Messa - Close (Svart Records)

La recensione del nuovo disco della band "scarlet doom"

17 Marzo 2022

Vede finalmente la luce l'11 marzo 2022 per Svart Records il terzo disco dei Messa, Close, anticipato dai singoli Pilgrim (uscito ancora a novembre 2021 ed entrato con merito nei migliori singoli di Sherwood dell'anno passato), Dark Horse e Rubedo. Si parla di luce così per dire, visto che, come per i precedenti lavori in studio (Belfry del 2016 e Feast For Water del 2018) anche questo album si agita e divincola in una coltre di oscurità e di profonda inquietudine. Ci riporta ad atmosfere orrorifiche, paure irrazionali, come quelle dei bambini per il buio profondo, nel quale ci sembra la notte di scorgere una sagoma ai piedi del letto. Ci trasporta in un incubo, sperduti in un immenso deserto sahariano, soli e con il vuoto attorno.

Alberto (chitarra) e Marco (basso) hanno la capacità di farsi bastare anche solo un passaggio di un paio di accordi per restituire all'ascoltatore questo senso di turbamento (vedasi come esempio - ma ce ne sarebbero fin troppi da citare - il riff che inizia al minuto 2:10 della traccia di apertura Suspended), coadiuvati dalle melodie malinconiche, ammalianti e quasi ipnotiche della voce di Sara.

Il blues ed il jazz rimangono le fondamenta di questo edificio, origine e radice di tutto: è il caso ancora della parte centrale di Suspended, e del suo splendido assolo, o di If You Want Her To Be Taken.

In Orphalese si affacciano per la prima volta nel disco quelle nostalgie mediorientali e mediterranee che avevamo già avuto modo di assaporare in Pilgrim, e che attraverseranno poi tutto il disco. Come già nel primo singolo di lancio, gli arpeggi ci portano a una sorta di incontro tra i Led Zeppelin e le melodie nordafricane, ed è impossibile non collegare mentalmente il presente riuscito esperimento alle sessioni marocchine di Page e Plant del 1994, durante le quali i due adattarono i propri pezzi alle melodie berbere nelle piazze di Marrakech. La canzone fa riferimento all'immaginaria città di Orphalese, città di cui è ospite il profeta Almustafa ne Il Profeta di Kahlil Gibran.

A spezzare, per così dire, tra i brani più evidentemente di influsso mediorientale, troviamo le già citate Dark Horse, pezzo stranamente più veloce rispetto allo standard della band, e Rubedo pienamente nello stile scarlet doom a cui ci ha abituato la band.

Dopo Rubedo è di nuovo il momento di reimmergersi nelle melodie sahariane, con la breve strumentale Hollow, che fa da splendida introduzione a Pilgrim, di cui già tanto si è parlato, il perfetto connubio tra quanto detto finora. Dentro il pezzo di lancio c'è tutto il fascino spaventoso ed inquietante dei Messa: la voce al contempo suadente ma in un certo modo minacciosa di Sara, l'intreccio tra ipnotici arpeggi di chitarra e strumenti tipici nordafricani ed infine il doom metal nel suo lento e pesante incedere.

Il tutto ci porta a quel pezzo disturbante che è 0 = 2, assurdo fin dal titolo. Nei suoi oltre dieci minuti di durata si passa dalla lenta prima metà di voce e chitarra a deliranti assoli di sax della seconda sezione, concludendo con una cesura improvvisa. Attraverso la quale arriviamo allo splendido lick di If You Want Her To Be Takenche si distacca dal resto del disco per diventare praticamente un pezzo blues rock, nel quale le radici blues di Alberto Piccolo si sentono tutte nelle struggenti melodie di chitarra che terminano in un finale sabbathiano, il tutto senza dimenticare il sempre ottimo lavoro di Marco al basso.

Tramite Leffotrack, una sorta di breve intermezzo black metal, ci avviciniamo al termine di questo ascolto. Che cos'è l'occult rock senza appunto un pizzico di esoterismo? La traccia di chiusura Serving Him ci regala anche questo.

Nota a parte va fatta a proposito dell'artwork, minuziosamente curato. La copertina del disco ritrae alcune donne della regione nordafricana tra Tunisia e Algeria, intente in una danza rituale tipica chiamata nakh, che prevede di agitare testa e capelli in una maniera che richiama l'headbanging, rituale tipico invece dei metalhead di tutto il mondo; danza che ritroviamo anche nel video di Pilgrim.

Inutile girarci attorno. Lo sapevamo sin dai singoli rilasciati negli ultimi mesi: questo disco si candida fortemente ad essere una delle migliori release di quest'anno. Siamo al terzo disco dei Messa in circa otto anni di attività: tre dischi nei quali la band ha saputo elaborare un proprio stile unico,  riconoscibile e nuovo, cosa che nei generi doom e stoner non si osserva molto spesso: quante band ricadono nella trappola di riproporre sempre quel sound fin troppo derivativo dei Black Sabbath di Master Of Reality? Ben lontani da questo rischio, i nostri hanno creato un mix originale di sonorità che di disco in disco va via via impreziosendosi di nuove sfumature, il blues e il jazz che si uniscono al metal, come già ampiamente detto, ed ora alle melodie mediterranee. Un disco poliedrico che trasuda talento e passione.


 
 

Segui i Messa su Facebook - Instagram - BandCamp

 
 
loading... loading...