Ministri - Cronaca nera e musica leggera: intervista per il nuovo Ep

La band torna con quattro brani significativi e potenti

19 Maggio 2021

Approcciarsi a questo nuovo Ep dei Ministri non è stato facile. Codesto pensiero nasce della consapevolezza che le quattro canzoni sono stratificate e raccontano molto del tempo che tutti abbiamo vissuto in quest'ultimo, lungo, anno. Un limbo rotto solamente e in apparenza da un'estate povera.

I brani ogni volta che li si ascolta diventano l'occasione per riflettere su quanto stiamo vivendo, sul senso profondo o meno profondo, concentrando l'attenzione su noi stessi o ciò che sta al di fuori. 

Luci e ombre, leggerezze e ansie, divertimento e disperazione, contemplazione e alienazione, passi di danza verso l'oblio o un cambiamento voluto, sperato, inatteso, costretto dalla contingenza degli eventi. I paladini svegliatisi pieni di macchie e le pecore nere un po' più candide del previsto.

Sono tanti i concetti che potrei tirare fuori ma che ancora devo metabolizzare appieno. La musica e il lavoro della band milanese merita - come sempre - il dovuto tempo. Mi concentro allora sul suono: deciso, spinto, abrasivo, carico della rabbia e della voglia di risalire la china che, positivamente o negativamente, abbiamo maturato. Sonoricamente, un disco uscito al momento giusto.

Ma bando a questi pareri personali, vi lascio alle risposte dell'intervista fatta, sperando possano esservi utili per aumentare la conoscenza dell'Ep, e ringrazio i Ministri per il tempo dedicatovi. Buona lettura...

Da Fidatevi a questo Ep il mondo è cambiato, e anche il vostro suono: Fidatevi era molto più easy, mentre il nuovo Ep sembra uscito direttamente da La televisione (ghost track di Fuori). Come mai questo cambio di rotta?

Fidatevi aveva brani come la title track o Spettri che erano incredibilmente scuri e pesanti e che potevano far tranquillamente il paio con la title-track di questo ep. Solo che ogni brano ha un impatto diverso a seconda del mondo in cui atterra: quello in cui è atterrato questo ep era reduce da un anno e mezzo di lovesong indulgenti e rassicuranti, quindi a confronto pare che siano arrivati gli unni. In ogni caso, ci è sempre piaciuto avere molti registri con cui esprimerci e non è che quello più aggressivo sia più "vero" di quello morbido. Tanto in radio non ci finiamo né con uno né con l'altro.

In Bagnini la metafora basata sul loro modo di vedere il mare sembra comunicare una rassegnazione generale, quasi relativa al fatto che certe cose vanno prese semplicemente per quel che sono. Da dove nasce tale ispirazione?

No, parla del fatto che quella semplicità che tu citi non esiste - e che forse non esiste nemmeno un luogo (fisico o immaginario) in cui le cose sono quelle che sono. Anzi, parla proprio del fatto che nonostante l'indiscutibile confusione di segni e significanti che ci circonda, la nostra reazione sia quella di fortificare una presunta verità piuttosto che accettare serenamente il dubbio. Il che non riguarda solo gli altri, ma anche noi stessi: riguarda anche chi, come noi, fa scenate nei centri commerciali ma, ormai da tempo, non può permettersi di tenere dritta la barra della propria coerenza circa modelli di consumo e di stili di vita sostenibili. 

Cronaca Nera e Musica Leggera è un titolo che indica una contraddizione: la leggerezza di certe canzoni vs. la gravità di certe notizie. Quali sono gli aspetti di questa contraddizione che vi hanno ispirato nella stesura testuale, la quale verte su molti “non fare”?

Più che contraddizione ci sembra una strana coppia che per svariati motivi pare funzionare benissimo, e da tempi non sospetti. Le strofe del pezzo sono la voce superegoica che tutti abbiamo dentro, la voce di un giudice e di un sovrano che tutti abbiamo dentro, una voce che rappresenta quello che da noi vogliono gli altri. Ma è anche una specie di quarta di copertina del mondo in cui viviamo, un riassunto crudele delle regole non scritte che regolano le nostre scelte, le nostre illusioni e le nostre disillusioni.

Un aspetto che mi è sempre piaciuto del vostro stile è il saper cogliere elementi della contemporaneità, della vita di tutti, e sapere tradurli in musica. Perché voi avete mantenuto nel tempo questo tipo di urgenza rispetto ad una scena italiana dove si scrive di tutto tranne che della realtà concreta, nemmeno alienarsi da essa fossa l’unica soluzione (musicale)?

Bè non sappiamo perché gli altri fanno quello che fanno, e non ce l'abbiamo personalmente con nessuno di loro. Anche perché ci sono artisti - anche in Italia - che fanno cose meravigliose evitando la realtà, evitando il quotidiano e il mondo con cui ci ritroviamo a che fare. L'importante è fare quello che fai mettendoci tutta la cura, l'amore e l'onestà possibili: a quel punto non ci sarà nulla di sbagliato, che tu stia parlando di draghi volanti, di cuori spezzati o di crisi economiche. Di certo però, quando il novanta per cento della scena parla con le stesse parole delle stesse quattro cose, è lecito chiedersi che cosa stia succedendo e se qualcuno non abbia scambiato la musica coi jingle pubblicitari.

Sperando di poterci vedere tutti attorno al palco, nel grande rito(rno) a quello che più ci piace, ovvero i concerti sudati e alticci, come avete impostato l’esibizione live di questo ep, sul fronte della lineup, vestiti di scena, e altro?

Stiamo ancora aspettando indicazioni dalle varie di cabine di regia circa cosa si potrà fare o non fare. Sulla base di quello decideremo alcuni aspetti, la struttura del live e le sue dinamiche. Di certo comunque ci sarà una sostanziosa parte di elettricità.

Ultima domanda: quali cambiamenti potrebbero rimanere nel mondo del lavoro artistico arrivati in conseguenza della pandemia? Ci sono aspetti in fase critica che potrebbero essere cambiati in positivo?

Se per cambiamenti si intendono concerti in streaming, nessun incontro nelle librerie e tutto ridotto a canzoni da far uscire alla mezzanotte tra giovedì e venerdì, speriamo che non rimanga nulla.

 
 

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