Lo tsunami del Nero Imperatore e le visioni dei Folletti nel bosco di Q

di Mirco Salvadori

24 Aprile 2021

Lo tsunami

Parlano di un terremoto, una fortissima scossa in territorio kanadese che ha provocato il ritiro temporaneo dell’oceano. Le coste sono gremite di persone che guardano rapite l’immenso spazio acqueo ritirarsi lentamente lasciando uno strano silenzio, disteso sul fondale un tempo abitato da mille anime capaci di respirare sotto la superficie sempre in movimento delle onde. Un istante nel quale la vastità del cosmo silente sprofonda nella sabbia e tutto tace, immobile. Gli occhi delle migliaia di persone assiepate lungo i confini del nuovo mondo scrutano l’infinito e iniziano a scorgere del movimento. Sembra una sottilissima linea bianca in lento avvicinamento. Porta con sé del rumore, qualcosa che non appartiene alla natura o forse si, forse è il suo lamento che lentamente monta, si accartoccia su se stesso, ritorna in superficie, riprende la corsa e aumenta di intensità. Il bianco indistinto si trasforma in immensa spumeggiante e feroce onda, si sa che porterà distruzione ma i mille occhi e orecchie non possono distogliere l’attenzione e rimangono inchiodati sugli scogli, nell’attesa dell’impatto. Lo tsunami giungerà portando con sé la consapevolezza della violenza, il suo fascino perverso e tutto il terrore che può ispirare una voce umana che grida Hallelujah! Sarà il Nero Imperatore a cavalcarlo e la sua furia travolgerà ogni cosa troverà si davanti, così come è sempre stato, così come sempre sarà. La lenta liturgia è iniziata, il suono monta e tutto verrà sommerso nel suo meraviglioso e irresistibile fragore.

La numerosa kanadian – con la K come piace a loro – band è tornata e il suo richiamo come sempre si è subito propagato lungo i quattro angoli di un modo musicale in disfacimento. Siamo accorsi su quelle coste dagli luoghi più remoti del globo, lasciando nei nostri comodi salotti le cuffie e i suoni che accudivano. Siamo giunti di fronte all’immensità di questo mare nella consapevolezza che l’onda giungerà spezzando le nostre convinzioni, radendo al suolo ascolti costruiti in anni di duro lavoro sul campo. Con la cognizione della fine e della successiva rinascita attediamo l’urto conosciuto, che mai cede o cambia, anche se la sua frequenza distruttiva può ripresentarsi dopo anni dall’ultima apparizione. Gli occhi ora possono distinguere lo schiumare maestoso, l’altezza imponente dell’unica onda. L’udito ora può sentire, ascoltare di quale antica e conosciuta miscela sia composta la sua voce che porta con sé il dolce e devastante vento del rock primigenio.

G_d’s Pee AT STATE’S END! esce a distanza di qualche anno dall'ultimo Luciferian Towers del 2017, sempre per la prediletta Constellation. Chi conosce il respiro della band non si stupisce dell'attesa. La vita dei canadesi è costellata di pause e riprese, di sorprese, separazioni, riunioni e inizio di altri viaggi come quelli firmati Hrsta, Set Fire To Flames o A Silver Mt. Zion. Una formazione allargata che in questo nuovo lavoro giunge a comprendere ben nove elementi capaci di far esplodere uno stupefacente delirio musicale usando batteria, percussioni, chitarre elettriche, basso, violini, organo, glockenspiel e molto, moltissimo mistero coltivato e mantenuto come metodo di vita. Si sa chi sono ma non si sa chi sia il frontman/portavoce del gruppo, si sa cosa suonano ma non si capisce bene quale sia il contenuto di ciò che propongono anche se l'appeal politico non manca di certo. Sono considerati anarchici ma Michael Moya ha più volte smentito queste affermazioni. Come sempre quando si è in presenza di pura arte, l'unica è seguire il proprio istinto, cercando di visualizzare ciò che le ondate emotive portano in superficie.

