Intervista ad Underdogs Studio

Ottava puntata con l'inchiesta sugli studi di registrazione - vuoi partecipare? Invia una mail a [email protected]

22 Aprile 2021

Come si evolve un’idea primordiale di musica? Come funziona, oggi, la catena di montaggio acquisizione-editing-mixaggio con i plurimi strumenti digitali? E dopo? Com’è che il prodotto finito arriva sui nostri dispositivi?

Questi sono alcuni degli interrogativi che musici, redattori, appassionati si pongono, specie se, da un decennio a questa parte, molti musicisti perseguono il sogno di ‘emergere’ potendo registrare in fai-da-te con un basilare Mac. Ma c’è ancora bisogno di esperti e di qualità dell’audio in questo mondo?

La pandemia da Covid-19, inoltre, ha sicuramente incrinato alcuni meccanismi di funzionamento di uno studio di registrazione. Sarà interessante indagare su come questo settore abbia reagito. Chissà se varrà ancora la pena fare uno dei lavori più interessanti per antonomasia!

Questo, e tanto altro, cercheremo di comprenderlo al meglio con un a tu per tu con alcuni studi di registrazione partendo dal Triveneto e andando oltre.

 

Ciao ragazzi! Innanzitutto parlateci dell’Underdog Studio, come e quando nasce?

Sergio: Ciao a tutte/i! Lo studio nasce come idea qualche anno fa tra un gruppo di quattro amici: Alberto, Lorenzo, Sergio e Mattia. Ognuno di noi proviene da un background diverso. Alberto aka Nevo ha studiato al SAE institute di Milano ed ha avuto la possibilità di lavorare con grandi musicisti in altrettanti famosi studi di registrazione. Lorenzo, in arte Boa, è un musicista, arrangiatore e paroliere con alle spalle diversi anni di attività e di studio di chitarra e canto. Mattia ha lavorato per anni con i più grossi service audio in Veneto per quanto riguarda i live festival (compreso Sherwood!) e nei maggiori locali di Padova. Io ho maturato anni di live con la crew Bomchilom (sound dove milito tutt’ora con Alberto) come dj/selecta e Mc con cui ho avuto la possibilità di suonare in Italia e in Europa. Ho studiato chitarra e da qualche anno ho iniziato a produrre Reggae collaborando con artisti cittadini e non solo. Due anni fa abbiamo deciso quindi di unire le nostre conoscenze e abbiamo deciso di dare vita ad “Underdogs Studio”.

Quali sono i servizi che offrite ai musicisti? Di che equip usufruisce lo studio (in grandi linee)?

Alberto: Abbiamo deciso di avere un mixer analogico 40 canali, come scelta del sound che vogliamo per lo studio. Abbiamo una collezione di microfoni in costante crescita caratterizzata dalla riscoperta di alcuni sistemi desueti o ritenuti “superati” che invece riescono a caratterizzare e distinguere il lavoro che portiamo avanti. A questo aggiungiamo le nostre tecniche microfoniche che andiamo a studiare recuperando tutte quelle tecniche che hanno segnato e cambiato il modo di approcciarsi a questo lavoro. Partiamo da queste basi in costante sperimentazione anche personale di ciascun socio, questo per quanto riguarda l’equipe.

L’idea che guida lo spirito dello studio è la “presa diretta”. Cerchiamo di lavorare con tutti i musicisti assieme nello stesso ambiente. Certo questo richiede molta più precisione sia in fase di recording e sia da parte dei musicisti ma è lì che secondo noi si compie la vera magia in studio: si manifesta chiaramente l’intenzione del brano, l’interplay dei musicisti, l’unicità del momento irripetibile. Diamo grande importanza al valore dell’esecuzione non ci piacciano approcci asettici e privi di errori, se poi sono tali, umani. Abbiamo un debole per le macchine non lineari con un carattere preciso, in grado di sporcare, di suonare insieme al musicista. Poi ci capita anche di fare sonorizzazioni di film o documentari, di programmare strumenti digitali per basi o altro ma l’attitudine è sempre quella. Avendo tante personalità che lavorano ad Underdogs possiamo lavorare su recording, mixing, mastering su altri aspetti più “creativi” come arrangiamenti e produzioni.

  

Oltre a tanta passione, quali sono le competenze che servono per mettere su uno studio di registrazione? Di quali qualifiche specifiche parliamo per poter intraprendere questa strada?

Lorenzo: È fondamentale avere delle competenze reali e approfondite perché ti permette di aver una base dalla quale partire per poi fare delle scelte mirate per trovare il sound giusto che stai cercando in quel momento. È importante studiare la musica e le varie sfumature che ogni genere richiede.

