Approfondimento sulle autoproduzioni

Gasp: l’autoproduzione di se stessi

Sabato 29 e domenica 30 gennaio il festival di Sherbooks presso CSO Pedro ha dedicato una sezione del festival a GASP (Gagliarde Autoproduzioni Sherbook Padova).

10 Febbraio 2022

In qualità di curatore della sezione 'autoproduzioni' presente durante Sherbooks FestivalGiacomo Traini definisce Gasp come “un contenitore per chi è fuori dall’editoria mainstream” che è stato ideato per comprendere “libri per bambini acquerellati” e allo stesso tempo “incisioni sui teschi”

Questa scelta è legata all’essenza dell’autoproduzione in sé che non deve essere considerata come un semplice prodotto di nicchia o il rigido corrispettivo di un identificabile genere a fumetti, ma piuttosto come un metodo di diffusione e di stampa di un’opera in proprio.  

Per questo motivo la sezione “Self” del Festival ha iniziato ad allargare in pochissimo tempo le sue prospettive e a comprendere espositori che provenivano dai percorsi più disparati, fra fumettisti, incisori, illustratori ma anche fotografi perché l’oggetto grafico ad oggi è svincolato da modelli unici, definiti e separati; ad esempio Nicola Stradiotto, riconosce che le sue produzioni, illustrazioni realizzate principalmente attraverso il disegno e la fotografia, non potranno interessare tutte le case editrici, ma probabilmente riuscirà data la varietà della domanda a trovare delle proposte interessanti di collaborazione, citando in particolare realtà horror-surrealiste, che più si avvicinano alle sue tendenze.

In questo concorda Spad, Print Machine, nome d’arte dell’incisore Massimo Spadari, che è riuscito a costruirsi un network partecipando ai festival indipendenti. Per lui i posti come il Pedro rappresentano “l’opportunità del contatto” non solo con “i profani, i curiosi”, ma anche fra “banchettaro e banchettaro”, riconoscendo che attraverso questo “crocevia di variabili” è possibile favorire la nascita di collaborazioni interessanti. Prosegue affermando che “trovarsi materialmente nello stesso luogo, per quanto differenti siano le nostre specializzazioni ci permette di trovare un punto d’incontro, d’intersezione trasversale da cui può scaturire una collaborazione”.

Come Giacomo Traini ricorda, sono pochi coloro che riescono a vivere strettamente di quello che espongono sul tavolo, sebbene lavorino comunque nell’ambiente, e fra questi c’è l’incisore e musicista Ulisse Zucchetti, in arte Mendaze, che si è posto la “missione” di fare delle sue passioni la sua fonte principale di mantenimento e di cercare “di ottenere una retribuzione che non si traduca solo nella riproduzione seriale”, che considera più fredda dei rapporti che si possono costruire alle manifestazioni, da cui recepisce un “minimo riscontro” che gli permette di comprendere dove indirizzare la sua espressione artistica in futuro. L’artista apprezza moltissimo la discussione analitica legata ai suoi lavori che scaturisce con coloro che si fermano al suo banchetto, soprattutto con chi già conosce le tecniche impiegate. Anche Spad ha iniziato la sua esperienza dopo un invito in un centro sociale per fare una dimostrazione della stampa e, dato il forte feedback, è stato spinto a continuare a interfacciarsi con le persone alle manifestazioni.

Rispetto alle autoproduzioni, i rapporti cambiano nelle commissioni e l’esperienza di Elena Sofya (pseudonimo di Elena Sofia Orsini), grafica che ha già partecipato a GASP nel 2020 lo conferma: “All’inizio del mio lavoro mi dicevo che ci sarebbe stata una parte che mi sarebbe piaciuta e che una parte sarebbe stata essenzialmente inerente al mio lavoro, però nel concreto è più complicato di quanto uno se lo aspetti. In alcune collaborazioni sono anche parzialmente interessata mentre in altre decisamente no: in entrambi i casi il cliente ha già una sua percezione del prodotto finale. Capita che confrontandomi con un committente io mi arricchisca, ma comunque devo adattarmi a quello che mi viene chiesto”.  Si può notare che, come in molte altre professioni, i lavori legati alla grafica e all’editoria releghino chi vi lavora ad una sola mansione standardizzata, come può esserlo il mantenimento di un tratto stilistico per rimanere riconoscibili oppure la specializzazione in un solo ambito della realizzazione senza un’idea globale dell’opera in sé.

