere dall’inizio alla fine, dalla fine all’inizio, pescandone uno qui e uno lì: e alcuni sono davvero brevi, esattamente il tempo di un caffè!

La serata, tra una battuta e una lettura, è quasi finita. Matteo Scarpa ci saluta parlandoci di sogno. Sogno che è ciò che accomuna i racconti, ma anche il Centro Sociale Rivolta, luogo simbolo del sogno. “Tutti noi siamo sognatori, portiamo nei cuori i semi di un vivere diverso, di un sentire più ampio, che ci consente di sognare ancora, nonostante le difficoltà, le intimidazioni e la fatica.” L’invito è quello di non smettere di sognare, e soprattutto di sognare attraverso la lettura.

 
 

Il libro è disponibile alla libreria Heimat di Marghera. 

Facebook

Instagram

 
 
loading... loading...