Intervista ai Grigio Scarlatto

Che tanto grigi non sono

10 Marzo 2021

Bando alle ciance.

Che non si perde tempo qua.

Sono giovanissimi, frizzantissimi, e devo loro ancora due birre. 

Ma non è questo il punto.

Eccovi i Grigio Scarlatto!


Presentatevi.

Siamo Marco (basso), Giovanni (voce e chitarra) e Sotos (batteria).


Dove nascono i Grigio Scarlatto e cosa sperano di ottenere?

G: «Io e Marco ci siamo conosciuti a Padova, dove abbiamo anche lavorato insieme per molto tempo.  

Due anni fa abbiamo ripreso in mano gli strumenti; nonostante un primo periodo di indugi ci siamo compresi, abbiamo invertito i ruoli all’interno del duo e trovata la chimica giusta abbiamo cercato il batterista, trovandolo tramite un annuncio su Villaggio Musicale. Quindi...ecco Sotos.

Sì, i Grigio son di Padova, ma greco-trevigiane alla fin fine sono le sue origini.»

M: «La musica è la nostra vita e speriamo che il nostro modo di esprimerci piaccia. Siamo entusiasti di metterci in gioco, step-by-step, quindi cerchiamo di focalizzarci su piccoli risultati, poco alla volta, ottenendo il risultato sperato.»

S: «Non è sempre obbligatorio avere una tabella di marcia, l'importante è che ci diverta ciò che facciamo e che diverta, trasmettendo la nostra passione. Se poi la dea bendata ci vorrà strizzare l’occhio, ben venga.»


L'anno scorso è stato quello del debutto vero e proprio. Cosa rappresenta "Antiuomo"? È un'antitesi verso la sua stessa figura o? 

G: «Non è stata una scelta casuale quella del titolo. 

Il tema principale è il sonno vero e proprio, un catarsi che terrà ovviamente ad esplodere!

Il contenuto soporifero è in realtà in completa antitesi con ciò che portiamo e come delle sorte di mine, agiamo attraverso questa reazione causa-effetto. 

Ho scritto tanti testi durante la quarantena che sono andati a scaturire beh, in questo modo. Uno scrollarsi di dosso tutto questo. 

La versione di Marco è un po’ più cupa, una scorretta interpretazione dell’umanità stessa della persona, per cui "Antiuomo" è una figura cui rifugiarsi, circa, in contrasto con l’uomo “poco umano”. Ma ridiamoci su!»

Le sonorità che portate non sono tipiche della scena indipendente. "Meravigliosamente" e tutto l'album sembrano orientarsi spesso e volentieri verso una scia post-punk. È così?

G: «Partiamo dal presupposto che siamo tre cazzoni che non sanno dove collocarsi.

Abbiamo un sacco di influenze, dal british rock, all hip-hop, alla dance anni ‘90. Tuttavia puntiamo a diventare pop. Però sì, c’hai un pelo azzeccato.»

M: «Forse lo dici in riferimento ai testi. Mentre l’atmosfera è allegra, i temi che trattiamo portano invece malinconia e nostalgia, in questa dimensione più cupa, più punk nell'esprimersi, cercando di proiettare il nostro stato d’animo a chi ci ascolta.»


Recentemente avete tirato fuori Prank insieme al duo emergente Kenono. Siete soddisfatti? Com'è stato Giovanni cimentarsi con le barre?

G: «È stata un'esperienza simpatica; il duo dei Kenono li conosco dal liceo e ne sanno comunque a pacchi e appena proposto, abbiamo accettato.

Scritta la strofa e messe le chitarre, è nata Prank, una collaborazione molto divertente.

Lì abbiamo capito di essere versatili, iniziando a sperimentare altre sonorità.»

S: «L'influenza hip-hop penso che in questo caso si senta molto.»

La pandemia non vi ha fermato, anzi, vi ha resi più forti. Siete molto social!

M: «Abbiamo avuto occasione di esprimerci nonostante la situazione e cavalcare l'onda; tuttavia la nostra energia credo si possa trasmettere chiaramente meglio durante un live.»


A tal proposito, cosa ne pensate della situazione live? Avete novità da portarci sul palco nel breve termine?

G: «Siamo tornati in studio da pochissimo; il materiale c'è, bisogna capire il quando e il come, e abbiamo oltretutto in preparazione il secondo disco, che non vedrà la luce prima del 2022

Questo perché non vogliamo accontentarci. Non c’è molto da dire per quanto riguarda il "mondo live". Fa male, fa male non esibirsi, ma fa bene quelle poche volte che succede, ora come ora. La situazione cambierà di certo; la sfiga ha sempre fatto parte di noi, ma prima o poi bisogna rivoltare il calzino, no?

Prima di andarcene volevamo salutare Matteo Bressan, della 6ix Music Lab di Piombino Dese che ci supporta da sempre e Giovanni Tosato, nostro promoter, grafico, oramai quarto membro del gruppo, a cui vogliamo quattro mondi di bene!»


Grazie mille ragazzi, non c’è che dire. L'augurio sincero è quello che possiate prendervi ciò che meritate. E vi devo ancora due birre.

Grigio Scarlatto: «Ma figurati! Ciao Matteo, ciao Radio Sherwood, un bacione dall'asfalto padovano!» 

 
 
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