Ed eccoci quindi qui, nuovamente assetati di visioni mentre la grande onda sta giungendo per travolgerci nel suo tripudio di suoni che ben conosciamo, capaci di trasportarci indietro nel tempo, a capofitto dentro solchi di altri dischi appartenenti alla gioventù, nell'amato cerimoniale del Nero Imperatore che non si discosta dalla tradizione che lo vede iniziare lento, maestoso, capace di azzerare il tempo mentre monta inesorabile trasformandosi in pura violenza elettrica perché questa è la miscela di cui si nutre: Rock. In molti lo chiamano post-rock ma l'anima rimane tale, anche se le appiccichi un prefisso. E' il modo nel quale viene dosato e mescolato che lo rende irresistibile, una parte di perduto romanticismo che ondeggia violento sopra gli accordi delle corde che vibrano al soffio dei mille watt, il canto unico di un violino sommerso nella tempesta e poi il drumming che tutto travolge. Le anime che ormai giacciono morte nei solchi delle centinaia di dischi ascoltati si risvegliano, il progressive torna a far udire il suo iterato urlo in una lingua che sembra sconosciuta. La purezza nell'irrequietezza delle chitarre torna a imperare sull'ascolto e tutto viene ingoiato dall'immensa onda distruttrice per riapparire lucente di fiammeggiante fulgore post-moderno. Nulla nasce nuovo, in questo mondo ormai consumato ma i ribelli del Québec sanno come mantenerlo tale inserendo ad ogni passaggio degli inserti registrati in presa diretta che da soli sanno descrivere l'angoscia e l'ansia di una realtà ben diversa da quella degli anni d'oro del rock. Viviamo in epoche buie così come oscura è la materia sonora che ci sommerge, una droga letale di irresistibile e violentissimo romanticismo nel quale si muovono come fantasmi le voci e i suoni di una vita a fine corsa, disperata, unicamente in grado di urlare a squarciagola un Allelujah di supplica mentre il mondo tutto intorno crolla, devastato dallo tsunami definitivo che noi stessi abbiamo provocato.

Godspeed you! Black EmperorG_d’s Pee AT STATE’S END!Constellation 2021
https://godspeedyoublackemperor.bandcamp.com/

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I folletti

Esistono fili invisibili che collegano realtà lontane nello spazio e nel tempo, nomi di sciamani conosciuti ormai ovunque e folletti che insistono nel rimanere nascosti tra il rigoglioso fogliame di un bosco che cela una piccola casetta che si racconta esser stato loro rifugio ormai abbandonato. Ciò che lega queste due realtà assai dissimili è la magia che lenta e sinuosa esce e si propaga dai supporti che la contengono. Al pari dei canadesi, i due italiani amano trattenersi a lungo sul ciglio dell'ascolto e trascinano con loro chi si sporge per capire da dove giunge quel suono. Al pari della numerosa banda di Montreal, i due veneti usano l'elettricità che propagano attraverso l'uso della sei corde, sublime protagonista suonata da Carlo Mantione che si accompagna però all'elegia del synth programmato da Tommaso Busatto. Un lento viaggio nelle profondità di un suono elettroacustico lisergico che aumenta di intensità quando all'antica cerimonia si unisce il canto della misteriosa La Piuma, voce salmodiante riti antichi, usanze ancestrali diffuse nella boscaglia vergine prima delle Rivelazioni. Discosto, nell'intrico di rami e cespugli agisce anche Mirko Volpe, silenzioso artefice di antiche visioni folk con il duo Murmur Mori in compagnia di Kuro Silvia, che di questo disco immagina le immagini di copertina. Un racconto nel quale ci si perde così come ci si perde dentro un bosco che difficilmente lascia filtrare la luce.
I volutamente impronunciabili qqqØqqq sono attivi dal 2015 con una serie di produzioni che li vede sempre attenti a mantenersi liberi e indipendenti, pubblicando le loro cose con la propria CASETTA Rec. affiancata in questo caso dalla E' Un Brutto Posto Dove Vivere + Toten Schwan Rec. + Contemplatio Rec. Non perdetevi i loro intensi lavori, nel panorama musicale nostrano, tutto finta indipendenza e sottomissione al facile ascolto, sono perle rare anzi, rarissime.

qqqØqqqA Lustrum Before RevelationsCASETTA/E' Un Brutto POsto Dove Vivere/TotenSchwan/Contemplatio 2021
https://qqq0qqq.bandcamp.com/

 
 

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