È  altrettanto importante avere un proprio gusto musicale che porti ad incidere il marchio dello studio e che lo caratterizzi. Registrare una band Garage è un lavoro totalmente differente da un disco Reggae e devi sapere come interagire per essere utile ai musicisti. Per noi che vogliamo lavorare in presa diretta sapere come “mettere giù i microfoni” è il punto di partenza per creare il sound migliore e anche il più complesso, richiede anni di studio e di prove perché la pratica è ugualmente fondamentale in questo settore. Puntiamo all’essenziale e ad acquisire il sound migliore alla fonte, lavorare in seguito per aggiustare gli errori non fa per noi e  non paga.

Lavorate a produzioni che vengono proposte dai singoli artisti/band o siete legati a una/più label? In questo caso, come avviene il processo di selezione dei progetti sui quali lavorare? Quanta voce in capitolo ha lo studio di registrazione innanzi all’etichetta?

Alberto: Per ora abbiamo lavorato sempre con band o artisti direttamente ma non ci precludiamo nessuna opportunità. Lo spirito dello studio è quello di lavorare bene assieme in un clima di scambio e creatività. Il nostro obbiettivo è dare una forma definitiva a quello che viene dall’artista, dando vita al sound che ha immaginato con il lavoro in studio. Quindi ben vengano collaborazioni, allargare la rete di contatti e rapporti nella musica crediamo sia fondamentale. Qualunque sia il nostro lavoro , il centro il fulcro resta sempre la band e la proposta musicale che vuole mettere in pratica. Questo è il punto fondamentale per poi sviluppare un buon lavoro in studio.

Qual è stata l’esperienza più negativa e, viceversa, più positiva che hai/avete riscontrato durante questo lavoro nel corso degli anni? Ci raccontate qualche episodio? 

Sergio: Guarda per ora direi che ci è andata bene! Non abbiamo mai avuto problemi, credo sia anche una questione di attitudine al lavoro. Soprattutto è importante affrontare con spirito positivo e costruttivo qualsiasi sfida. Avere idee diverse e discuterne è importante e il processo di crescita non è mai a senso unico. Cerchiamo sempre di imparare qualcosa da ogni artista col quale collaboriamo in ciascuna esperienza.

Come si è evoluto questo lavoro nell’ultimo decennio? Quanto hanno influito le nuove  tecnologie?

Lorenzo: La tecnologia aiuta e facilita alcuni aspetti di questo lavoro ma come in tutti i campi affidarsi ad essa ciecamente è sbagliato. Per noi è importante essere in grado di poter fare delle scelte, il digitale può diventare un alleato Il metodo di recording, gli strumenti e macchinari sono tutte scelte che vanno fatte consapevolmente perché caratterizzano e formano il sound di uno studio. Il cosiddetto ritorno del sound vintage altro non è che la riscoperta di timbri e dinamiche che il digitale non riesce a riprodurre con gli stessi dettagli dell’analogico. Lavoriamo per aumentare la nostra consapevolezza di strumenti e mezzi in modo da aumentare la libertà creativa. Poi dipende sempre da cosa cerca l’artista quando viene in studio

  

Come si gestisce la vostra produzione nei confronti dei sistemi di riproduzione moderni? E cioè: nel master prediligete un suono che risulti potente anche da sistemi limitati (come le iper diffuse casse bluetooth) oppure si dà ancora valore all'impianto hi-fi ad alta fedeltà? 

Alberto: Un buon disco dovrebbe essere in grado di dare il massimo su qualsiasi sistema di riproduzione musicale. Siamo consapevoli che le piattaforme musicali oggi hanno da una parte reso più accessibile i contenuti, ma hanno in parte esacerbato ulteriormente questo appiattimento nella ricerca del sound e nella personalità di artisti e studi.

Come studio cerchiamo sempre di portare a termine ogni lavoro con la costante ricerca del sound giusto, un’idea di fondo che identifichi il lavoro dello studio. concentrandoci soprattutto sulla tecnica microfonica. L’obiettivo perciò è sempre di creare un sound, un’impronta che identifichi il lavoro dello studio con qualsiasi mezzo di riproduzione.

Parliamo di Covid-19 e di conseguenze su questo lavoro. Lo studio ha tenuto botta alla situazione?

Sergio: Abbiamo iniziato i primi lavori a Gennaio 2020. Poi ci siamo dovuti fermare come tutti a fine febbraio. Abbiamo “approfittato” della quarantena per produrre musica e continuare a studiare (in questo lavoro non si smette mai!). I primi di maggio, quando è stato possibile spostarsi di nuovo, abbiamo ricominciato a lavorare quindi ci riteniamo soddisfatti per ora.

Vi è capitato di co-produrre qualche progetto musicale? Se sì, ce ne consigliate qualcuno? 

Sergio: Sì, la produzione è uno dei nostri servizi. È sempre un piacere perché ti permette di lavorare su più versanti non solo nel recording. Il momento creativo è un’altra essenza di Underdogs, sia per i nostri background musicali diversi, sia per il sound che cerchiamo come marchio. Ti lascio il link per ascoltare alcune coproduzioni alle quali abbiamo partecipato:

SIZ:

SILEK:  



 
 

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