Intervista a Pipapop Records: ecco la nuova compilation

6 Marzo 2021

E' giunta al terzo volume Pipapop Corn, la compilation alternative/psych folk rilasciata in free downlaod dall'etichetta veneta Pipapop Records. Un progetto bello e controcorrente, se pensiamo alle logiche della musica liquida. Ne abbiamo parlato con tre membri di Pipapop: Jacopo, Alessandro, Marco.

1. La  vostra compilation è ormai un appuntamento fisso per chi vi segue. Spieghiamo cosa c'é dentro a chi non la conosce...

Pipapop Corn nasce nell'inverno 2018. Avevamo già pubblicato alcuni dischi ma cresceva in noi l'intenzione di conoscere e farci conoscere da altri progetti. Ci sono splendidi musicisti in giro, che rimangono isolati, gocce di bellezza perse nel marasma di canzoni pubblicate ogni anno. La nostra idea è di dire loro: "Hey, non sei solo, ci siamo anche noi e la pensiamo esattamente come te!".

Sedici canzoni quest'anno, tutte inedite, altre quattro etichette indipendenti che si sono rese disponibili al progetto: tutti insieme riuniti per lasciare un'impronta. Noi c'eravamo. La compilation esce alla mezzanotte di Capodanno, lontano dal tempo e dallo spazio, lontana da tutto ciò che possa contaminarla.

2. Come selezionate gli artisti?

Siamo grandi fruitori di musica, ascoltiamo centinaia di band e songwriter indipendenti, soprattutto ai concerti. Ci parliamo, scopriamo il loro mondo, li conosciamo come esseri umani. Se ci si piace a vicenda, scatta la collaborazione. Alla fine avviene tutto in maniera semplice e naturale.

Quest'anno, il terzo volume è molto internazionale, abbiamo progetti dagli Stati Uniti, dalla Francia, addirittura dalla Cina. Artisti che conosciamo personalmente, non gente "a caso".

3. Viviamo nell’epoca della musica liquida: perché fare una compilation quando basterebbe creare una playlist da aggiornare continuamente?

Il concetto di compilation è molto diverso da quello di playlist. La compilation è un album di inediti, di progetti che decidono di unire le forze con un intento comune, un'idea di musica. Non parte dall’alto, ma dal basso. È importante che sia un inedito ad entrare nella compilation, significa partecipazione. È un "noi" e non un "io in mezzo a voi". 

Le compilation esistono fin dagli anni '60, quando le etichette raccoglievano artisti di genere in una sorta di "greatest hits". Per esempio le mitiche Nuggets, compilation di garage e psych-rock, tuttora ricercatissime nel mercato dei collezionisti.

Di fronte a questo tipo di presa di coscienza la playlist sfigura un pochino. Spesso non è altro che un calderone di gente che smania dall'idea di farsi ascoltare ma che degli altri artisti non vuol sapere nulla.

4. La scelta di pubblicarla prima su Bandcamp poi sulle piattaforme streaming mi sembra significativa. Pensate che Bandcamp sia un sistema più onesto di Spotify?

Pur avendo poco seguito in Italia, Bandcamp all'estero è molto utilizzato. Moltissime scene, da quella hardcore a quella psych/prog, ambient, glitch, techno, utilizzano Bandcamp per creare una fanbase, e vendere la propria musica, spesso con formati particolari (cassette, singoli su 7", libro + disco). Un artista come Sufjan Stevens ha avuto per anni solamente il profilo Bandcamp.

Poi non rinunciamo a diffondere la nostra musica ovunque, rimaniamo ancorati al presente. Però ci va di dare un segnale, ecco. 

Lo sapevate che Bandcamp è l'unica piattaforma che dal 2020 sta dando un supporto concreto alla categoria "musicisti", rinunciando alle proprie percentuali ogni primo venerdì del mese? It's #bandcampfriday baby!

5. Qual è la cosa più bella del fare queste compilation?

La cosa più bella è fare la fotografia per la copertina tutti insieme, e poi divertirci a schiavizzare i nostri grafici per scontornare e incollare le figure dei partecipanti mancanti. Siamo degli esperti ormai. Scherzi a parte, l'idea del "fotografare", creare un'istantanea dell'universo Pipapop di quell'anno ci rende molto orgogliosi. Ci fa capire chi eravamo, cosa siamo diventati e quanta bellezza ci siamo lasciati alle spalle.

6. Quali sono le vostre prossime uscite come etichetta?

Le previsioni per il 2021 sono tanti, tanti dischi. Praticamente tutti i progetti a roster stanno scrivendo o registrando: ci sono Plainn, Emma Grace, E.H.C.S. Elkann Henudo Chaotic Set, Il doppio album di Capitano Merletti Medusa, Charles Wallace con Never Better e My Lord di Dnezzar. Speriamo di farcela e magari inserire anche qualche bella new entry...

7. Aprire un’etichetta è, in un certo senso, un proposito folle, in perdita. Quando avete deciso di buttarvi nell’impresa qual era il vostro obiettivo?

Dipende da cosa s'intende per perdita. Se ci limitiamo a vedere i dischi come dei prodotti commerciali allora perdiamo veramente di vista l’obiettivo. Uno dei nostro intenti è proprio quello di svincolarci da questo malsano modo d'intendere le cose. Una canzone o un disco sono un’esperienza. Possono rappresentare un viaggio, reale o immaginario, una storia d’amore, qualunque cosa abbia un senso per te. Riesci a dare un valore monetario a una cosa del genere? Non ha senso. 

Da quando esiste l’etichetta ci siamo arricchiti, come musicisti e come persone. Gli artisti cci hanno donato la loro musica, amicizia, energia. Perché fare musica non ha a che fare con degli obiettivi ma è più che altro con un modo di intendere e vivere le cose. Tutto ciò è meraviglioso. 

Senza dischi liberi e sinceri, che non hanno per forza bisogno di fare cassa, non c’è visione, non c’è evoluzione. La musica è una cosa che salva la vita. È immateriale e allo stesso tempo molto preziosa. Forse i folli non siamo noi.



 
 

Links

http://pipapop.com

 
 
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