Mitilanti: i vari volti della poesia.

9 Agosto 2021

Con la webzine, dopo oltre un anno, si comincia ad essere un po’ rodati con le interviste. Ma intervistare una persona che conosci da quando sei stata una matricola universitaria e che ha contribuito nel corso degli ultimi anni a creare un progetto unico non è affatto semplice. Sarà anche per questo allora che la seguente chiacchierata con Francesco Terzago, anima dei Mitilanti, parte con una bella sfilza di domande da parte mia.

Lui ha risposto creando degli audio, lo dico con molta sincerità, che sono un piacere da ascoltare. Una conversazione che anche per questo non può essere trasposta su carta. Non può essere semplicemente “sbobinata”, traslando nella scrittura i vocali di risposta. A questo mezzo di fruizione non era possibile rubare la scena. Si perde il ritmo, il suono. Si perde una parlata che già da sola ci introduce al tema di questo botta e risposta: la forma poetica oggi.

E allora, se il progetto che Francesco ci presenta è nuovo e coraggioso, anche nuova, mi sono detta, sarà la forma di riportare questo dialogo. Di seguito trovate l’accenno di alcune domande e un inizio delle sue risposte. Il podcast integrale vi trasporterà nel cuore del mondo dei Mitilanti e darà ristoro alle vostre curiosità.

Iniziamo dalle basi: Mitilanti nasce a La Spezia ed è un gruppo. Ci spieghi un po’ il motivo per cui siete nati e di cosa vi occupate?

I Mitlianti nascono da una serie di coincidenze fortuite, circa sei anni fa. Iniziamo a guardarci dal principio da lontano in quel periodo, 2014. Siamo un gruppo di persone attive nell’ambito culturale e in modo particolare ci interessa portare la poesia in condizioni popolari, in che non sono quelli consueti, quelli dei circuiti accademici, considerando che quella della poesia, quella di ascoltare la poesia, quella di scriverla, sia un’urgenza di tutti quanti. […] Continua sul podcast.

Dal 2015 ad oggi che risultati hai visto ottenere come Mitilanti e quali sono i prossimi traguardi?

Dal 2015 ad adesso, con un passaggio fondamentale nel 2017 con Mitilanza - gli spazi mobili della poesia, i Mitilanti sono riusciti a proporsi come una realtà che ha l’intenzione di proporre la poesia in quei contesti dove all’apparenza non è presenza. La missione è proporre questa forma espressiva a un pubblico intergenerazionale, a un pubblico che non per forza ha come passione quella del libro. Anzi noi riteniamo che la parte più interessante dell’espressione poetica sia quella ibrida, che sta al confine tra più mondi. […]-Continua sul podcast.

In Italia, in ambito di produzione ed espressione poetica, la voce femminile è rappresentata? Con performance come Poetry call (ce la spieghi in breve?) avete dato un ruolo ancora più chiaro di uso del mezzo espressivo in ambito di azione sociale e politica. Per te la poesia può essere ad oggi uno strumento adatto a fare “lotta politica”?

La poetry call arriva da lontano. Ci sono state figure nella poesia, nella poesia performativa, che hanno fatto qualcosa di simile. Ecco che l’elemento che rinnova questa modalità e questo nuovo tentativo di sovrapporci, di simulare il canovaccio proprio tipico di una vendita telefonica. Vendita telefonica che si conclude con un dono. Che quindi non prevede di muovere niente in termini economici. Non c’è una vendita, non ci sono ore retribuite. Non ci sono processi retribuiti. L’unica cosa che accade è che persone tra loro sconosciute hanno un momento di contatto e una di queste fa dono all’altro di una poesia. […]-Continua sul podcast

Avete organizzato corsi di scrittura creativa. Perché e a chi consiglieresti questo tipo di formazione?

Non corsi di scrittura creativa ma palestre di scrittura. Una distinzione secondo me importante, ogni volta che ci approcciamo allo scrivere lo facciamo con creatività. Lo facciamo con necessità espressive e possiamo farlo conoscendo alcune tecniche. […] Quindi il tema è come portare avanti un ragionamento convincente sull’utilizzo di svariati linguaggi. [...]-Continua sul podcast.

