La musica tra le righe

il piacere di far suonare i libri

26 Febbraio 2022

Associare, creare connessioni, far svanire i confini, attraversare le frontiere …
Nel mio processo di crescita l'ascolto musicale e la lettura si sono sempre contaminate, influenzate a vicenda. Negli anni della formazione è stato decisivo l’ascolto di miriadi di dischi che hanno inciso fortemente anche sulle scelte delle letture. Da adolescente, per fare qualche esempio, leggere tra le righe della musica di Patty Smith mi ha introdotto a Rimbaud, i Cure mi hanno avvicinato a Camus, gli Smiths a Oscar Wide, i Dead can Dance a Baudeleire, ecc…. Con l’età adulta la connessione tra queste due arti si è fatta più complessa e talvolta si è trasformata in voli pindarici frutto solo della mia fervente immaginazione. Tutt’oggi la ricerca di citazioni musicali nei libri che leggo è cosa m’intriga parecchio, ma anche immaginarmi eventuali colonne sonore per le storie in essi contenute è un gioco che mi appassiona.
Questo piccolo e innocente stratagemma lo uso anche qui, in questo articolo, perché mi permette di parlare di libri che mi hanno sedotto, senza per forza scrivere recensioni (non ne sarei capace).
Solo un piccolo omaggio sonoro quindi, un poco parassitario, ai libri che ho letto in questo primo scorcio del 2022.

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AURORA LIMINALIS
Enrico Sibilla
(Il saggiatore)

Morte tutte le divinità, rimane soltanto la musica. È l’unica forma possibile di aggregazione nel mondo desolato in cui si muove Principe, musicista fallito e tradito dalla moglie, padre di un figlio con cui non riesce a legare, solo, senza un soldo, costretto a passare biglietti da visita a squallidi impresari, a suonare ai matrimoni o in serate di provincia tra piano-bar e karaoke.
Per chi crede che la musica, il suono, sia il linguaggio di un nucleo nascosto dentro di noi: divino, magnifico e irripetibile è lettura imperdibile.

“ è cruciale, Principe, che lei comprenda cosa significhi. Aurora Liminalis è la Risposta alla Domanda. Cosa c'è, cosa accade, nell'istante di soglia tra la vita e la morte? Quali suoni, forme e colori, quali vibrazioni produce una creatura quando varca quel confine?

...l'espressione Aurora Liminalis è stata utilizzata per la prima volta nel 2013 dai musicisti William Basinsky e Richard Chartier come titolo per una composizione strumentale... l'ispirazione è germinata proprio nell'ascolto ripetuto di quella loro straordinaria opera d'arte”

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DUE VITE
Emanuele Trevi
(Neri Pozza)

Due vite è la storia di tre amici: Emanuele Trevi che racconta Rocco Carbone e Pia Pera, due scrittori scomparsi troppo giovani. Racconta delle sconfitte e delle euforie, dei litigi e dei gesti indimenticabili, delle notti romane; e parla del dolore di averli persi. Anche la musica fa capolino nel fluire di questo originalissimo romanzo

Tempo per parlare, bevendo una birra o aspettando l’inizio di un film, ne avevamo tantissimo. Uscivamo tutte le sere, percorrendo un circuito di case di amici e ritrovi pubblici tra le due sponde del Tevere, e anche se non c’era il telefonino era facile incontrarsi, prima o poi. La memoria si sfarina in una serie di immagini simili a un mucchio di fotografie rovesciate sul tavolo da un cassetto: vedo Rocco con un loden scuro a un concerto dei Tuxedomoon…

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L’ESTATE CORSA
Francesco Forlani
(Felici)

Frank, scrittore colto e spiantato che vive a Parigi, viene incaricato dal Comune di un paesino della Corsica di scrivere la biografia di un personaggio inventato negli anni Settanta dal sindaco dell'epoca. Il primo cittadino, allo scopo di ridurre gli incidenti stradali, aveva fatto erigere un monumento funerario per rendere onore a questo eroe inesistente, perito in prossimità di un pericoloso tornante. Frank si getta a capofitto nell'impresa; oltretutto ama la Corsica e la sua gente e viene ricambiato grazie al puntuale ed emozionante racconto che compare a capitoli nella bacheca comunale. Incontrerà anche l’amore per una giovane donna. Il tutto costellato dal suono della fisarmonica.

