Storia del Rock: cinque canzoni per riscoprire i Nirvana

23 Marzo 2021

I Nirvana sono una band che per molti di noi rappresenta uno spartiacque, la scoperta del rock e della ribellione adolescenziale. Per tanti, è la band che ci ha portato, da adolescenti, a comprare (o, più spesso, a farsi comprare da parenti compiacenti) la prima chitarra, per imparare nel giro di qualche mese il riff di Smells Like Teen Spirit.

La band ha avuto con Nevermind, nell’ambito della musica rock, un impatto generazionale che poche altre band prima o dopo di loro sono riuscite ad eguagliare.

Ma andiamo indietro nel tempo. Siamo ad Aberdeen, piccola città poco lontano da Seattle, nello stato di Washington. Una città, tra l’altro, sempre odiata da Cobain, ma che ora riporta la dicitura Come As You Are sul cartello di ingresso. Siamo sul finire degli anni ’80 e Cobain suona con la prima formazione dei Nirvana nel salotto della zia. I Nirvana degli anni ’90 sono ancora lontani: non c’è ancora Dave Grohl e saltuariamente la band suona con un secondo chitarrista, Jason Everman (che compare anche sulla copertina del primo disco). È qui che nasce la prima canzone di cui andremo a parlare: Floyd The Barber. Il pezzo è incluso nel primo album della band, Bleach, ed è grezzo, pesante e ben lontano dalla musicalità di alcuni pezzi di Nevermind, come anche dal pop della famosa About a Girl, che segue il brano in questione nell’album d’esordio. La canzone ricorda ancora qualcosa dei Melvins, band molto amata da Cobain, ed è un chiaro esempio della capacità di Kurt di raccontare una storia ricca di dettagli in poco più di due minuti, capacità che si vedrà ancora all’opera più avanti in pezzi come PollySliver.  In questo caso, si tratta praticamente di una storia dell’orrore: il protagonista entra dal barbiere ma presto si trova imbavagliato e legato alla sedia, vittima di torture da parte dello stesso Floyd e di altre persone apparentemente familiari a chi canta: Barney, Opie, Zia Bea e Andy si danno il turno nel seviziarlo. Da molti il pezzo è stato interpretato come una metafora della vita del giovane Cobain nella piccola e soffocante Aberdeen, piccola geograficamente e mentalmente: una città nella quale tutti sanno tutto di tutti e in cui chi non rientra nei normali canoni è spesso vittima di bullismo. La classica cittadina dalla quale si cerca di scappare e dalla quale effettivamente Cobain scapperà, per trasferirsi nella culla del grunge, Seattle.

 

Sempre dallo stesso album, e di pari pesantezza, è Paper Cuts. La canzone passa dalle melodie claustrofobiche alle urla sgraziate e ai feedback di chitarra di Cobain e tratta di un fatto realmente accaduto ad Aberdeen. Un tossicodipendente che si riforniva dallo stesso pusher di Kurt fu rinchiuso dai parenti in una stanza nel disperato tentativo di costringerlo a disintossicarsi. Anche in questo caso, non mancano i riferimenti autobiografici: il pezzo racchiude echi della relazione di Cobain con la propria madre: nel verso «The lady whom I feel maternal love for cannot look me in the eyes» si può infatti notare la freddezza con la quale l’autore si riferisce alla propria madre come alla “donna verso la quale provo amore materno”. La canzone, inoltre, è anche l'unica, nell'intera discografia, nella quale venga citato il nome della band stessa.

Facendo un salto temporale fino al 1993, siamo al terzo e ultimo album in studio dei Nirvana, In Utero, e ci troviamo ora a Seattle, con Frances Farmer Will Have Her Revenge on Seattle. Da notare innanzitutto la lunghezza del titolo, in voluta opposizione alla tendenza del genere a titoli brevi e diretti (la band si ripeterà con il pezzo di chiusura, la ghost track Gallons of Rubbing Alcohol Flow Through the Strip). Frances Farmer fu un’attrice hollywoodiana nativa di Seattle e deceduta nel 1970. Accusata di ateismo e comunismo negli anni ’30, la sua esistenza fu fortemente segnata da disturbi psichiatrici e ricoveri forzati, durante i quali fu sottoposta a svariati elettroshock e trattamenti che non fecero che peggiorarne la salute, nonché ad abusi, come sostenuto da alcuni biografi. Il tutto, aggravato dalla dipendenza da alcol e droghe. La figura di Frances Farmer impressionò molto Cobain sin dalla giovane età (fino a chiamare la propria figlia Frances) il quale vide più di un parallelismo tra le proprie vicissitudini personali e quelle dell’attrice, in particolare per quanto riguarda l’accanimento al limite del vessatorio di certa stampa. Ma Frances tornerà ed avrà la sua vendetta sulla città di Seattle:

«She’ll come back as fire

To burn all the liars

And leave a blanket of ash on the ground»

Tra gli album meno conosciuti dei Nirvana vi è Incesticide, in realtà una raccolta di singoli e B-sides pubblicato nel 1992. La canzone Aero Zeppelin fu in realtà registrata ai tempi di Bleach, con Dale Crover dei Melvins alla batteria. È nota ai più l’antipatia di Cobain verso il cosiddetto Cock Rock, termine spregiativo per indicare quel rock emerso negli anni ’80 che puntava tutto sul machismo e su una forma aggressiva di sessualità maschile, al limite della misoginia. Di questo erano, ad esempio, accusate band come i Mötley Crüe o i Guns N’ Roses. Pochi sanno però che in realtà Cobain in gioventù fu un grande appassionato di quelli che sono considerati, immeritatamente, come i progenitori del Cock Rock, ovvero Aerosmith e Led Zeppelin. La canzone si scaglia quindi contro tutte quelle band considerate dall’autore come meri epigoni, imitatori in grado di mettere assieme solo il peggio delle band originali, esaltandone ed estremizzandone alcuni aspetti e colpevoli di seguire solo un trend e di cavalcare l’onda del momento:

«You could shit upon the stage they’ll be fans

All the kids will eat it up

If it’s packaged properly

Steal a sound and imitate

Keep a format equally»

Per concludere, si torna da dove si era partiti: anni ’80, nella soffocante Aberdeen, ai tempi delle High School, ovvero probabilmente il periodo peggiore della vita di Cobain. Il pezzo è appunto School, dall’album di esordio, ed è la sintesi fatta canzone. Appena tre strofe, ripetute in maniera quasi maniacale, per mettere assieme un’immagine da incubo: sei di nuovo a scuola e stavolta non ci sarà neanche l’intervallo a salvarti. Chi di noi ha sognato almeno una volta di trovarsi di nuovo davanti alla commissione dell’esame di maturità non potrà che rivedersi in queste strofe ripetute alla nausea:

«You’re in high school again!»

 
 
loading... loading...