Teatro Hic et Nunc - Seconda Puntata

Una selezione di testi teatrali, a partire dalle tragedie greche fino ad oggi, con una particolare attenzione per il sociale

26 Aprile 2021

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La casa di Bernarda Alba

Federico Garcia Lorca, Einaudi, 1972, 67 p.

Federico Garcia Lorca terminò La Casa di Bernarda Alba nel giugno del 1936. Nell’agosto dello stesso anno, quindi due mesi più tardi, il poeta andaluso veniva giustiziato da parte dei falangisti come antifascista. La sua opera racconta di una storia in cui il patriarcato ed i valori più repressivi ed atavici sono sostenuti (ed anche sofferti) dalle donne della casa di Bernarda Alba, ma subito si scatena agli occhi di chi legge un insieme di passioni cocenti, fatali, tragiche. Adele dice ad esempio: “E tutto il paese contro di me, che mi bruci con le sue dita di fuoco; mi metterò la corona di spine che portano le donne amate da un uomo sposato”. Questa passionalità, per chi ha letto le poesie di Garcia Lorca, mi porta a riconoscerlo come un vero e proprio fratello del mediterraneo. Ad ogni modo quest’ultima opera teatrale non si ferma solo alla descrizione di un mondo femminile aggrovigliato tra passioni e tormenti, ma data la coralità di voci che vivono in una cappa oppressiva ed a volte pretendono maggiore libertà (ancora Adele:”A me piace veder correre pieno di fuoco ciò che e’ stato quieto per anni”), è fin troppo evidente che quella che si ha davanti è un’allegoria della Spagna pre – franchista, una comunità che si prepara drammaticamente alla dittatura del periodo successivo alla fine della guerra civile.

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Madre Courage e i suoi figli

Bertolt Brecht, Einaudi, 2017, 195 p.

Come La casa di Bernarda Alba, anche questa opera è stata scritta negli anni 30 del novecento, ed in un momento cruciale della storia europea, tra il 1938 ed il 1939. Va dato atto al drammaturgo marxista tedesco Brecht di aver preconizzato i destini tragici dell’Europa che sarà invischiata nella seconda guerra mondiale. Madre Coraggio è la protagonista del dramma, una donna che gira i vari paesi del continente europeo durante la guerra dei trent’anni nel 1600. Si arrabatta con il suo carrettino vendendo mercanzie insieme ai suoi figli trascinandolo tra macerie, fango ed il rumore del rombo dei cannoni. Lei è al centro dell’opera, e l’autore tedesco è bravissimo a rappresentare attraverso la sua figura la falsa coscienza delle classi subalterne nei contesti sociali in cui sono inserite. Madre Coraggio è infatti sicura che attraverso il suo sapersi da fare, la sua intraprendenza, riuscirà a salvare se’ (a stento) e la sua famiglia (non ci riesce) all’interno del contesto terribile ed inesorabile della guerra, rivelandosi così antesignana del contemporaneo spirito de “l’imprenditore di se stesso”. Lei non critica la guerra, si da’ da fare invece, anzi la sostiene. L’opera sembra essere anche in qualche modo anticipatrice del film di Kusturica “Underground”, ambientato anche questo in un teatro di guerra permanente dove, come in “Madre Courage”, i rapporti tra le persone sono duri e precari, il linguaggio laconico e quel che c’è di umoristico è di certo macabro.

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Il Crogiuolo

Arthur Miller, Einaudi, 1997, 152 p.

Il racconto de Il Crogiuolo si basa sui fatti realmente accaduti in un villaggio americano del 1692, Salem, nello stato del Massachutes: al termine di una lunga sequela di accuse ed arresti, 19 persone vennero condannate a morte per stregoneria. Questo tipo di pene per accuse di stregoneria, in un’atmosfera di religiosità puritana fervente, repressiva e bigotta, erano già state eseguite nella stessa zona pochi anni prima, e quello di Salem del 1692 fu l’ultimo del suo genere in Nord America. Il testo di Artur Miller, scritto nel 1953, divenne un’allegoria ed allo stesso tempo denuncia delle politiche di quegli anni negli Stati Uniti d’America, il Mcartismo, ricordato come una vera e propria caccia alle streghe consistente in censure, arresti e licenziamenti per paura delle influenze comuniste negli Stati Uniti d’America dei primi anni 50 del novecento. Il testo di Miller non è per nulla noioso, e riesce nel suo intento di creare un’atmosfera di condivisione, ma anche delle paure e dei tentativi di opposizione da parte dei membri della comunità di Salem rispetto ai principi inquisitori che stavano alla base della caccia alle streghe. Da leggere.

5
La visita della vecchia signora

Friedrich Durrenmatt, Einaudi, 1997, 85 p.

Se con La casa di Bernarda Alba di Garcia Lorca avevamo avuto un’allegoria di quella che sarebbe stata la Spagna franchista dopo la guerra civile, e con “Madre Courage e i suoi figli” di Brecht un dipinto anticipatore della imminente tragedia della seconda guerra mondiale in Europa, con “La visita della vecchia signora”, del drammaturgo svizzero Friedrich Durrenmatt, scritta nel 1955, abbiamo uno sguardo rivolto al futuro di quella che sarà la società capitalistica dei consumi a partire dagli anni 50, nel periodo successivo alla seconda guerra mondiale. Fa ritorno nella sua una piccola città tedesca la ormai anziana Claire un tempo povera cittadina ed ora multimiliardaria, ed ha uno scopo, cioè quello di vendicarsi contro un vecchio amante che la rifiutò e la allontanò oltraggiandola. Promette infatti agli abitanti del paese di Gullen che darà un miliardo agli abitanti del piccolo borgo se uccideranno Alfred, proprio colui che la trattò male in gioventù, tanto da farla scappare dal paese. A questo punto il comportamento dei cittadini cambia: i compaesani di Alfred si trasformano da solidali concittadini a persone desiderose di ricevere il miliardo della spietata Claire. Il racconto mette dunque in luce la possibilità del denaro di corrompere e comprare qualsiasi cosa, quasi prevedendo alcuni degli aspetti peggiori della futura società consumistica. Si tratta comunque di una commedia tragica, con molti spunti di ironici e divertenti.

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7 minuti. Consiglio di fabbrica

Stefano Massini, Einaudi, 2015, 74 p.

La piece teatrale si basa su una storia realmente accaduta, un fatto di cronaca del 2012 che ha visto coinvolte le operaie francesi di una fabbrica tessile dell’Alta Loira. Una multinazionale acquista una storica azienda tessile, e i suoi dirigenti presentano il nuovo accordo con le operaie dello stabilimento. Niente licenziamenti, ma c’è un piccolo cambiamento, ovvero la riduzione di 7 minuti della pausa pranzo. Nel consiglio di fabbrica costituito da donne inizia un dibattito in cui si confrontano operaie divise per età e provenienza, in cui le diverse posizioni sono specchio dei dibattiti attuali sulle questioni del lavoro: opposizioni tra giovani e vecchi, tra stranieri e residenti, oppure la consapevolezza che la cessione dei propri diritti in un dato momento, anche se minimi, aprirebbe la strada ad una cessione di ulteriori diritti sempre maggiore di volta in volta. Il testo di Massini, scritto nel 2013, è un’opera di impegno politico importante che riguarda la nostra attualità, da leggere.     

 
 
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