Adesso può sentire meglio il suo respiro e scorgere in un angolo la fisarmonica appoggiata a uno stipite della porta, luccicante coi suoi tasti di madreperla. I due respiri, quello a tratti pesante dell'uomo e l'altro bloccato dal cinturino di sicurezza, le fanno pensare che esista tra i due un progetto comune, una comune meccanica dell'aria; la stessa che solleva il suono, nell'una, e nell'altro ravviva il fuoco, mantice dell'anima ora scomposto nell'ombra. Lascia sul comodino due fogli. Uno, la cui grafia incerta fa pensare a una lettera; l'altro un documento stampato recuperato da Wikipedia:
Gabriel Garcia Marquez, “Scritti Costieri” maggio 1948
non so cos'abbia di tanto comunicativo la fisarmonica che quando la sentiamo ci si stringe il cuore... io personalmente, farei innalzare una statua a questo mantice nostalgico amaramente umano che tanto ha dell'animale triste. Nulla so di concreto della sua origine, della sua lunga traiettoria zingaresca, della sua irrevocabile vocazione di vagabondo.

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NIENTE DI VERO
Veronica Raimo
(Einaudi)

Lo spirito dissacrante che trasforma nevrosi, sesso e disastri famigliari in romanzo esilarante. A volte il comico fa capolino ed è il grimaldello per aprire all'indicibile. Un modo per sabotare il romanzo di formazione lasciando sorrisi immediati e ferite che bruciano a distanza.

Lei nella neve col montone da autostoppista e i pantaloni di pelle alla Jim Morrison («Amica, li ho trovati!») Era stata una ricerca che avevamo cominciato insieme, un rito d’iniziazione in absentia, considerato che l’iniziazione non c’era stata e che tutte le nostre spedizioni domenicali a Porta Portese inseguendo il miraggio di un paio di pantaloni di pelle alla Jim Morrison non facevano che riconfermarci la solidità dei nostri ideali a discapito della realtà. Ma poi lei li aveva trovati nel paesino della ex Ddr e mi esibiva la prova. Io l’avevo vissuto come uno scacco nel mio sistema di valori: nel momento in cui un ideale si concretizza, in teoria smette di esistere. Cecilia viveva nelle conseguenze del Comunismo incarnato e aveva addosso i pantaloni incarnati, non capivo se la cosa dovesse infondermi fiducia o gettarmi nella disperazione.

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MORDI E FUGGI
Alessandro Bertante
(Baldini e Castoldi)

Milano, 1969. Università occupate, cortei, tensioni nelle fabbriche. Il 12 dicembre la strage di piazza Fontana. Alberto Boscolo ha vent’anni, viene da una famiglia normale, né ricca né povera, è iscritto alla Statale ma vuole di più. Vuole realizzare un proprio progetto politico. Deluso dall’inconcludenza del Movimento Studentesco, si avvicina a quello che di lì a poco sarà il nucleo delle Brigate Rosse. I mesi passano, Alberto partecipa alle azioni dimostrative, alle rapine di autofinanziamento e al primo attentato incendiario, ma il suo senso di insoddisfazione non si placa. Il romanzo ci offre delle immagini lontane da ciò che potremmo immaginarci oggi pensando alle Brigate Rosse. Nelle pagine di Mordi e fuggi sono agli inizi, un gruppo extraparlamentare impegnato soprattutto in atti dimostrativi e altamente radicato nelle fabbriche e nei quartieri più popolari e proletari.

Lessi anche il “Catechismo del rivoluzionario” di Nec ̌aev. Mi colpì molto. Era ossessivo, settario, fanatico ma esprimeva una forza e una volontà straordinarie. Per lui il rivoluzionario era un uomo perduto, senza affetti e senza legami, persino senza identità. Anch’io talvolta mi sentivo così. Invincibile e disperato.

Dalle vite sacrificate sull'altare della rivoluzione di “Mordi e fuggi” a Neil Young che con "Tonight's The Night" si fa disperato commentatore, inesorabile premonitore di vite sacrificate sull'altare del rock. 

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MORSI
Marco Peano
(Bompiani)

La scuola ha chiuso prima del previsto a causa di quello che tutti chiamano "l'incidente": la professoressa Cardone, acida insegnante di italiano, si è trincerata nella sua aula e durante una lezione – di fronte a una classe segregata e terrorizzata – ha fatto qualcosa di indicibile. Toccherà a Sonia, insieme al suo amico Teo, due ragazzini, affrontare l'incubo in cui tutti sono precipitati. Una storia sulla fatica di cavarsela in un mondo a misura di adulti, quando gli adulti escono di scena e ti lasciano solo.

Le sembrava impossibile che gli avvenimenti di quegli ultimi giorni fossero reali. Ciò che era accaduto non era accaduto sul serio a lei, ma a qualcuno che le assomigliava moltissimo. La vera Sonia Ala non era quella nello specchio, ma se ne stava da qualche parte a leggere giornalini e bere latte col Nesquik nella sua tazza blu con le stelle, ad ascoltare musica ricopiando sul quadernone ad anelli i testi in inglese delle canzoni che più le piacevano.


Dai perturbanti fulmini adolescenziali di “Morsi” a quelli altrettanto disorientanti dei Coil 

 
 

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