Chi mi conosce sa quanto io sia insensatamente innamorata della mia città, Pisa, un modesto ombelico di mondo devastato dai bombardamenti dell’agosto ’43 – i bu’a nuvole, così venivano chiamati gli aerei alleati – poi rinato attorno a Saint Gobain, Richard Ginori, Marzotto e soprattutto con tre università, il CNR, la prima connessione Internet, il grafene, Guido Tonelli, Francesco Orlando, Luigi Blasucci, Marco Santagata, Salvatore Settis. Questa è la stringatissima storia di chi vorrebbe candidare Pisa a capitale della cultura mentre ne smantella le potenzialità giorno dopo giorno, ma a noi interessa di più la linea del disagio, che corre attraverso le periferie di un impero di rinnegati, che mescola mode, sottoculture, linguaggi artistici e attitudini politiche.
In questo crogiuolo di storie sbagliate incontriamo Domenico Petrosino, aka Dome la Muerte, dall’alta Irpinia a Navacchio, comune di Cascina (PI), per fare la storia dell’underground, dagli anni Ottanta a dopodomani. E finalmente è fuori la biografia per i tipi di Agenzia X Dalla parte del torto. Una storia hippie, punk e rave, scritta a quattro mani con Pablito il Drito, scrittore e agitatore culturale informatissimo su quanto sia storicamente e culturalmente importante fissare su carta questa storia, in continuo divenire. Dome si colloca con tutti i crismi nel gotha di intellettuali e ricercatori sopracitato: una carriera eclettica ed esplosiva fatta di vera e propria militanza artistica, senza compromessi, sotto e ai margini dei riflettori delle molteplici wave che è stato in grado di solcare, e spesse volte fondare, nel nostro paese non sempre al passo con i grandi mutamenti culturali in Europa e oltreoceano.
In questa affascinante biografia - densamente popolata da alcool, sostanze, radicalità e gioiosi perdigiorno improduttivi a braccetto con vere e proprie pietre miliari della musica e della letteratura mondiale – imparerete e a conoscere e sicuramente amerete uno sperimentatore seriale, un contaminatore di suoni e liriche, un punk-hc della prima ora col giubbotto dei Cramps, un attivista per i diritti dei nativi americani, un fratello delle feste illegali, dei centri sociali e della beat generation. Un uomo dedito alla creazione di mondi in cui chiunque possa sentirsi libero, in sinergia con l’altro e con il pianeta. Andate sulla sua pagina Wikipedia, di recentissima creazione, e stupitevi innanzi alle innumerevoli band in cui ha fatto ruggire le sue chitarre, alle tournée devastanti da cui è uscito illeso (?), alla quantità di big dello spettacolo italiano e mondiale che lo hanno tenuto a modello per le proprie carriere.
Chi ha scritto le musiche di Nirvana di Salvatores? Chi ha buttato giù il telefono in faccia a David Bowie? Chi ha comprato il Disaronno per settimane a Nico, sì, quella Nico?
Dalla parte del torto è un libro che non solo risponde a tutte queste domande, ma che proietta chi lo legge in una dimensione di vita fervente, fuori dagli schemi, avanguardistica in qualche modo, in una forma di esistenza satura di contraddizioni e di amore. Il tutto con uno sfondo per me commovente, la mia Pisa, che ora è un deserto, ma che adoro immaginare così viva e sprecisa, anche grazie a Dome e a tutte le scene da lui attraversate e raccontate.