L’autoproduzione è un metodo di diffusione e di stampa di un’opera in proprio, per cui l’autore segue la lavorazione in tutte le fasi del prodotto e non è mediato da soggetti terzi che producono la sua opera. Quando però facciamo riferimento ad un “autore”, in realtà potremmo starci rivolgendo ad un collettivo, una produzione indipendente dove più attori collaborano in sezioni diverse del lavoro con ruoli diversi e con finalità variegate; Elena Sofya, ad esempio, dalla sua esperienza nell’editoria, ha deciso di occuparsi dell'impaginazione dei primi due numeri della Fanzine di Spustic, collettivo in cui collaborano anche Mendaze e Spad.    

La nascita del collettivo ascolano è molto vicina all’esigenza di cui si nutre il mondo dell’autoproduzione che trova un terreno favorevole quando si cercano dei canali alternativi alle grandi case editrici, in risposta ad un'esclusione o, nel loro caso, perché “ad Ascoli e nelle Marche è quasi inesistente una scena underground e pertanto non ci sono centri di diffusione del nostro materiale (es. centri sociali, festival, concerti ecc…)”. Con il fine quindi di creare un substrato culturale locale che riflettesse i propri gusti e che coinvolgesse gli autoctoni marchigiani, prima ancora di ideare una Fanzine, il gruppo ha organizzato eventi e concerti (ricevendo una risposta positiva) e ha aperto il progetto a membri provenienti da altre regioni creando un flusso di scambio creativo anche se ”resta comunque difficile coordinare un gruppo di dieci persone, anche quando il gruppo fisso è composto da cinque o al massimo sei”.

Nel 2022, la fruibilità resta diversa fra le grandi metropoli e i piccoli paesi, ma sicuramente la sensibilità è cambiata in maniera visibile, con la fondazione di scuole (e corsi online) e l’adattamento ai social dei fumetti e dei fumettisti; negli anni 90, i mezzi di trasporto e di comunicazione erano sicuramente più a corto raggio di oggi e così i metodi di stampa erano molto più primitivi e si può concordare con Stradiotto quando afferma che il digitale garantisce la possibilità di presentare alle case editrici una proposta più professionale. Secondo Giacomo Traini ad esempio ad oggi non c’è una differenza formale o contenutistica fra un’opera editoriale e un’opera autoprodotta eppure riconosce che il formato presenta delle limitazioni nel secondo caso come un numero di pagine ridotto, ed è qui che per Stradiotto entra il ruolo di “ponte” di una casa editrice, soprattutto per quanto riguarda la “distribuzione e monetizzazione”, perché ad oggi la fase più difficile non è più la realizzazione quanto la diffusione di un lavoro ed il suo finanziamento, concludendo infatti che “le case editrici che si affacciano all’area self sono una proposta per chi fa autoproduzione”.

Secondo Traini, indipendentemente o meno dall’affiancamento di una casa di produzione, si può approcciare un genere come può esserlo il giornalismo a fumetti o un fumetto verosimile, dove si affronta a fondo un tema per poi scrivere una vicenda rispettivamente di cronaca o inventata, o un fumetto impegnato, lontano dalla realtà effettiva ma che fa un riferimento ad un argomento sociale. Molto spesso però l’autoproduzione non è solo il lavoro di un artista che si propone di essere commerciabile e di competere con un fumetto d’autore perché è più spinto da un desiderio catartico di autoespressione. Una fetta degli espositori delle manifestazioni viene da realtà professionali completamente lontane dal motivo per cui decidono di partecipare ed è spinto prevalentemente da un desiderio di portare alla luce la propria interiorità; per cui la costruzione di un’opera acquista un valore nella sua realizzazione e nella sperimentazione di sé più che sul prodotto finale.

Un altro progetto a cui collaborano Mendaze e Elena Sofya è “Fuori dai Denti”, nato dalla loro realtà domestica, dove spesso il primo improvvisa con la chitarra e la seconda “accompagna” con il disegno; esperienza che è stata poi condivisa con il pubblico allo Sherbooks. Sebbene ci sia una scaletta delle canzoni che Ulisse suonerà, sebbene ci siano delle prove di preparazione su richiesta della grafica, i disegni che vengono poi realizzati non seguono mai uno schema fisso, sono del tutto imprevedibili e nascono da un flusso di pensiero che racconta una storia che si aggancia ai temi principali dei brani; per quanto fosse agitata al suo primo live painting Elena Sofya ricorda che quando ha iniziato a disegnare si è completamente dimenticata delle persone che la stavano osservando, focalizzandosi solo su quello che stava facendo.

Chi fa autoproduzione spesso si perde completamente dentro se stesso per capirsi al meglio e spazi come Gasp permettono di farlo senza incorrere nell’isolamento o nell’incomprensione, permettendo di costruire reti e comunità per meglio definirsi artisticamente e umanamente, nella speranza di farsi sentire qualunque sia il messaggio e l’intento.

 
 
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