In principio era il dolore. Un Faust di meno

Recensione del romanzo di Paolo Scardanelli

15 Aprile 2022

Sono certa che il binomio musica e lettura non sia nulla di nuovo, anzi, ce lo insegna anche Andrea De Rocco con il suo Diserzioni, proprio qui su Sherwood. Ma questa è stata la prima volta della mia (non molto) lunga (ma) intensa vita di lettrice in cui ho voluto provare anche io l’esperienza di accompagnare alla lettura l’ascolto di una selezione musicale.

Mai scelta fu più azzeccata. Dopo un incipit forse non troppo nelle mie corde, premendo play sulla playlist creata dall’autore di In principio era il dolore. Un Faust di meno, edito da Carbonio editore, sono stata catapultata in una dimensione in cui melodie e parole vanno a braccetto, creando atmosfere che il solo medium-carta non avrebbe mai saputo regalarmi.

Facciamo un passettino indietro, perché giustamente ai lettori interesserà forse sapere qualcosa in più su questo romanzo, prima di sorbirsi le mie impressioni. Il nuovo romanzo di Paolo Scardanelli, appena uscito in libreria, racconta, come ci dice anche il titolo, le vicende di un intellettuale milanese di grande successo che fa un patto con il diavolo, spinto dal profondo desiderio di conoscere la Verità.

Da qui in poi, si susseguono avventure rocambolesche, tra cui delitti efferati, voli stregoneschi da una parte all’altra dell’Europa, amori passionali per donne bellissime e fughe continue dalla polizia. Tra un’avventura e l’altra, vengono narrati i tentativi di indagine del commissario Belletti e dell’ispettrice Lo Bianco, una coppia non esattamente ben assortita, ma molto professionale.

Un romanzo assolutamente dinamico, veloce, pieno di dialoghi serrati, a volte dal linguaggio sboccato. Ma, tra una pagina e l’altra, Fabio Pugno, il nostro scrittore, si interroga, riflette sul senso della vita, su ciò che sta facendo, su dove lo sta portando questo patto con il diavolo.

Il tutto è meravigliosamente accompagnato dalla playlist creata ad hoc. Si alternano pezzi rock, dai Beatles ai Pink Floyd, che rendono ancora più movimentate, più frenetiche, le scene d’azione, a pezzi di musica classica, dall’opera tedesca ai pezzi per piano, che invece creano un’atmosfera ancora più seriosa e più solenne ai brani di riflessione, di flusso di coscienza. Un po’ confusionaria L’impressione è proprio quella di essere all’interno di un film, con una colonna sonora che rende più colorita la storia, che la rende più movimentata. Un’esperienza davvero unica.

Vorrei finire con un paio di considerazioni, sui personaggi e sul contesto storico.

Ho trovato i personaggi di questo libro davvero particolari e ne ho avuto, nell’insieme, un’impressione quasi paradossale. Mi spiego meglio. I personaggi principali di questo romanzo sono una mezza dozzina; la loro caratterizzazione è veloce, passa soprattutto dai dialoghi e da lunghi monologhi interiori, che però ci danno una visione parziale del personaggio, e che li appiattiscono un po' a macchietta. Sono personaggi vagamente piatti, che non sembrano andare incontro a grandi evoluzioni, e che soprattutto sono ambigui, sicuramente gente da cui tenersi lontani, senza scrupoli. Oserei dire i personaggi tipici di un determinato mondo attuale, molto egocentrici e, soprattutto, egoisti. Non solo egoisti perché pensano a sé stessi, ma egoisti proprio dal punto di vista della narrazione: quando uno di loro prende parola, in particolare Fabio Pugno, il nostro scrittore alla ricerca della verità, si prende tutta la scena per raccontare di sé. Sono rimasta affascinata e colpita da tale Marilyn, ovvero il nostro giovane diavolo. È il personaggio, credo, più coerente e più fedele a sé stesso, e alla fine risalta quasi per onestà in mezzo a tutti i personaggi umani.

Questo romanzo è ambientato nel 2020, ed è il primo romanzo che leggo che parla del contesto pandemico. Non nego che è stato molto strano leggere di mascherine e Covid, immagino perché viviamo la pandemia come un avvenimento circoscritto al nostro tempo, non lo abbiamo ancora storicizzato e quindi leggerne in un romanzo, che ha invece un sapore di eterno come tutti i libri, è stato di primo acchito vagamente inquietante.

Leggere di mascherine e igienizzanti è stato strano, per due motivi strettamente correlati. Innanzitutto, ormai diamo per scontato l’utilizzo dei cosiddetti DPI, e il fatto che invece venga esplicitato nel romanzo stride con quello che viviamo tutti i giorni, lo fa diventare degno di nota, mentre nel nostro vivere quotidiano non lo è. Allo stesso tempo, però, mi rendo conto che se non fosse stato scritto, sicuramente io non mi sarei immaginata le scene rocambolesche di In principio era il dolore con i personaggi muniti di mascherina. Credo che questo doppio lato apra una riflessione interessante e assolutamente attuale: la letteratura, la fiction, è pronta ad assimilare la pandemia? Lo sta già facendo, e come? Domande a cui non ho risposta, ma che sono assolutamente certa siano nodi importanti da sciogliere.

 
 
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