Alter Bridge live report

Palasport Forum, Pordenone (PN) - 26 Ottobre 2011

30 Ottobre 2011

Al Palasport di Pordenone per la quarta ed ultima data del tour italiano degli Alter Bridge ci sono stati parecchi posti vuoti, troppi per un concerto che è stato un vero e proprio inno all’hard rock!
Aprono le danze i Black Stone Cherry che arroventano subito l’atmosfera con la voce calda e graffiante di Chris Robertson, un frontman capace di incendiare anche gli animi più tiepidi. Alle sue spalle giganteggia il funambolico John Fred Young: il batterista del “Bluegrass State” si è aggiudicato senza alcun dubbio il titolo di Man of the Show grazie a una tecnica impeccabile e una presenza scenica da rocker di razza. Come ha dominato il palco mentre picchiava come un fabbro alternando headbanging a corna al cielo, anche da in piedi!
Mood tra gli AC/DC, Guns ‘n Roses e Metallica degli anni novanta, riff di chitarra potenti: i BSC sono una band che sa proporre con originalità uno stile pieno di sfumature ed echi del passato regalando un sound coinvolgente. Una fra tutte, Blame It On The Boom Boom è a dir poco trascinante, impossibile resisterle se suonata live!
Una vera chicca l’omaggio ai Black Sabbath con l’inconfondibile giro di “Iron Man” come intro, fuckin’ yeah!
Quando arrivano gli Alter Bridge la folla è come una moto da corsa che ha appena scaldato le gomme con il giro di ricognizione ed è pronta a sgasare. Myles Kennedy ci sale sopra e intona le prime note di Slip To The Void liberando l’urlo dei fan che sono in attesa della band al completo. Poi, uno alla volta, fanno il loro ingresso Brian, Flip e Mark e l’onda di suono si erige impetuosa!
Con Before Tomorrow Comes, un pezzo che segna la maturità della band raggiunta con il secondo album Blackbird, le mani si alzano al cielo e le ugole tentano invano di tenere le note dell’inarrivabile Myles. Il cantante degli AB è stato superlativo e ha infilato un acuto dietro l’altro senza esitazioni e risparmiandosi solo in Broken Wings. È evidente che il tour con Slash gli ha fatto bene e lo si vede anche da come interagisce coi fan con cui incrocia ripetutamente lo sguardo.
Sugli accordi di White Knuckles, una delle canzoni dell’ultimo album AB III, Myles inizia a dare lezioni di solfeggio cantato dividendo la platea in due gruppi che iniziano a sfidarsi sotto l’incitamento del venerabile maestro, che forse ad un certo punto esige anche troppo.
Finalmente arriviamo alle presentazioni di rito e Scott Phillips è il primo della band a fare il suo ingresso. Ma non è l’unico primato a spettargli: l’altro è quello per il record di velocità considerati i ritmi imposti a tutte le canzoni. A seguire il bassista Brian Marshall, impeccabile.
Siamo al giro di boa del concerto e, dopo la bellissima I Know It Hurts, Myles ringrazia la band che lo ha preceduto. Lo rifarà anche più tardi ed è tutto dovuto perché i BSC sono stati veramente strepitosi!
Come penultima canzone Myles presenta Watch over you, offrendola in chiave unplugged: ci sono solo le pennate leggere suonate sull’acustica a fare da confine fra il silenzio e la voce straordinaria del cantante, che entusiasma ed emoziona il pubblico.
Chiude la scaletta – quella ufficiale prima dei bis – Open Your Eyes, una canzone in pieno stile Alter dove c’è tutto: la voce stratosferica di Myles che raggiunge vette inaccessibili all’uomo e l’assolo di Mark eseguito in maniera impeccabile. Quella sera inoltre si è aggiunto anche un coro appassionato e che c’ha messo l’anima. Fantastico!
Durante i bis Myles si lascia andare ad un arpeggio folkeggiante che abbandonerà presto con un “fuck that shit!” liberando un muro di suono che ha travolto la folla e fatto vibrare le pareti del Palasport.
Prima dell’ultimo pezzo, Rise Today, duello di assoli alla chitarra fra Myles e Mark, l’unico uomo al mondo con i polpastrelli ignifughi… Per i comuni mortali: don’t try this at home!
Il concerto è stato strepitoso e se da un lato gli Alter si son confermati quale band di altissimo livello tecnico e grande personalità, capace di superarsi album dopo album, dall’altro i BSC hanno impressionato positivamente superando anche le più elevate aspettative.
Ma un racconto perfetto rischia di non essere credibile e quindi arriviamo a quello che non ha funzionato: l’equalizzazione, sbilanciata verso gli alti, in certe canzoni ha trasformato la voce di Myles in un suono metallico e freddo e la chitarra di Mark in qualcosa di perforante.
Anche i volumi, verso la fine del concerto, erano troppo alti. Quasi fastidiosi.
Ma in fondo il fischio alle orecchie è solo il ricordo che ti porti la mattina seguente di un concerto che ha lasciato il segno, anzi, il suono!

Mattia For Sherwood Live Reporter

 
 

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  • Alter Bridge 26 Ottobre 2011 Pordenone
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