Cosmo - La terza estate dell’amore, viaggio nel movimento

Diretto e senza anticipazioni, il nuovo album lascia già un bel segno

27 Maggio 2021

Come si sta chiusi in casa un anno intero? Potremmo chiederlo a Cosmo che con un album droppato a sorpresa senza singoli spariglia le carte della scena elettronica italiana, quella più friendly per essere chiari. Quella che fino a venerdì scorso era la sua cifra distintiva, dove era entrato nel 2016 senza chiedere nulla a nessuno, colpendo con l’orecchiabilità de l’Ultima Festa.

La terza estate dell’amore, dopo la rock del ’67 e la seconda acid house della fine anni ’80 (1989), nelle vene creative di Cosmo potrebbe essere questo 2021 e pure le prossime, come risposta al periodo negativo, pesante e di immobilità mentale e fisica dettato dal covid. Questa premessa ha senso, visto che storicamente dopo blocchi storici negativi c’è sempre una contro offensiva che riporta la vita in ogni ambito (i vari “boom” post seconda guerra mondiale, ad esempio).

Il concetto di movimento incarna per bene tutto il disco dall’inizio alla fine e le varie reference alla musica da club, rivisitate in chiave maggiormente fruibile (ma non pop!) sono presenti in ogni brano. Dai rave illegali al sound deep, dalla uk garage all’elettronica synth italiana (vediamo se riuscite a capire dove sono tributati i Goblin..) queste più che citazioni sono un passato codificato e risputato nel presente, riletto e modernizzato, spingendo avanti l’intera cultura annessa, i suoi miti e l’intero lotto dell’immaginario.

Spesso si criticano i nuovi artisti perché “copiano”, o perché “se ne sbattono della legacy del passato”, perché “non sono veri come un tempo” etc. Insomma di stronzate vittimiste ne abbiamo sentite tante nel corso del tempo dagli hater di rito. Ma Cosmo ha fatto i “compiti” come si dice e ha Ascoltato, dalle robe under a quelle main, ci sono tutte le decadi della musica elettronica / dance rilette con verve personale, ovvero un melting pot innovativo, lanciante uno sguardo diretto al futuro, a maggiori incastri, mix strani ed esperimenti.

In chiusura, La terza estate dell’amore, secondo me, porta avanti pure un discorso relativo alla liberazione mentale attraverso la liberazione dell’uso del proprio fisico, elemento legato indissolubilmente all’accettarsi per come si è, fuori e dentro, e dell’accettazione - non solo mera tolleranza - degli altri, quelli ritenuti “diversi” per chissà che motivi. Il dancefloor uguale a safe zone, fluida e inclusiva, dove poter esserci, veramente, senza limiti imposti da mentalità o ideologie ridicole. Quest’ultima probabilmente è una mia lettura personale, ma sarebbe bello fosse veramente così, quasi a chiudere alla perfezione il cerchio di uno dei dischi più belli, ad ora, di questo 2021.

PS: per respirare altro di questo senso di libertà vi consiglio gli album di Mace, Venerus e Madame.

 
 

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