Negli Stati Uniti abbiamo visto che al giuramento di Biden è stata invitata anche la giovane poetessa Amanda Gorman. Oltre a questo, ricordo, che negli USA riviste dedicate alla produzione lirica, recensioni giornalistiche importanti su testi poetici, iniziative come il “National Poetry Month” puntano ancora molto al linguaggio poetico dandone rilevanza anche mediatica di primo piano. In Italia mi sembra meno. È corretta questa affermazione? E nel caso cosa dovremmo fare per dedicare maggiore visibilità a questa forma espressiva?

Spesso quando guardiamo agli Stati Uniti tendiamo a non considerare che anche una forma espressiva come la poesia, che per Fortini era la più anticapitalista, viene versata all’interno di alcuni dispositivi mediali. Cioè essa risponde a quelle che sono delle necessità espressive di immediatezza che sono le stesse che coincidono con lo spazio dell’attualità, con lo spazio del consumo. Ecco che la poesia anche quella che affronta tematiche sociali può risentire del contenitore entro il quale questa materia viene versata.  Tuttavia è secondo me importante che continui ad esistere uno spazio di espressione soprattutto orale di questo tipo perché questo crea una sorta di humus sul quale possono svilupparsi una serie ulteriori di forme espressive legate alla poesia. Quindi è come nell’ambito della musica: esiste una musica che è tramessa in radio, che milioni di persone sono abituate a recepire e poi esiste una musica sperimentale. Ecco che secondo me non dobbiamo confondere i due spazi. Spazi che appartengono allo stesso ecosistema ma che in funzione anche sociale non credo sia corretto sovrapporre. Dunque in Italia c’è questo tema di cui discutere, ovvero del fatto che esistono produzioni popolari che sono il risultato di una coscienza anche in termini di strumenti della performance molto significativa e che tuttavia non incontrano ancora quella che è la diffusione e la varietà che potrebbero avere. Io credo nella permeabilità dei contenitori e degli spazi. Credo che disponendo dei giusti strumenti espressivi sia possibile fare della buona poesia, qualitativamente stratificata e che in un certo senso possa parlare ad un pubblico differenziato che sia quello degli addetti ai lavori come quello delle persone che sono ancora in fase di alfabetizzazione. Quindi abbiamo tre possibilità che hanno ruoli e eventualmente dignità distinte: una poesia come quella anche di cui si parlava in America, che può rivolgersi esclusivamente a un pubblico indifferenziato, una poesia popolare; una poesia invece che ha un pubblico più circoscritto, che non è La Poesia ma che è una delle tipologie di poesia, e una poesia che attraverso una stratificazione cerca di rivolgersi a questo pubblico che è differenziato. In Italia noi abbiamo un’urgenza di poesia, tutte le persone o perlomeno la maggior parte di esse, si è rivolta alla poesia almeno una volta nella vita. Se andiamo a vedere quelli che sono i flussi nel web di ricerca che riguardano questo termine specifico per esempio otteniamo dei picchi. Dei picchi che coincidono con quelli che sono dei momenti durante l’anno nei quali si desidera commemorare. Quindi la poesia agli occhi degli italiani e delle italiane ha un ruolo che è quello della parola che continua a sopravvivere, che resta cristallizzata nel tempo e il cui valore d’uso resta inalterato. Quindi noi tutti ci rivolgiamo a questo genere nella sua forma alta, nella sua forma scolastica, in occasione della festa della mamma, della festa del papà, del Natale, del 25 aprile. Insomma, in tutti quei momenti che celebrano in qualche modo l’unione di tutta la collettività. Con questo semplicemente cercando di dare un’immagine plastica non con un’intenzione di critica.

Sul podcast troverete le risposte a queste altre domande:

  • Pre-pandemia, avete portato in giro per l’Italia la poesia. Quale riscontro avete ricevuto e quali sono stati i luoghi che avete frequentato per presentare questo progetto?

  • La scuola a tua avviso cosa dovrebbe fare per permettere di appassionare alla poesia?

  • Avete organizzato corsi di scrittura creativa. Perché e a chi consiglieresti questo tipo di formazione?

  • Hai trascorso un periodo abbastanza lungo in Cina anni fa. Come è vissuta e che spazio ha l’espressività poetica in Cina e in quale ambito riesce ad esprimersi?

Buon ascolto a tutt*!

Grazie Francesco e ai Mitlianti!

 
 

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Immagine di copertina: dei Mitilanti.

 
 

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