Aidan Moffat & Bill Wells live report

Chiesa di Sant’Ambrogio, Villanova di Castenaso (BO) - 8 Novembre 2011

9 Novembre 2011

Che non fosse una sera come tutte le altre, si capiva già ascoltando la radio. Berlusconi sfiduciato, il governo al collasso. Del domani non v’è certezza, è vero, ma gustiamoci un po’ di presente. Un presente che diventa luccicante quando sento della condanna di Luciano Moggi. Intendiamoci, io in galera non ci vorrei nessuno, ma la prepotenza, l’arroganza, il servilismo e la menzogna sono cose che mi irritano. E, visto che i due personaggi incarnano esattamente questi concetti, una bella batosta a loro e ai loro cortigiani è una bella boccata di ossigeno.

L’umore è quindi altissimo. Io e il mio amico Mauro, musicista e grande appassionato , decidiamo di berci su! Lui una tassoni, poiché alcool fobico (qualcosa peggio di astemio, poverino..), io una birretta me la bevo volentieri. E non smetto di ridere. Quando poi ci rendiamo conto che il nostro percorso ci porterà alla chiesa di Sant’Ambrogio a Villanova di Castenaso (Bologna) cerchiamo di rassicurarci auto convincendoci che sia almeno sconsacrata…

Ore 21. Saliamo le scale di marmo che ci portano all’interno. Immediatamente ci rendiamo conto che non è affatto una chiesa “out of order”, ma tutt’altro. E c’è pure il titolare…il prete, insomma. Che è un grandissimo appassionato di musica e la sua disponibilità e la sua passione sono state la chiave affinché questa esperienza potesse realizzarsi.

Si lo so, starete pensando che sto delirando. Invece sto solo cercando di trasmettere la splendida atmosfera che abbiamo respirato ieri sera. Perché appunto, non si è trattato di una serata come tutte le altre. 

I ragazzi de “Il Covo Club”  di Bologna hanno organizzato la rassegna “In Church With...” proprio in questa particolare sede. E ci hanno suonato artisti come Mark Kozelek, Lloyd Cole, John Grant, Dustin O’ Halloran e Agnes Obel.

E adesso è la volta di Aidan Moffat & Bill Wells.Quando ho saputo di questo appuntamento ho subito pensato che non potevo perderlo. Perché Aidan Moffat non solo è stata la voce di uno dei gruppi che più hanno segnato la musica indipendente in questi anni, gli Arab Strap, ma è un artista che ha scelto un percorso sicuramente complicato, ma così profondo da lasciare veramente il segno per chi lo ascolta. E’ accompagnato dal talentuoso polistrumentista Bill Wells, che ha incontrato qualche anno fa e con il quale ha intrapreso questo nuovo percorso musicale.

Aidan è un po’ cambiato, pensavo. Invece non è così. Un cantautore italiano diceva che “le persone non cambiano, ma col tempo, si complicano”. Ecco, forse al limite questo è successo. Ma che la vita diventi più complessa con il passare del tempo non vuole sempre e solo dire che le cose non vanno più bene, al contrario può essere un nuovo inzio, e chi dice che sia meno bello di quanto è stato prima? 

Aidan occupa la parte centrale, sotto l’altare, e di fianco a se ha un piatto che suonerà ripetutamente. Alla sua destra timpano e tom. Sapevo che era un appassionato batterista, ma vederlo suonarla così, in piedi, è davvero suggestivo.  Si serve di bacchette e spazzole. E convince anche in questo doppio ruolo di cantante e batterista.

Bill Wells suona il pianoforte. E’ così strano vedere come da un uomo così imponente, fisicamente intendo, possa uscire un suono così delicato. Un emozione continua.In realtà anche prima che cominciasse il set di Aidan Moffat & Bill Wells si era avuta la stessa sensazione ascoltando RM Hubbert. Con la sola chitarra classica ha creato un’atmosfera ancora più magica. Provate a immaginare Mogwai suonati senza parte elettrica, con solo appunto questo strumento, e le sue mani che fungono anche da percussione.

Davvero notevole. Un artista da appuntarsi. Da tenere sott’occhio. Tanto tatuato e corpulento, quanto dolce e leggero. Fantastico. Spiazzante.

Everything is getting older” è il titolo del disco che Aidan Moffat & Bill Wells ci propongono. “Tasogare” apre serata e cd. Ed è subito chiaro che sarà una serata memorabile. Segue “Cruel Summer”,  cover di un successo delle Banarama negli anni ottanta, da cui prende il titolo l’EP uscito di seguito al disco. Una versione davvero particolare, disorientante, come spesso capita quando artisti di questo calibro si cimentano reinterpretando grandi successi commerciali. Una sorpresa. L’ennesima, ma neppure l’ultima, perché siamo solo all’inizio.

Ballad of the bastard” è un altro dei brani che colpisce per esecuzione e testo. I due artisti sono accompagnati da un bravissimo bassista e un altrettanto abile trombettista che con la sua sordina crea suggestioni forti. Peccato non conoscere i loro nomi perché meritano grande rispetto.

Glasgow Jubilee” s’ intuisce sia uno dei pezzi più importanti tra quelli presentati ieri. Che esecuzione!

C’è tutto Moffat in questo pezzo. Le parole crude, spiazzanti e mai timorose. C’è la sua voce penetrante che corre e rallenta a seconda dell’immagine che ci vuole proporre. C’è il piano che incalza e il basso che appare e scompare. E’ una fotografia del mondo di oggi, tra crisi speranze e disperazione. Ma c’è anche la voglia di darsi delle risposte non banali e non preconfezionate.

Una serata davvero speciale. Bisogna ammetterlo. E complimenti a quelli del “Covo Club”, perché con questo tipo di eventi di certo non si guadagnano grosse cifre, immagino, ma quello che rimane da una serata così…quello non ha prezzo.

Saliamo in macchina e siamo visibilmente emozionati e soddisfatti. Molto. Mauro accende il motore e parte anche la musica dal lettore. E mi dico, “ma che giornata è? Cos’è questo stupendo brano che stiamo ascoltando?” “Tin Man, loro sono Future Islands”. Che pezzo!

Peccato che di li a poco sarebbe arrivata mezzanotte, perché la giornata del 8 novembre avrei davvero voluto non finisse mai..

 
 
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