Body. Il ruolo del corpo nel saggio di Ta-Nehisi Coates

23 Febbraio 2021

Febbraio negli Stati Uniti è il mese dedicato alla storia degli afro-americani. Un bagaglio storico e letterario a cui durante questi 28 giorni è dedicato ampio spazio nel dibattito pubblico e non solo.

Si susseguono per giorni iniziative e consigli di lettura. Nelle scuole si fanno approfondimenti. Varie le manifestazioni sponsorizzate da musei e biblioteche.

Questo in un paese che quanto meno dal secondo dopo guerra ha visto muoversi attraverso modalità, visioni e organizzazioni differenti una lunga lotta per rivendicare e ottenere i diritti civili. Dai sit-in alle Black Panthers, dai boicotaggi alle freedom riders.
Lotta per i diritti che diventa in parte e in breve lotta di classe. M.L. King in proposito affermò: “ho lavorato per dare a questa gente il diritto di mangiare hamburger, e adesso devo fare qualcosa per aiutarli a trovare il denaro per comprarli 1”. Perché se era stato fondamentale permettere alle persone afroamericane di entrare in un caffè e sedercisi liberamente, era pure necessario garantire accesso a lavori adeguatamente stipendiati.
E infine con il movimento del 2013 #blacklivesmatter la lotta si declina anche in un grido contro i soprusi subiti e la violenza degli agenti.


Un percorso lungo, tutt’oggi in corso, e che si può racchiudere in una dimensione unica: quella del corpo.
Dimensione semplice e totalizzante. Il minimo e il tutto insieme.
Ed è appunto da questo, dal corpo da proteggere, che parte la riflessione di Coates Ta-Nehisi in “Between the World and me-The beautiful struggle” (edizione italiana “Tra me e il mondo”, pubblicata da Codice edizioni).
La domanda “How do I live free in this black body?” racchiude il percorso del saggio. Un testo strutturato come una lettera da padre a figlio e che diventa una riflessione sulla storia afro-americana. Le pagine ripercorrono figure come Malcolm X ed eventi come la guerra civile, parlano di Michael Brown e Prince Jones, raccontano a un ragazzino adolescente i decenni trascorsi e gli sviluppi presenti tramite il ruolo del black body. Senza edulcorare. Senza mediare. La conclusione in una narrazione che abbandona eufemismi e inutili pudori, vi stupirà regalandoci alla fine un briciolo di speranza per il futuro.

Il consiglio è quindi di recuperare questo saggio. Se ne avete occasione, prendetevi il tempo di leggerlo in inglese. Il tono asciutto e chirurgico da giornalista, quale è Coates, fornisce con la lettura in lingua un qualcosa in più.

E se volete appronfodire ulteriormente sul tema ampia scelta avete a disposizione. Tra i primi testi che vi consiglerei: le opere di Whitebread, Baldwin, Morrison e Walker.

Ta-Nehisi Coates: corrispondente per The Atlantic, è autore di altre opere. Tradotte in italiano ad esempio potete trovare Il danzatore dell’acqua (Einaudi), Una lotta meravigliosa (Codice Edizioni).

 
 

1 M.L.King cit. in Sanders, Race relations in the USA, pg.140

Immagine: Glenn Ligon, Self-Portrait at Eleven Years Old. 2004, MoMA

 
 
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