Prigionieri del tempo. Zeit – Rammstein

8 Aprile 2022

Niente è meno del momento presente, se in tal modo intendete questo limite indivisibile che separa il passato dal futuro” (Henri BergsonMateria e memoria)

Ritorna a sorpresa, dopo tre anni dall’uscita dell’ultimo album, la band Industrial Metal più eclettica e polemica: in attesa dell’ottavo lavoro in studio previsto per il 29 aprile, ecco a voi Zeit dei Rammstein.

Con questo brano la band tedesca si allontana dal classico stile critico, spinto e polemico (basti pensare ai singoli che anticipavano lo scorso album: Deutschland ed Ausländer; oppure, andando a ritroso, Amerika o Links 2 3 4), proponendoci una ballata dal testo più riflessivo ed introspettivo (come avevano già fatto, ad esempio, nel quarto album con Ohne Dich).

Con un testo in rima, quasi come una filastrocca, Till Lindemann canta nel suo stile inconfondibile quella che possiamo leggere come una supplica rivolta al tempo che inesorabile scorre cancellando tutto ciò che si lascia dietro. Noi siamo “prigionieri nel flusso del tempo” (“Gefangen so im Fluss der Zeit”) senza alcuna possibilità di fuga, ogni istante ci viene rubato nel suo nascere: “Non tollera l’immobilità / crea e distrugge immediatamente” (“Duldet keinen Aufenthalt / Erschaffen und sogleich zerstör’n”). Questa è a tutti gli effetti una maledizione in cui siamo imprigionati: ognuno di noi vive quello che chiamano “il momento perfetto” (“Den perfekten Moment”), quell’istante che vorremmo far durare per sempre (“Ach, könnt es doch für immer sein!”), che vorremmo tenerci stretti il più possibile, ma il tempo non conosce nessuna pietà (“Doch die Zeit kennt kein Erbarmen”) e già solo nel pensare tutto questo quel momento ci è sfuggito dalle mani.

Nel ritornello il tempo viene implorato di fermarsi (“Zeit / Bitte bleib steh’n, bleib steh’n”), non ci resta altro da fare, ma anche questo è inutile perché quello continua a correre, è sempre un passo avanti e noi non siamo mai pronti. Cosa rimane allora della vita se non un morire continuo di istanti che riusciamo a malapena a sfiorare? “Continuiamo a morire, finché viviamo / Morire vivendo nella morte” (“Wir sterben weiter, bis wir leben / Sterben lebend in den Tod”): la nostra esistenza si traduce in una costante morte di attimi che, secondo dopo secondo, prenderà anche noi. Così diventiamo momenti nell’eternità del nulla.

La stessa struttura circolare del brano richiama i temi presenti nel testo: dopo un secondo di silenzio il singolo si apre con una voce lirica accompagnata dal pianoforte per aprirsi verso un climax ascendente a partire dall’ingresso della voce di Till Lindemann, poi il resto della band e chiudersi con la stessa lirica ed infine il silenzio. Un’esperienza sonora che richiama l’andamento del tempo nella nostra vita, come anticipato già nel testo: dal nulla al nulla passando per una breve accelerazione. Le stesse Bpm del brano, che da 60 (come i secondi in un minuto) passano a 120 con l’ingresso dell’intera band, richiamano il ticchettio dell’orologio e vengono ritmicamente scandite dalle chitarre di Richard Kruspe e Paul Landers, sempre cariche dell’inconfondibile compressione ed aggressività che le ha sempre caratterizzate, dalla batteria di Christoph Schneider e dal basso di Oliver Riedl, entrambi dalla struttura semplice ma mai casuale e molto curata.

Inoltre, il singolo è accompagnato da due remix rispettivamente curati dai compositori Ólafur Arnalds e Robot Koch. Il primo pone l’accento sul pianoforte che viene accompagnato in un crescendo dalla voce lirica e da degli archi trasmettendo un senso di malinconia e desolazione. Il secondo è costituito da elementi di musica elettronica con la voce di Till Lindemann, progressivamente sempre più distorta, rallentando il ritmo della canzone originale (dando quasi la sensazione di interruzione del tempo), ma aggiungendo una sensazione di oppressione. La band tedesca ha da sempre inserito elementi di musica elettronica e classica nei loro brani e questi due remix accompagnano ulteriormente Zeit nel messaggio che cerca di trasmetterci: ascoltandoli in ordine, quasi fosse un'unica canzone, veniamo incalzati dalla versione di Arnalds per poi ritrovarci completamente schiacciati (come nel tentativo di fermare il tempo) da quella di Koch.

Così i Rammstein ritornano in grande stile lasciandoci una vera e propria supplica al tempo che ci permette di sviluppare una riflessione sul valore che a noi spetta dare ai nostri istanti e che faremmo meglio a non dimenticare sapendoli così fugaci ed irripetibili.

Ascolta Zeit

 
 
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