La contro risposta libraria ai mega e-commerce

27 Novembre 2020

Nel 2017 il 53% degli internauti ha acquistato online. L’anno seguente lo ha fatto il 55,9%.

Di questi acquisti una parte sono stati fatti direttamente dal portale proprio dell’impresa venditrice, mentre, per il 50,2% , le ditte hanno realizzato l’altra metà del loro fatturato appoggiandosi a un e-marketplace.

L’acquisto e i ricavi tramite pochi clic dunque sono in costante crescita e soprattutto si allarga la fetta coperta dai colossi dell’e-commerce.

Beh, in realtà qualche segnale divergente lo abbiamo.

Procura, infatti, faville di speranza il mondo librario.

Se guardiamo a quest’anno in chiusura, possiamo vedere una piccola, agguerrita e determinante riscossa del mondo dei libri.

In parte perché nel primo post pandemia si nota una lieve propensione al ritorno delle compere in negozio e in parte perché modelli di e-marketplace fagocitanti ed egemoni hanno visto nuove e combattenti soluzioni scendere in campo.

L’apertura di Bookshop.org in Usa e In U.K. ha dimostrato che non solo si può fare vendita digitale con piglio critico e gestione comunitaria dei ricavi ma anche che strumenti nuovi ottengono ottime risposte dal pubblico cibernetico.

In particolare, questo nuovo spazio virtuale ha permesso a centinaia di librerie di aprirsi una propria vetrina digitale all’interno della piattaforma. Il 10% delle vendite fatte direttamente dal sito è poi reinvestito a pioggia sulle librerie fisiche che ne fanno parte.

Modello che a breve pare sarà esportato anche in Portogallo e Spagna.

In Italia non sembra ancora, invece, in procinto di decollare. In parte perché soluzioni diverse, come i delivery lanciato da varie realtà indipendenti durante la pandemia o soluzioni innovative come la neonata Bookdealer (e-commerce fondato ad aprile e anch’esso dedicato al sostegno delle realtà librarie indipendenti), combinate al ddl di gennaio scorso (quello che ha regolato e dato un tetto alle scontistiche di copertina-n.d.r.) pare abbiano frenato la discesa di un settore.

Tutto roseo?

Proprio non sembra. Gli acquisti fatti tramite colossi digitali sono una realtà in aumento e lo dimostrano le continue costruzioni di hub in Italia fatte da Amazon, ad esempio.

Molte persone, anche leggendo questo articolo, sottolineeranno che e-commerce grandi garantiscono scelta, tempistiche e prezzi favorevoli. Elementi essenziali in epoche di spostamenti ridotti e redditi sempre più precari.

Eppure, è dalla giostra degli acquisti che bisogna scendere.

Redditi precari non si combattono trovando soluzioni di acquisto che potenzialmente creano cortocircuiti su altri aspetti delle nostre vite, in primis l’impatto ambientale, l’alimentazione di circuiti capitalisti e il precariato “estremo”.

Un consumo consapevole, equo, formato è la scelta che i tempi non richiedono ma impongono.

La decisione personale di non partecipare a manifestazioni tanto insulse come Black Friday e simila sono la base su cui muovere scelte radicali che mirino davvero alla modernità. Non è pensabile e tanto meno sostenibile un mondo di plastiche a basso costo, magazzini abnormi, camion in costante movimento, tempi concitati.

Centri urbani svuotati, omologazione dietro l’angolo, totale mancanza di rapporti umani e assenza di visioni green non sono più - grazie al cielo- nello spirito dei tempi.

Chiediamo salari migliori.

Chiediamo contratti decenti.

Pretendiamo salvaguardia del territorio.

Non chiediamo sconti per cianfrusaglie solo per ovviare il nodo dei problemi.

Siamo differenza. E lo possiamo essere sempre.

 
 

I dati per gli acquisti online sono tratti da Istat. 

I dati di Bookshop.org sono tratti dall'intervista al fondatore.

 
 
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