Sherwood Festival 2022 - Day 3

Lo Stato Sociale + España Circo Este #Sherwood22 - Live Report

18 Giugno 2022

Venerdì 17 giugno. Arrivati al terzo giorno di Sherwood, tocca agli España Circo Este aprire il main stage del Festival e lo fanno alla grande. Li avevamo visti l’ultima volta l’anno scorso per promuovere Machu Picchu, uscito a marzo 2020 con Garrincha Dischi.

Tornano a Sherwood 2022 e iniziano con Amico e Il levare del cielo e del mare, entrambi contenuti nel loro nuovissimo ultimo album (pubblicato il 20 maggio), Ushuaia, che anche visivamente è la naturale continuazione del precedente Machu Picchu: le due copertine, se accostate, si completano a vicenda.

È solo l’inizio e il ritmo è già altissimo: gli Espana Circo Este riescono già a incuriosire e riempire una piazza che era ancora mezza vuota. 

La festa prosegue poi con il grande classico La revolución de l’amor, LP pubblicato nel 2015, che infiamma definitivamente la folla. Il ritmo è super coinvolgente: su Democràzya il pubblico batte mani e piedi, poi ondeggia su Prosecco.  La temperatura si rialza e si balla con le mani al cielo durante Dormo poco sogno molto

Prima di concludere gli E.C.E. ringraziano con gratitudine Lo Stato Sociale, loro successori di palco, specie per «aver cambiato la vita di molti di noi con quell’album che quest’anno compie i suoi primi 10 anni: Turisti della democrazia».

Con la loro versione di Mueve la colita e Il bucatesta, tengono caldo un pubblico che li segue e continua a ballare, è una vera festa.

Chiudono con La fine del mondo sei te, brano che riassume benissimo lo spirito dell’ultimo disco, il bello durante l’apocalisse. Con questo show ci riconfermano la forza della band e della loro musica, fatta per essere suonata, ballata e cantata live.

«Voglio dire una cosa molto semplice: questo Festival è una delle ragioni per cui vale la pena vivere» è così che Lodo Guenzi apre il grande ritorno de Lo Stato Sociale a Sherwood, luogo che - con nostro grande orgoglio - i règaz chiamano casa, e in effetti non potrebbe essere altrimenti con tutte le volte che li abbiamo visti su questo palco.

«Erano 10 anni fa: eravamo giovani, ingenui, arrabbiati. 
Avevamo in testa un sacco di cazzate, 
non eravamo mai sobri quando suonavamo, 
dicevamo quello che dicevamo e non sapevamo perchè, 
forse pensavamo che uno di noi 5 sarebbe potuto essere Federico Aldrovandi, 
forse perché 10 anni fa, 8 anni fa, 5 anni fa, Stefano Cucchi era ancora morto di denutrizione. 
Pensavamo che non c’è niente di interessante ad occuparsi ogni giorno dei problemi dei ricchi, che le cose belle devono essere gratis o costare molto poco, 
che la tua identità non è da dove vieni, non è cos’hai tra le gambe, non è il tuo colore, 
è dove vuoi andare e con chi.
Eravamo giovani, eravamo ingenui, e cazzo: avevamo ragione

Il concerto parte con Ladro di cuori col bruco, proprio perché - l’hanno sempre detto - è questo l’unico momento in cui Lodo riuscirebbe a cantarla tutta senza sbagliare, o 'biascicare', le parole.

Poi è il turno di Checco con Amarsi Male e qui il pubblico inizia a scaldarsi: finalmente - possiamo dirlo - dopo due anni senza concerti live, si può tornare a pogare!

Essere a Sherwood è come essere in una grande famiglia: i regaz ce lo dimostrano facendo saltare tutti con Sono così indie e Bebo non ci fa mancare un commento severo ma giusto sull’aumento dei prezzi dei concerti

«Ti dicono, fai il tour. Ma siccome questo tour è fatto da biglietti di 1€, 5€ o gratis, la domanda è: fai i tour per le persone o per i portafogli con le gambe?»

Lo show (e il pogo sotto il palco) proseguono su Mi sono rotto il cazzo e quando Lodo dice «la prossima volta che dite una stronzata, ammazzatevi da soli» sembra che la folla lo prenda un po’ troppo alla lettera. Il delirio non si ferma - se possibile - aumenta su Combat pop. La canta Albi perché è contenuta nel suo disco: l’anno scorso avevano fatto una cosa che solo loro potevano fare, ovvero pubblicare 5 dischi - uno per ogni componente della band - perché da vero “collettivo” la loro peculiarità e la loro forza sta nella somma delle loro personalità e delle loro influenze artistiche individuali.

A proposito, manca solo Carota, che ci regala un momento magico con Niente di speciale, voce e piano. Si aggiunge Nicolò Carnesi con la sua chitarra, redendo ancora più intenso questo pezzo, che come sempre si conclude con il pubblico che ripete all’infinito Tienimi le mani, non annegherai.

Dopo Quello che le donne non dicono è il turno di Amore ai tempi dell’Ikea: qui Lodo e Albi ci regalano un botta e risposta divertente che si conclude con un bacio tra i due.

Il momento romantico prosegue, Lodo ringrazia il pubblico “Quello che abbiamo avuto di vero in questi 10 anni siete stati voi, tutto il resto è stato sempre più o meno un’ipotesi”, dedicandoci Eri più bella come ipotesi. E il pubblico risponde cantandola tutta, dalla prima all’ultima parola, all’unisono. Che momento, ci erano evidentemente mancati.

Dopo La musica non è una cosa seria è il turno di Una vita in vacanza, brano che secondo Lodo “ci ha rovinato la vita”.

«Ci sono band che si sono sciolte, frontman che sono diventati solisti, e band che non suonano più perché qualcuno è venuto a mancare». Si parla di Mirko Bertuccioli, cantante dei Camillas, morto di Covid nell’aprile del 2020 e a cui Checco dedica La canzone del pane, cantata in acustico con una dolcezza infinita: l'emozione è palpabile.

È proprio vera quella frase che dice che «Le canzoni sono cose piccole e non servono a niente se non a scegliere da che parte stare» ma fortunatamente Lo Stato Sociale ha sempre saputo benissimo da che parte stare. “Se non ti occupi di politica, la politica si occupa di te: parlarne 10 anni fa era difficile, parlarne oggi non gliene frega un cazzo a nessuno”. Lodo si riferisce a Federico Aldrovandi, e insieme a lui a tutti gli altri “ragazzi come me”, vittime degli abusi di potere da parte delle forze dell’ordine. A loro è dedicata, ovviamente, Abbiamo vinto la guerra che il pubblico (ormai sudatissimo) stava già invocando a gran voce.

Lo show si chiude nell’unico modo possibile, con Cromosomi, e se non siete mai stati ad un loro concerto non sapete che cos’è un vero pogo.

Insomma, i 5 regaz hanno confermato tutte le aspettative riuscendo a regalarci una serata speciale, un concerto che sa di casa.

 
 

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