La nuova scena cantautorale veneta (III Parte)

Viaggio alla scoperta degli alfieri veneti della tradizione cantautorale del Belpaese

14 Gennaio 2021

Recentemente diverse testate musicali hanno portato l’attenzione su quella che, per molti, è la nuova scena cantautorale italiana, partita negli anni '00 e ora, evoluta o declinata in maniera diversa, sempre più florida e, cosa significativa, sempre più apprezzata da un pubblico trasversale.

Molti nomi interessanti godono ora di una popolarità probabilmente impensabile solo fino a pochi anni fa, e noi di Sherwood, che dall’indie più o meno sommerso veniamo, non possiamo che apprezzare questa deriva.
Il sottoscritto, forse mosso da uno spirito campanilista (che lo ha spesso contraddistinto), notando la mancanza di artisti veneti tra quelli citati, ha ben pensato di rimboccarsi le maniche e scrivere un articolo per sopperire alla grave mancanza.

Fortunatamente, Sherwood Webzine ha risposto positivamente alla chiamata, ed ecco il risultato: non sarà solo un articolo, ma un approfondimento a puntate, dato il numero e la qualità della proposta del nostro umile e laborioso veneto.

Una doverosa premessa: gli artisti considerati all’interno di questa categoria sono esclusivamente coloro che firmano il disco a proprio nome (o con un moniker che nasconde una sola identità), cantando nella lingua di Dante (almeno per queste prime puntante). Quindi, onore a chi ci mette la faccia in prima e unica persona.
In calce trovate anche una playlist spotify per assaggiare con le orecchie quanto trovate in questo articolo (e nei prossimi); giocoforza sarà un report incompleto, vi chiedo quindi di scrivermi e mandarmi i vostri consigli a tema “Cantautori Veneti”.
Buona lettura e buon ascolto.

 

ALBERTO ALMAS – Dark Wave (2120)
Una delle perle nascoste del cantautorato weird italiano, a cavallo tra dark, wave e industrial, Alberto Almas ci trasporta nel suo immaginario futurista retrò distopico, lasciando ben poco spazio alla speranza (ed è questo che ci piace di lui), come nel nuovo brano 2120, fresco di uscita via Dischi Sotterranei, dove la terra è ormai un ambiente inospitale, la razza umana estinta, salvo la dolce “Anima”, mentre nell’aria risuonano solo echi di Battiato e oscillatori analogici che generano forme d’onda a dente di sega. Come già da altri splendidamente definito, il lato oscuro del pop made in Italy (Padova per la precisone).


JESSE THE FACCIO – It-Pop, Lo-Fi (TTMB)
Sempre da Padova, e sempre licenziato da Dischi Sotterranei, assieme ad una cordata di etichette indipendenti, tra cui la giovane e rampante Pioggia Rossa, il buon Jesse si muove sghembo tra sonorità di matrice lo-fi nordamericane, diamo come riferimento il canadese Mac DeMarco in primis, dove le chitarre tornano a farla da padrone, miscelando il tutto con una abbondante spruzzata di tradizione cantautorale italiana. Il nostro non è alla sua prima esperienza musicale, e qui fa tesoro della sua militanza all’interno dei Bucanieri di Edoardo Cremonese, altro alfiere del cantautorato padovano, ora in trasferta milanese e temporaneamente in stand by, da cui pesca una certa vena melodica piuttosto caratteristica.


ELISA ERIN BONOMO – Rock Intimista (Puttana)
Ed eccoci ad un trittico di cantautrici tutto al femminile, merce purtroppo ancora rara alle nostre latitudini, o perlomeno in ambito indipendente, stando alle mie, certo lacunose, ricerche. Elisa Erin Bonomo, dai lidi veneziani, dopo l’esperienza con La Cantina Dei Bardi, si mette in proprio e, coadiuvata alla produzione dall’esperto e amico Stefano Pivato, esce, agli albori del 2017, con Antifragile, album pop rock diretto, elettrico, graffiante e senza fronzoli, dove mette a nudo i suoi tormenti e drammi personali in un concept “catartico”: la nostra non ha paura di cadere, perché sa rialzarsi, con qualche acciacco in più, ma con una nuova consapevolezza. Musicalmente siamo dalle parti di una P J Harvey trapiantata nella Serenissima. Preparatevi che sta lavorando al nuovo disco, secondo le mie fonti.


IRENE GHIOTTO – Elettronica, Pop (Assurdità)
Cantautrice vicentina fresca di uscita, del 2019 è infatti il secondo album a suo nome, SuperFluo, che vanta la produzione artistica di sua maestà Carlo Carcano da Cernobbio, trapiantato però a Padova, che più di qualcuno potrà ricordare come vocal coach di Morgan all’interno dell’X Factor che vide trionfare Marco Mengoni. La stesse Irene ha poi calcato nel 2013 il palco di Sanremo, sezione nuove proposte, con il brano Baciami?, riscuotendo un buon consenso di critica e pubblico, ma è con l’ultimo disco che la nostra si affranca da certe sonorità pop oriented, per esplorare territori più affini all’elettronica, con martellanti sezioni ritmiche e la caratteristica ricerca testuale che da sempre la contraddistingue.


MARTAE – Pop (Amelia)
Chiudiamo questa mini parentesi al femminile (augurandoci di riaprirla al più presto), con una giovanissima: Martae, al secolo Marta Boraso, ventenne veneziana (non è chiarissimo stando ai social poco aggiornati, inoltre la nostra pare essere parca di dettagli nella sua biografia, mentre on line il materiale non è ancora molto corposo...tutto ciò non può che farcela apprezzare ulteriormente), talentuosa chitarrista dalla vocalità sorprendente, con la sua Amelia si è resa protagonista di un piccolo caso discografico, grazie ad un brano che definirei “delizioso”: fresco, arrangiato con gusto raffinato e dal ritornello particolarmente azzeccato. Attendiamo nuovo materiale, Martae è una giovanissima e sicuramente avrà modo di stupirci affinando la sua personalità artistica.


ALESSANDRO GRAZIAN – Colto, Classico (Incrociatore Aurora)
Ultimo slot, come di consueto, per il musicista più popolare del lotto. Parliamo di Alessandro Grazian, padovano ora di stanza a Milano, polistrumentista, arrangiatore, produttore per artisti del calibro di Federico Fiumani dei Diaframma e Giulio Casale (di cui abbiamo parlato nel secondo episodio di questo approfondimento). Musicista “di prima scelta”, citando parzialmente Luca Marc (La Canzone Del Piave), dei mai troppo compianti trevigiani Northpole, Grazian è recentemente uscito, in piena pandemia, con Incrociatore Aurora, dove la sua cifra stilistica è perfettamente a fuoco: cantautorato, passatemi il termine, colto (nella sua accezione più nobile), classico, dall’andamento cinematico, dove il nostro ricorda gli affascinanti chansonnier francesi. Dimenticavo: il suo secondo album Indossai si piazza, secondo la rivista Rolling Stones, ai piedi del podio tra i migliori dischi prog usciti in Italia negli ultimi vent’anni.

 

Ascolta la playlist Spotify!

 
 
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